l-industria-della-spesa-sociale

L’industria della spesa sociale

Mbs Consulting ha fotografato il settore dei servizi alla persona: mercato in crescita, ma restano inefficienze

Sempre più ampia, sempre più inefficiente. L’industria del welfare in Italia sta crescendo, ma appare ancora lontana da un’allocazione ottimale delle risorse. Stando ai numeri dell’Osservatorio sul bilancio di welfare delle famiglie italiane, indagine condotta da Mbs Consulting e presentata agli inizi di novembre alla Camera dei Deputati, nel 2016 l’intero settore della spesa sociale si è attestato a quota 666,6 miliardi di euro. A fronte di uno Stato che continua a farla da padrone con 539,1 miliardi di euro (80,9% del totale), cresce la quota di spesa in capo alle famiglie: secondo i dati della ricerca, il cosiddetto welfare familiare si intesta il 16,4% della torta, pari a 109,3 miliardi di euro. Soldi che vengono sborsati out of the pocket, senza passare da alcuna forma di intermediazione, a condizioni che spesso risultano più onerose del valore di mercato.

Secondo Andrea Rapaccini, presidente di Mbs Consulting che ha portato i dati della ricerca alla platea di Confartigianato, si può (e si deve) fare di più. “Il welfare – ha commentato – è oggi un mercato in evoluzione, nel quale si confrontano soggetti diversi, pubblici e privati”. L’evoluzione, tuttavia, va sempre a braccetto con l’efficienza. E la crescita delle fonti di erogazione non sta favorendo un oculato utilizzo delle risorse disponibili. “È necessario superare l’estrema frammentazione del mercato, aiutando questi soggetti a costruire reti e filiere”, ha osservato Rapaccini. Che poi ha aggiunto: “Occorre pensare a un nuovo welfare, in grado di aggregare e industrializzare l’offerta, avendo come priorità la risposta ai bisogni sociali delle famiglie”.

Il cambio di passo, oltre che auspicabile, diventa necessario se si osservano l’attuale allocazione delle risorse. “Lo Stato – ha affermato Rapaccini – si è concentrato principalmente su pensioni e sanità, lasciando scoperti interi settori che necessitano ora di risposte”. Un assetto più efficiente del mercato, ha concluso, “potrebbe liberare risorse utili per lo sviluppo di aree finora inesplorate”. E, non secondariamente, per alleggerire quel carico da 109,3 miliardi di euro che pende ancora sul capo delle famiglie italiane.