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Le Pmi guardano alla sostenibilità per crescere

Le small e mid cap quotate su Borsa Italiana che hanno adottato criteri ESG hanno avuto tra il 2017 e il 2019 una crescita tre volte maggiore di tutte le altre imprese. La disclosure non finanziaria rimane però un tema aperto, ancora troppo poco regolato per essere una vera garanzia per chi investe

Una modalità per creare la cultura della sostenibilità, incentivare le azioni e, alla fine, raggiungere gli obiettivi posti nei consessi internazionali passa attraverso il coinvolgimento delle imprese, che possono raccogliere i frutti del loro impegno su questo fronte avviando iniziative e creando nuovi modelli operativi e di business in una logica di sostenibilità. ESG (environmental-social-governance) è l’acronimo che indica le aree in cui tutte le organizzazioni possono agire: l’ambiente, riducendo l’impatto della propria attività sul territorio attraverso molteplici iniziative, la società, incrementando azioni di trasparenza e di responsabilità sociale, la gestione aziendale, favorendo al proprio interno pratiche e processi equi, coerenti con i temi dell’inclusione, trasparenti e definiti per essere compresi e valutabili.
L’adesione dell’azienda ai temi di Esg si traduce in un maggiore riconoscimento da parte del mercato e nella possibilità di acquisire una posizione più forte e credibile in determinati ambiti, tra i quali uno dei principali è l’accesso a forme di finanziamento, dal momento che per gli investitori risultano maggiormente attrattive – perché più coerenti con i trend socio-culturali globali e perché più sicure rispetto all’esposizione a determinati rischi – le organizzazioni che decidono di far propri i temi Esg, mettendo in atto azioni e disposizioni interne che favoriscano l’adeguamento alle linee guida.
La tematica, che riscuote grande interesse in ambito produttivo e finanziario, è relativamente nuova ed è per questo soggetta a una normativa in frequente evoluzione, che mira prevalentemente a definire parametri univoci di valutazione, a regolare gli ambiti di applicazione per aumentare la chiarezza sulla materia e, non ultimo, prevenire il rischio che determinate posizioni siano in realtà operazioni di greenwashing.

Tra differenti livelli di applicazione
Un tema fondamentale nella direzione di far valere le proprie politiche di sostenibilità è quello della comunicazione al mercato, intesa come la necessità di rendere pubbliche le informazioni e i dati che consentano di misurare l’effettivo impegno dell’impresa in ambito Esg.
Intermonte Sim, nella quinta edizione dei “Quaderni di ricerca Intermonte” realizzata in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, ha dedicato una ricerca su “Le strategie di comunicazione delle mid e small cap quotate su Borsa Italiana in ambito Esg: un’analisi di benchmarking”, incentrata sull’analisi della rendicontazione dei dati non finanziari di un campione selezionato di società quotate, le cui dimensioni patrimoniali sono piccole o medie, per valutare la completezza e l’efficacia della comunicazione delle metriche Esg e i risultati ottenuti nel triennio 2017-2019.
Obiettivo dello studio è una fotografia del posizionamento del campione indagato in ottica Esg e la possibilità di valutarne i miglioramenti. Il campione è composto dalle 21 imprese mid e small cap che, secondo determinati parametri di selezione, si possono definire più virtuose in termini di disclosure non finanziaria e che nel 2019 hanno divulgato più del 70% delle informazioni Esg considerate rilevanti. L’analisi ha permesso di suddividere le imprese su tre livelli: “esperte”, “ambiziose”, “gregarie”. Le “esperte” presentano un livello molto buono di completezza dei dati e un forte mandato del vertice verso azioni concrete di miglioramento; le “ambiziose” hanno discreti livelli di rendicontazione ma limitati a contesti specifici, frutto di una buona volontà di applicazione ma di una organizzazione aziendale ancora non strutturata per un cambiamento su larga scala; infine le “gregarie” che si mostrano come le meno complete nella comunicazione di tutte le variabili materiali ma possono sfruttare le esperienze degli altri per migliorare nel tempo.

Obiettivi quantitativi da sviluppare
Secondo la ricerca, il campione analizzato ha comunicato in media il 73,8% delle informazioni considerate rilevanti, in modo particolare riguardo alla componente Social (in media l’88% dei parametri mappabili), poi quella Environmental (70,9%) e da ultimo quella di Governance (67,2%).
La tendenza rilevata è di divulgare la maggior quantità possibile di dati e informazioni relative ai piani e alle proprie strategie di sostenibilità; tale comportamento rende, per contro, evidenti alcuni ambiti su cui la quantità di informazioni divulgate è ampiamente sotto la media, non è dato sapere se per mancanza di informazioni o se per reticenza. In ogni caso, si tratta di aspetti che fanno riflettere e che richiedono una maggiore spinta all’azione da parte delle aziende che vogliono trovare riconoscimento come imprese sostenibili: nel segmento ambientale, solo il 33,3% del campione ha stabilito obiettivi quantitativi sulla riduzione delle emissioni di CO2 e solo il 23,8% li ha fissati sull’efficientamento energetico; per quanto riguarda la componente governance, solo il 38,1% del campione ha effettivamente legato le proprie politiche di incentivazione e remunerazione del management anche alle variabili Esg; inoltre sul piano sociale appena un terzo delle società analizzate dispone di un Corporate social responsability manager. Tali rilevamenti possono far pensare a intenzioni di sviluppo Esg non ancora pienamente implementate in azienda e poco collegate alle strategie di crescita.

Forte l’interesse degli investitori
Ciò che appare incontrovertibile è che il mercato finanziario è pronto a riconoscere un maggior valore alle “imprese Esg” anche se di dimensioni ridotte: per le “small - mid cap” analizzate il valore mediano della performance di mercato nel triennio osservato è di +76,6%, oltre tre volte quello delle blue chip e delle altre small e mid cap. Secondo la ricerca infatti, l’effetto di una efficace rendicontazione non finanziaria è di generare rendimenti differenziali positivi per gli investitori, grazie in particolare a riduzione del costo del capitale, migliore attrattività per investitori e manager, riduzione del rischio di reputazione, efficienza sui costi operativi e riduzione delle asimmetrie informative. Questo ultimo aspetto rende evidente la necessità per le Pmi di prepararsi per tempo alla capacità di raccogliere al proprio interno e poi di diffondere le informazioni non finanziarie, perché saranno sempre più vincolanti per gli investitori.
Un forte incentivo alle tematiche Esg è dato dalla volontà di quotarsi in Borsa, una doppia scelta che implica il coinvolgimento consapevole e proattivo di tutto il management. Secondo la ricerca, inoltre, le Pmi ritengono indispensabile uno standard normativo che faccia da riferimento univoco, così come maggiore attenzione per il proprio segmento da parte di analisti e agenzie di rating.