investimenti-quanto-vale-il-contributo-dell-universo-femminile

Investimenti, quanto vale il contributo dell’universo femminile

Chi sono e come investono le donne che detengono il 10% della ricchezza privata totale, pari a circa il 35% del risparmio gestito dal private banking

L’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) e Candriam, gestore globale multi-asset con focus su investimenti sostenibili e responsabili, hanno presentato uno studio realizzato con Ipsos, Il valore della donna investitrice: il contributo della consulenza finanziaria per superare gli stereotipi di genere, per riflettere sul ruolo delle donne italiane che hanno ampie disponibilità finanziarie e occupano posizioni di rilievo nei sistemi sociali ed economico-finanziari del Paese.
Sono infatti circa 60.000 le donne che oggi esprimono una quota rilevante della ricchezza delle famiglie italiane. Donne che potrebbero rappresentare un modello aspirazionale perché, certo più fortunate, colte e attrezzate, hanno sfondato il soffitto di cristallo indicando la via della possibilità alle tante donne che possono ancora emergere. Donne che, come dimostrano i dati, possono contribuire a innescare un circolo virtuoso di rilancio economico e riduzione del gap di genere. Donne a cui l’industria del private banking ha deciso di rivolgersi, offrendo una consulenza professionale adeguata e all’altezza delle aspettative, affinché questo piccolo prezioso gruppo di donne possa non solo contare di più, ma diventare sempre più numeroso.

Valorizzare il ruolo delle donne nel mondo del lavoro
L’universo femminile in questo nuovo millennio chiede a gran voce sostenibilità e inclusione, ma si scontra con retaggi culturali difficili da scardinare e una crisi economia e sociale post pandemica.
A causa del Covid, nel 2020 sono stati colpiti duramente molti settori dell’industria e sono andati in fumo 444 mila posti di lavoro. Di questi, 312 mila erano posti occupati da donne: un dato che ha fatto sprofondare il tasso di occupazione femminile al 48,6% attestandosi fra quelli più bassi in Europa (che ha un tasso medio del 62,4%). Solo nel mese di dicembre le donne che hanno perso il lavoro sono state 99mila su un totale di 101 mila nuovi disoccupati.
Se si parte dal presupposto che la metà del Paese è donna, risulta ormai evidente che marginalizzarla dal lavoro, dai processi decisionali, dalle sedi del potere, sia controproducente e dannoso. Oggi meno del 10% di tutti i dirigenti e quadri occupati in aziende italiane è donna. Ed è chiaro come sia necessario valorizzare il ruolo femminile.

Donne: ricchezza finanziaria privata e private banking
“In un mondo in cui le donne sono fortemente sottorappresentate in tutti i settori - ha affermato Paolo Langè presidente Aipb – a loro va tuttavia ricondotto il 10% della ricchezza finanziaria privata del nostro Paese. Se si prende in considerazione il private banking, la percentuale sale al 35% dei circa 900 miliardi di euro gestiti dal settore, quota che risulta addirittura superiore a quella riconducibile al segmento dei clienti “imprenditori”, pari al 20% circa.
Il private banking gestisce infatti quasi 1/3 del risparmio delle famiglie italiane, di cui circa 300 miliardi di euro fanno riferimento a donne, decisori finanziari individuali o capofamiglia che gestiscono il patrimonio finanziario familiare. Una cifra considerevole e sorprendente per chi è abituato a pensare che la gestione dei grandi patrimoni sia riservata a capofamiglia di genere maschile.
Questo peso considerevole delle donne nella detenzione dei patrimoni privati italiani inserisce il private banking tra i settori chiamati a riflettere sulla questione femminile. “La disparità di genere costituisce uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla crescita economica del Paese. E’ quanto mai opportuno che anche l’Associazione italiana di un’industria chiave per la gestione dei risparmi così fondamentale per il rilancio dell’economia si occupi del tema - ha commentato Antonella Massari, segretario generale Aipb.

L’approccio femminile agli investimenti

Imprenditrici, libere professioniste o dirigenti, ma anche attive, impegnate, abituate a gestire responsabilità e complessità: è questo il campione con cui si è misurato lo studio Candriam, Aipb E Ipsos. Il 48% siede all’interno di un consiglio d’amministrazione o ha avuto in passato esperienze nei board, e il 25% ricopre una carica a livello associativo.
Lo studio le definisce di “alto profilo” e sono quelle che guardano lontano: sono pronte a investire il 60% del proprio patrimonio in progetti di lungo periodo, tanto che solo il 4% di loro esprime una preferenza a tenere la propria liquidità ferma sul conto (contro l’8% degli uomini). Le donne del campione sono più interessate e competenti degli uomini di pari profilo e nella scelta degli investimenti danno molta rilevanza alla sicurezza (50%, gli uomini il 18%) senza trascurare la ricerca del rendimento (20%, gli uomini il 25%).
“La ricerca mette in luce quanto le donne investitrici di alto profilo abbiano una concezione degli investimenti finanziari davvero long term thinking. In un futuro molto prossimo, saranno tra i principali alfieri degli investimenti ESG. A condurle in quella direzione in modo del tutto naturale saranno la loro visione di ampio respiro, lo stile decisionale pragmatico e razionale e la forte convinzione che gli investimenti debbano essere funzionali a progetti di vita. In questo quadro virtuoso, l’unico tassello da aggiungere è quello di una informazione più approfondita sull’efficacia di questi approcci e sulla loro reale capacità di influenzare in positivo il mondo nel quale viviamo”. Sono queste le parole di Matthieu David, head of italian branch di Candriam.
Una donna su due vorrebbe investire il proprio patrimonio in economia reale o in investimenti con impatti ESG: il 36% dichiara di voler contribuire attivamente al rilancio del Paese.
L’82% delle donne del campione si avvale abitualmente di una consulenza professionale per gestire il proprio patrimonio, ma una su tre ritiene ci siano margini di miglioramento nella formulazione di proposte in linea con i propri progetti di vita.

L’identikit delle donne italiane che gestiscono patrimoni privati importanti

Ma qual è l’identikit delle donne che la ricerca IPSOS definisce “di alto profilo”? Cominciamo col dire che hanno elevato standing professionale e una disponibilità patrimoniale ampia, pari ad almeno 250 mila euro. Inoltre, queste donne rappresentano all’interno del nucleo familiare il punto di riferimento per i processi decisionali sul risparmio, gli investimenti e più in generale per la gestione del patrimonio. Si tratta di un universo che in Italia conta oggi circa 60.000 donne in totale, lo 0,2% della popolazione femminile adulta, una percentuale molto sottile che però esprime una quota rilevante della ricchezza delle famiglie italiane. Donne le cui caratteristiche e comportamenti abbattono molti degli stereotipi di genere sedimentati nel tempo.
Le donne di alto profilo hanno in media 52 anni e livelli di istruzione molto elevati, infatti 2 su 3 sono laureate. Ben al di sopra delle medie nazionali che si collocano intorno al 22% per le donne e 17% per gli uomini. Lo status appare invece più in linea con la media delle donne italiane, nel 64% dei casi sono sposate o accompagnate, anche se non è trascurabile la quota di donne che non ha legami con un partner, infatti separate e divorziate rappresentano circa il 30% delle intervistate, mentre nel 5% dei casi si tratta di vedove. Da segnalare anche il dato relativo allo stile di vita, una donna di alto profilo su cinque vive da sola.