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La dipendenza tra economia e politica

Mai come nei mesi più drammatici della pandemia (tra prima e seconda ondata) gli stimoli fiscali hanno sorretto i mercati. Ma anche la realtà sta contribuendo a dare speranze per una ripresa più solida, una volta arginato il virus con i vaccini e le cure

I decisori politici nell’Area Euro, durante la prima ondata della pandemia che sta affliggendo il mondo, hanno mostrato una risolutezza riconosciuta in più ambiti, compreso quello economico. Tuttavia, ce ne stiamo rendendo conto in questi giorni, l’ondata di stimoli introdotti la scorsa primavera potrebbe essere stata la parte più facile dell’intervento. Ora, dicono molti analisti, arriva il difficile. Lo pensa anche Axa Investment Managers, che ha analizzato la situazione finanziaria cercando di immaginare possibili sviluppi, rischi e opportunità. Uno dei rischi principali è proprio la dipendenza dell’economia dalla politica. Nell’Area Euro, tuttavia il sostegno fiscale dipende meno dalla situazione politica rispetto ad altre parti del mondo. La seconda ondata della pandemia è arrivata prima del previsto, prima cioè che l’economia avesse tempo di recuperare a pieno, pertanto, scrivono gli analisti di Axa-IM “è probabile che i governi prolunghino gli interventi di emergenza potenziando i piani a medio termine per il 2021-2022 in molti Stati membri”. 

Il ruolo della banche centrali

La Banca centrale europea (Bce) prolungherà la durata del piano di acquisto d’emergenza dei bond governativi, un annuncio che dovrebbe arrivare già a dicembre. Questo intervento servirà a tenere a bada gli spread. Tuttavia, l’impatto diretto della politica monetaria sull’economia reale attraverso i canali tradizionali, come le banche, è ancora troppo limitato: secondo gli analisti servirebbe un nuovo round più generoso di rifinanziamento a lungo termine (il cosiddetto TLTRO) in abbinamento all’estensione del piano di acquisto di titoli. Al di fuori dei mercati sviluppati, però, le condizioni non sono paragonabili a quelle dell’Area Euro e il raggio d’intervento della politica monetaria è più circoscritto. In qualche caso, per esempio in Brasile, le banche centrali hanno fatto ricorso per la prima volta al quantitative easing. Il persistere della pandemia in Paesi che avevano fondamentali deboli già prima dell’arrivo del nuovo coronavirus si trovano ora in difficoltà. Axa-IM cita anche l’esempio della Turchia che ha alzato i tassi di 200 punti base a settembre, senza però riuscire a contenere la svalutazione della propria moneta. 

I nuovi rischi e la speranza cinese

La buona performance dei mercati dopo il tracollo del primo trimestre è attribuibile quindi sia ai massicci stimoli della politica sia all’aspettativa della ripresa economica. È evidente che se la crescita venisse nuovamente compromessa dal virus, come appare già evidente dai dati, dovremmo aspettarci un calo dei mercati azionari e dei rendimenti obbligazionari. Ci sono anche altri rischi all’orizzonte: la situazione politica negli Stati Uniti e la Brexit sono due esempi particolarmente rilevanti. Una certa volatilità a breve termine non è da escludere, quindi. Ma gli investitori più accorti, ribadiscono gli analisti, devono guardare oltre i rischi a breve termine e identificare le aree che riporteranno rendimenti più positivi nel medio periodo. Negli Stati Uniti, in caso di vittoria Democratica, cosa che al momento appare molto probabile, ci saranno nuovi stimoli fiscali e anche l’Europa incrementerà la propria spesa per il prossimo anno. I tassi d’interesse resteranno bassi, e grazie ai vaccini e ai farmaci antivirali, il mondo sarà in grado di gestire meglio la pandemia. Questo quadro dovrebbe alimentare la fiducia degli investitori, anche considerato che i dati sulla crescita cinese potrebbero essere un’anticipazione di ciò che accadrà in altre regioni del mondo.