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Moody's, l'invecchiamento pone sotto stress i conti pubblici

Secondo un rapporto dell'agenzia di rating, l'allungamento della speranza di vita genererà in Italia un aumento del debito pubblico e una contestuale contrazione dei risparmi privati: fra dieci anni, se non si metterà mano al bilancio dello Stato il rapporto deficit/pil potrebbe schizzare al 5%

Cinque milioni di anziani in più, cinque milioni di persone in età da lavoro in meno. Le proiezioni dell'Istat sulla struttura demografica dell'Italia nei prossimi vent'anni sembrano fotografare un gioco a somma zero. Nel 2040, secondo l'istituto nazionale di statistica, ci saranno 18,8 milioni di persone con più di 65 anni, frutto di un incremento di cinque milioni di unità che si registrerà nelle prossime due decadi. Stessa variazione, ma segno negativo, per le persone in età compresa fra 15 e 64 anni, che nel 2040 arriveranno ad appena 33,7 milioni.
Sembra un gioco a somma zero, ma in realtà rischiano di perderci tutti: secondo un recente rapporto di Moody's, l'invecchiamento generalizzato della popolazione, fotografato dai numeri dell'Istat, rischia infatti di mettere sotto stress i conti pubblici. Stando all'approfondimento dell'agenzia di rating, intitolato Ageing populations will challenge debt affordability and policy making for advanced economies, il bilancio dello Stato si troverà stretto in una sorta di morsa: da una parte ci sarà una crescita della domanda di welfare dettata dall'aumento della popolazione anziana, dall'altra ci sarà una forza lavoro sempre più esigua che non potrà da sola garantire le esigenze di finanziamento necessarie a soddisfare i bisogni di sanità e assistenza. Il risultato è che i conti pubblici saranno sempre più sotto stress. “In assenza di misure volte a contenere questi trend, i nuovi e maggiori bisogni di welfare potranno avere ripercussioni devastanti sul costo del finanziamento e sulla sostenibilità del debito”, ha commentato Christian Fang, assistant vice president and analyst di Moody's. In numeri, secondo l'agenzia di rating, il rapporto deficit/Pil potrà schizzare al 5% nel 2030. Il trend proseguirà poi anche nel decennio successivo, portando il gap di finanziamento al 15% del Pil nel 2040. L'effetto sarà visibile anche in altri Paesi: secondo i risultati della ricerca, condotta su 12 economie industrializzate, la Grecia si ritroverà sostanzialmente nelle condizioni dell'Italia, mentre in Giappone e Portogallo le esigenze di finanziamento dovrebbero arrivare al 5%. Con l'eccezione forse della sola Germania, tutti i Paesi oggetto di analisi registreranno comunque deficit fiscali.
Lo scenario, oltre ai conti pubblici, finirebbe per intaccare anche il risparmio privato. Secondo Moody's, è ragionevole pensare che almeno nel breve e medio termine i risparmi dei cittadini possano registrare qualche incremento per far fronte all'inevitabile allungamento del periodo della pensione. Tuttavia, le evidenze empiriche suggeriscono che, nel lungo periodo, le capacità di risparmio possano diminuire in concomitanza con l'aumento della popolazione uscita dal mercato del lavoro. Ciò avrebbe ripercussioni anche sulle capacità di finanziamento dei governi, soprattutto di quelli che non hanno le capacità di attrarre stabilmente risorse esterne, e sugli spazi di manovra per azioni di politica monetaria.