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Ambiente, cosa preoccupa gli italiani

Inquinamento dell’aria, impatto dei cambiamenti climatici, produzione e smaltimento dei rifiuti sono alcuni dei grandi temi del nostro tempo. Il Rapporto Ambiente ed Energia, realizzato da Istat, fotografa le aree di rischio e il relativo livello preoccupazione della popolazione nel nostro Paese

I problemi ambientali che preoccupano di più la popolazione italiana sono l’inquinamento dell’aria, nei confronti del quale esprime preoccupazione il 55,7 % delle persone, i cambiamenti climatici (51 %) e la produzione e lo smaltimento dei rifiuti (46 %); tutte percentuali in crescita rispetto al 2017 di circa 5 punti percentuali. Ad evidenziare questi trend è il Rapporto Energia e Ambiente di Istat. Secondo cui i temi che suscitano preoccupazione in una minor quota di popolazione sono l’inquinamento acustico (12,6 %) ed elettro-magnetico (12,6 %), e della rovina del paesaggio (14,1 %), una graduatoria invariata nell’ultimo triennio.
A livello territoriale, la quota più elevata di persone preoccupate per l’inquinamento dell’aria risiede nel Nord-ovest (60,2 %); dichiarano maggiore preoccupazione per i cambiamenti climatici i rispondenti del Nord-est (54,3 %); la preoccupazione per lo smaltimento dei rifiuti è maggiormente sentito dai residenti nel Sud (49,9per cento). La diffusione delle preoccupazioni ambientali, soprattutto quelle legate in modo immediato all’azione dell’uomo è legata anche all’offerta di servizi e al livello di efficienza degli stessi. Così, il tema della produzione e dello smaltimento dei rifiuti rappresenta un’urgenza vera e propria in Campania, essendo indicato da ben il 53% delle persone, seguita da Lazio e Basilicata con il 51,2% della popolazione.
Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua invece è particolarmente sentito in Calabria e Sicilia dove è segnalato rispettivamente dal 39,6 % e 29,3 % delle famiglie, mentre la Sardegna aumenta leggermente la percentuale di famiglie che lamentano questo problema (17,6 %).

Le anomalie del clima
Nel 2017 la temperatura media annua e i relativi indici estremi mostravano un aumento nelle città capoluogo di Regione, in linea con il trend degli anni precedenti. Si è registrata una temperatura media annua pari a 15,7°C. Confrontando tale valore medio con il corrispondente valore climatico, si osserva un’anomalia media pari a +1,2°C. Le anomalie di temperatura media risultano più elevate per alcuni capoluoghi di regione quali Roma, Perugia, Milano, Torino, Bologna, Campobasso e Bolzano che registrano nel 2017 anomalie superiori al valore medio osservato fra tutti i capoluoghi. In particolare, Roma sembra registrare un sensibile riscaldamento con l’anomalia più alta (+2,5 °C), seguita da Perugia (+2,1°C), Milano e Torino (+2,0°C).
In riferimento alla precipitazione cumulata totale, il 2017 è stato il quarto anno meno piovoso dal 1971. Ad esclusione di Bolzano e Ancona, tutte le città sono interessate da una diminuzione delle precipitazioni totali annue rispetto al valore climatico, con la più elevata anomalia negativa per Genova (-676 mm), seguita da Napoli (-480,6), Milano (-402,6), Torino (-386,3) e Roma (-262,6).

