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Un mondo senza petrolio è possibile

Mentre gli Emirati Arabi investono sull’energia solare e le grandi compagnie di trasporto navale sperimentano combustibili alternativi, la scienza sta facendo enormi progressi nell’utilizzare l’idrogeno

Un giorno, parlando del flusso di danaro dai Paesi della penisola araba, forse non parleremo più di petrodollari. Un dato è chiaro a tutti: il petrolio è destinato a esaurirsi. Di conseguenza c’è chi, come gli Emirati Arabi Uniti, sta pensando a un futuro oil-free, anche perché c’è un’altra forma di energia presente in abbondanza: il sole. Il paese ha a lungo fatto affidamento sul denaro generato dall’industria petrolifera, denaro usato per costruire ospedali, scuole e strade. Ma la leadership nazionale si è resa conto che la tecnologia sta radicalmente rimodellando la società e ha quindi elaborato un piano per adattarsi costantemente ed espandere la base economica del paese.
La premessa di base è che innovazione e sostenibilità sono fondamentali. “Dobbiamo essere pronti per l’ultima esportazione di un barile di petrolio”, ha affermato Yousef Baselaib direttore esecutivo per gli immobili sostenibili a Masdar City, una città prototipo la cui costruzione è iniziata nel 2008. L’intero complesso urbano è alimentato da una fattoria solare da 10 megawatt collegata alla rete locale e che può utilizzare gas naturale se il sole non splende. Ogni edificio del complesso può anche essere dotato di propri pannelli solari. Secondo Baselaib ogni struttura del complesso è certificata secondo i più alti standard di efficienza, ma soprattutto i viali locali utilizzano solo veicoli elettrici senza pilota, che azzerano emissioni e inquinamento, riducendo congestione e ottimizzando i tempi.
In questo momento, 2.000 persone vivono nella comunità di Masdar. L’intenzione è quella di raddoppiare questo numero il prossimo anno, fino a un livello previsto di 50mila abitanti. Costruendo una città modello nel deserto, il paese mira non solo a porsi all’avanguardia nella transizione conseguente all’abbandono dei carburanti fossili, ma anche ad attirare aziende di rilievo del settore provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo è quello di essere un catalizzatore per la sostenibilità e di fornire le competenze interne necessarie alle imprese in arrivo, per aiutarle a soddisfare i più alti standard di efficienza e di risparmio.

Zero emissioni per le navi commerciali di domani
Ovviamente non sono soltanto gli stati, ma anche le imprese private a impegnarsi attivamente per superare i limiti dei combustibili fossili. È il caso della compagnia di container francese Cma Cgm si è unita a un gruppo in crescita di armatori per trovare una soluzione basata sull’idrogeno per de-carbonizzare le spedizioni marittime commerciali. La compagnia ha unito le forze con la Energy Observer, la prima nave a idrogeno che ha intrapreso un viaggio intorno al mondo nel tentativo di accelerare lo sviluppo di una navigazione eco-sostenibile.
“La nostra partnership si concentra sullo sviluppo nel nostro settore dell’utilizzo di energie pulite e sostenibili per eliminare le emissioni di CO2, i gas serra e gli inquinanti atmosferici. Mira a sperimentare, testare e sviluppare soluzioni energetiche per le spedizioni basate su idrogeno, energia solare ed energia eolica”, ha dichiarato la società in una nota. L’idrogeno verde utilizzato dalla Energy Observer è prodotto direttamente dall’acqua di mare utilizzando fonti energetiche rinnovabili a bordo per produrre idrogeno Cma Cgm afferma che contribuirà con la sua esperienza industriale a questo laboratorio galleggiante per promuovere l’uso dell’idrogeno come fonte di carburante a emissioni zero per l’industria navale.
Tanya Saade’ Zeenny, amministratore delegato del gruppo, ha sottolineato che “Cma Cgm sta unendo le forze con Energy Observer per accelerare lo sviluppo delle soluzioni energetiche del domani, in particolare l’idrogeno. La nostra partnership mobiliterà tutto il know-how di Cma Cgm. I nostri team di ingegneri ed esperti di ricerca e sviluppo stanno già lavorando e la nostra rete in tutto il mondo sarà ampiamente mobilitata per garantire il supporto logistico nei porti di scalo della Energy Observer in tutto il mondo”.

Produrre idrogeno direttamente dal sole
La tecnologia per catturare l’energia dal sole e trasformarla in energia sta facendo enormi progressi. Un team di ricerca a guida Ohio State University ha sviluppato una singola molecola in grado di assorbire la luce solare in modo efficiente e fungere anche da catalizzatore per trasformare l’energia stessa in idrogeno. Questa nuova molecola raccoglie energia dall’intero spettro visibile e può sfruttare oltre il 50% in più di energia solare rispetto alle attuali celle solari. La scoperta è stata svelata in uno studio pubblicato a gennaio su Nature Chemistry dal team di ricerca guidato da Claudia Turro, professoressa di chimica e direttrice dell’Ohio State University Center for Chemical and Biphysical Dynamics. “L’idea – ha spiegato Turro – è che possiamo usare i fotoni del sole e trasformarli in idrogeno. Per dirla semplicemente, stiamo immagazzinando energia dalla luce solare e la conserviamo in legami chimici in modo che possa essere utilizzata in un secondo momento”. I ricercatori hanno dimostrato, per la prima volta, che è possibile raccogliere energia dall’intero spettro visibile della luce solare (compreso l’infrarosso a bassa energia, una parte dello spettro solare che in precedenza era stato difficile da raccogliere) e trasformarla, rapidamente e in modo efficiente, in idrogeno. “Ciò che lo fa funzionare – ha aggiunto – è che il sistema è in grado di mettere la molecola in uno stato eccitato, per il quale viene assorbito il fotone, immagazzinando due elettroni per produrre idrogeno. Questa captazione di due elettroni in una singola molecola derivata da due fotoni e il loro utilizzo insieme per produrre idrogeno, è senza precedenti”.
Il team di ricerca di Claudia Turro ha scoperto come ricavare un catalizzatore da una sola molecola (una forma dell’elemento rodio) il che significa che si perde meno energia. Il sistema è quasi 25 volte più efficiente con luce a infrarossi rispetto ai precedenti sistemi a singola molecola operanti con fotoni ultravioletti, aprendo la strada a una possibile rivoluzione nel campo dell’energia sostenibile.