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Pensioni, tagli in arrivo

Uno studio della Uil stima che le modifiche ai coefficienti di trasformazione, stabilite in un decreto del ministero del Lavoro dello scorso giugno, potranno portare a una decurtazione di 170 euro dell'assegno previdenziale per chi andrà in pensione nel 2021

Tagli in arrivo per chi si appresta ad andare in pensione. L'allarme arriva da uno studio della Uil: a seguito delle modifiche ai coefficienti di trasformazione, approvate lo scorso giugno con un decreto del ministero del Lavoro, chi andrà in pensione nel 2021 riceverà un assegno più leggero. La decurtazione dovrebbe aggirarsi mediamente attorno ai 136 euro lordi annui, ma per i più sfortunati potrebbe arrivare anche a 170 euro.
“L’attuale meccanismo è penalizzante per i lavoratori e disincentiva la permanenza al lavoro, in netta contrapposizione con il principio alla base del sistema contributivo”, ha commentato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. L'effetto della modifica diventa immediatamente evidente con l'esempio proposto dalla sigla sindacale. Paolo e Mario sono due lavoratori che vantano stesso reddito e stesso montante contributivo. L'unica cosa che li differenzia è la data di pensionamento: il primo è andato in pensione il 31 dicembre 2020, il secondo il 2 gennaio 2021. Ebbene, quei due giorni di differenza si tradurranno per Mario, nell'ipotesi di una pensione pari a circa quattro volte il minimo (intorno ai 2mila euro lordi mensili), in una penalizzazione di 136 lordi all'anno. La decurtazione cresce all'aumentare dell'assegno previdenziale: nell'ipotesi di una pensione pari cinque volte il minimo, ossia 2.500 euro lordi al mese, come accennato, il taglio arriva a 170 euro.
Sul tema è intervenuto anche Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl. “La revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo, che nel 2021 comporta una nuova leggera riduzione di questo valore, dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all'origine la legge Dini del 1995”. La Uil, a tal proposito, nelle conclusioni della sua analisi, ha proposto di legare i coefficienti di trasformazione alle coorti di età. “Sulla falsariga del modello svedese, si può operare assegnando a ciascuna coorte di età pensionabile il proprio coefficiente, eventualmente anche di tipo forward looking e quindi previsionale”, si legge nell'analisi.