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Il pensiero fisso della pensione

Risparmiatori e previdenti: gli italiani sono attenti alle sfide della vecchiaia

Sarà per le continue modifiche al panorama normativo. O magari per il progressivo allontanarsi della soglia che sancisce l’addio al mercato del lavoro. Oppure, più semplicemente, perché nessuno può prevedere cosa gli riserverà il futuro. Fatto sta che gli italiani pensano alla pensione. E lo fanno parecchio, anche di più degli altri europei.
La notizia arriva dalla quinta edizione del Global Investment Survey, periodica pubblicazione curata dalla società di gestione patrimoniale Legg Mason. E secondo l’indagine, realizzata su un campione di 15.300 investitori distribuiti in 17 diversi Paesi del mondo, gli italiani si confermano un popolo di risparmiatori. Anche (ma non soltanto) quando si parla di pensione. Il 74% della popolazione nazionale possiede infatti dei risparmi, con il 42% del totale che deciso di investire i propri capitali per costruirsi una rendita integrativa negli anni della pensione. Solo un italiano su cinque afferma di pensare esclusivamente al presente: la stragrande maggioranza della popolazione (59%) dice di volersi impegnare di più per il proprio futuro. Numeri che emergono (e di parecchio) sui valori registrati sul resto del Continente: gli italiani si impongono fra i cittadini più previdenti d’Europa, secondi solo alla Svezia.

Certo, esistono ancora interessanti margini di crescita. La volontà appare evidente, ma persistono ostacoli che rischiano di frenare lo sviluppo del settore. Pesano soprattutto i costi e, in particolare, le tasse: il 35% degli italiani sarebbe più spinto a investire o risparmiare se ci fossero introdotti incentivi fiscali in materia.

L’Europa, come già accennato, viaggia su livelli decisamente più bassi. Soltanto il 35% dei cittadini europei ha infatti effettuato degli investimenti per garantirsi una rendita adeguata negli anni della pensione. Numeri lontani (e quasi non potrebbe essere altrimenti) rispetto ai valori registrati in Asia (64%), Stati Uniti (51%), Australia (46%) e, più in generale, rispetto alla media mondiale (45%).

A impressionare, scorrendo le pagine del rapporto, sono soprattutto i livelli di totale disinteresse riscontrati nel Vecchio Continente. Il 17% dei cittadini europei ammette candidamente di “non preoccuparsi del domani”, con punte del 20% in Germania e 21% in Spagna: la gestione delle finanze risulta pertanto finalizzata alla sola soddisfazione dei bisogni del presente, senza alcuna preoccupazione per quelle che potranno essere le sfide del futuro.
Eppure, anche in Europa i buoni propositi non mancano. Il 60% della popolazione comunitaria, una volta uscito dal mondo del lavoro, spera in una buona pensione. E, a tal proposito, il 46% degli europei afferma di voler pianificare meglio la gestione dei propri risparmi. Parole che, tuttavia, si fermano alle intenzioni, scontrandosi su un muro fatto di alti costi e diffusa ignoranza finanziaria. Il 32% degli europei afferma di non potersi permettere nuovi risparmi o investimenti, confidando in incentivi fiscali (23%) e in aumenti in busta paga (36%). Un altro 14%, più semplicemente, confessa invece di non avere le competenze necessarie per gestire i propri risparmi a lungo termine.

A prevalere è, tuttavia, una linea di sostanziale noncuranza per quello che riserverà il futuro. La filosofia principale è quella del “tanto vale non pensarci”: in questo contesto, non stupisce che il 22% della popolazione europea preferisca spendere subito i propri soldi per divertirsi e soddisfare le esigenze del momento. Un po’ come fanno le cicale.