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Pensione, al lavoro fino a 70 anni

È quello che suggerisce il libro verde sull'invecchiamento demografico della Commissione Europea per garantire la sostenibilità a lungo termine dei diversi sistemi previdenziali. In Italia, molto probabilmente, la soglia sarà innalzata ulteriormente

In Europa si vive sempre più a lungo. E si invecchia sempre più rapidamente. Tutto bene, se non fosse che, come evidenzia il recente Libro verde sull'invecchiamento demografico della Commissione Europea, l'allungamento della vita media porta con sé anche qualche inconveniente. “Viviamo più a lungo delle generazioni che ci hanno preceduto, e in migliore salute: è uno dei successi e dei punti di forza della nostra economia sociale di mercato, ma anche l'origine di nuove sfide e nuove opportunità che non possiamo trascurare”, ha commentato Dubravka Šuica, commissaria per la democrazia e la demografia, nel presentare il documento che resterà in pubblica consultazione fino al prossimo 22 aprile. “Il Libro verde – ha proseguito – dà avvio a un dibattito sul modo in cui sfruttare al meglio le potenzialità di una popolazione che invecchia, coi propulsori d'innovazione che comporta e con le risposte che esige dalla politica”.
Fra gli effetti collaterali dell'allungamento della speranza di vita c'è senza dubbio la sostenibilità a lungo termine dei sistemi previdenziali. Lo scenario demografico è noto: una popolazione più anziana porta con sé meno lavoratori che dovranno farsi carico di un numero maggiore di pensionati. In questo contesto, la ricetta della Commissione Europea è semplice: allungare ulteriormente la vita lavorativa. “Vita lavorative più lunghe sono la risposta chiave a questo problema”, si legge nelle pagine del libro. Nello specifico, per mantenere il dependency ratio su livelli attuali fino al 2040, sarà inevitabile, come afferma la Commissione Europea sulla base di numeri dell'Eurostat, portare la vita lavorativa della popolazione fino alla soglia 70 anni: solo allora sarà possibile andare in pensione.
La soglia di 70 anni costituisce una media delle varie situazioni nazionali. A Malta, Ungheria e Svezia, per esempio, sarà sufficiente portare l'età di pensionamento a 68 anni. In Lituania e Lussemburgo, viceversa, la vita lavorativa dovrà essere estesa a 72 anni. E in Italia? Probabilmente ci fermeremo attorno a un via di mezzo, intorno ai 71 anni. “Già nel 2019 – si legge nel documento – il dependency ratio variava dai 22 del Lussemburgo ai 39 dell'Italia e ai 38 della Finlandia”. In definitiva, almeno nella visione della Commissione Europea, pare dunque tramontata la stagione dei pensionamenti anticipati. “I sistemi previdenziali potrebbero supportare più lunghe vite lavorative adattando i requisiti di età o carriera, i tassi di competenza o i benefici per riflettere automaticamente la più alta aspettativa di vita: limitare i pensionamenti anticipati ai soli casi oggettivamente giustificati – prosegue il rapporto – e stabilire un diritto generale a lavorare oltre l'età di pensionamento, nonché schemi flessibili di uscita dal mercato del lavoro, possono aiutare a rendere i sistemi previdenziali adeguati e sostenibili”.