Perdite d’acqua in aumento, ma incendi in diminuzione
Nel 2016 nei comuni capoluogo di Regione le perdite idriche totali dalle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile dall’immissione in rete al momento in cui l’acqua raggiunge l’utente finale, sono il 38,5%. Un aumento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2012. Nel complesso dei capoluoghi di Regione le perdite idriche totali percentuali di rete, al momento dell’immissione in rete al momento in cui l’acqua raggiunge l’utente finale, sono pari al 38,5% nel 2016. La percentuale di perdite totali registra un aumento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2012; una tendenza che conferma lo stato di criticità in cui versa l’infrastruttura idrica e che mette in luce come siano ancora insufficienti le azioni volte a ridurre lo spreco della risorsa idrica. Maggiore consapevolezza nei consumi di acqua si rileva invece a livello delle famiglie dove il consumo risulta in diminuzione.
Nel 2018 si sono verificati 3.220 incendi, con una diminuzione del 41,0 per cento rispetto al 2017. Tali incendi si sono sviluppati su una superficie pari a 19.481 ettari, di cui 8.805 boscati e 10.676 non boscati.
Per quanto riguarda le superfici percorse da fuoco nel 2018 si registra la più bassa estensione dal 2011, sia per quanto riguarda la superficie boscata che la non boscata. Nel 2018 tra le ripartizioni, nelle Isole si registra il numero maggiore di incendi (1.861), il 57,8 % degli eventi totali, ed anche il 65,7 % della superficie totale percorsa dal fuoco. Nel Nord-est si riscontra il minor numero di incendi (89) ed anche la minor superficie totale interessata (654 ettari), pari allo 3,4 per cento della superficie nazionale incendiata. A livello regionale le Regioni più colpite, considerando il numero di incendi, sono la Sardegna con 1.339 eventi e la Sicilia con 522, dove si è concentrato il 34% del totale degli eventi. Il Veneto insieme alla Valle d’Aosta sono le regioni con il minor numero di eventi.

Rifiuti: migliora la raccolta differenziata
Nel 2017, i rifiuti urbani raccolti sono pari a 29,6 milioni di tonnellate (488,5 chilo-grammi per abitante, -1,8 per cento rispetto al 2016), riprendendo la tendenza discendente osservata nel periodo 2010-2015, interrottasi nel 2016. La percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani continua a crescere ed è pari a 55,5 % (+3 punti percentuali sull’anno precedente).
In termini pro capite le quantità maggiori sono state prodotte nel Nord-est (541,5 chilogrammi per abitante) e al Centro (536,8), minore è stata la produzione nel Nord-ovest (475,3 chilogrammi per abitante), nelle Isole (451,8) e al Sud (435,7). Le regioni con maggiore produzione di rifiuti urbani sono state Emilia-Romagna (642,5 chilogrammi per abitante) e Toscana (600). Molise e Basilicata, invece, sono le regioni in cui se ne produce meno (rispettivamente 377 e 345,2 chilogrammi per abitante).
In corrispondenza del più alto livello di rifiuti urbani prodotti nel Nord-est, si rileva anche la percentuale maggiore di raccolta differenziata (68,3 %, valore che rispetta l’obiettivo del 65% previsto dalla normativa). Nel Nord-ovest il livello di raccolta differenziata risulta di poco inferiore (64,5 %). Molto distanti dal Nord, invece, risultano il Centro, il Sud e le Isole dove la raccolta differenziata si attesta rispettivamente al 51,9, 47 e 31,6 %. In particolare, nell’Italia insulare si evidenzia il forte ritardo della Sicilia (21,7 %), mentre in Sardegna si raggiunge il 63,1 % di raccolta differenziata.

Chi contribuisce alle emissioni inquinanti più consistenti
Nel 2016, le attività produttive hanno generato il 75% delle emissioni di inquinanti ad effetto serra, il 91% delle emissioni che danno origine al fenomeno dell’acidificazione e al 64% delle emissioni responsabili della formazione di ozono troposferico, mentre le parti restanti derivano dalle attività delle famiglie.
Tra le attività produttive che contribuiscono alle emissioni di inquinanti figurano l’industria manifatturiera, il settore agricoltura e la silvicoltura e pesca. Il settore fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata da solo genera il 30% delle emissioni di gas ad effetto serra provenienti dalla produzione. Alle attività di trasporti e magazzinaggio sono attribuibili il 32 % del totale delle attività produttive nel caso dell’acidificazione e il 37% della formazione di ozono troposferico.
Le intensità di emissione delle attività produttive rispetto al valore aggiunto collocano l’Italia in linea con i paesi più virtuosi per tutti i temi ambientali considerati.