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2019-2022: cosa attendersi dall'Italia

Una moderata crescita del Pil, un settore bancario tutto sommato solido, assicurazioni in salute, rischi legati all’incertezza globale e all’andamento dell’attività economica dei nostri principali partner europei. Bankitalia fa il punto in vista della fine dell’anno

A pochi giorni dalla fine dell’anno, è opportuno fare il punto sulla situazione economica del Paese in uno scenario che, si veda la svolta positiva della guerra dei dazi tra Cina e Usa, sta dando qualche segnale di distensione. Secondo la proiezione di Banca d’Italia, la crescita del Pil italiano potrà essere pari allo 0,2% quest’anno, con la prospettiva di rafforzarsi gradualmente nei prossimi tre, portandosi allo 0,5% nel 2020, 0,9% nel 2021 e 1,1% nel 2022. Rispetto alle precedenti proiezioni, la stima è più elevata per l’anno in corso perché i primi nove mesi sono stati (di poco) migliori delle attese. Ma il dato è lievemente inferiore per il 2020 e il 2021, nonostante lo stimolo che arriva dai tassi d’interesse sul debito più bassi.

La battaglia (persa) per l’inflazione 

I consumi delle famiglie e gli investimenti in beni strumentali potranno migliorare, anche sospinti da condizioni di finanziamento più favorevoli; la crescita resterebbe tuttavia più moderata rispetto a quella nell’ultimo triennio, data l’incertezza sulle prospettive della domanda. La battaglia della Bce per portare l’inflazione intorno al 2% sembra ancora poco fruttifera: rispetto alle precedenti proiezioni pubblicate in luglio, l’inflazione è stata rivista al ribasso di 0,1% nel 2019, 0,2% nel 2020 e 0,3% nel 2021, principalmente per effetto dei minori prezzi delle materie prime. Dovrebbe comunque esserci un recupero graduale nel prossimo triennio per i prezzi al consumo, che aumenterebbero dello 0,6% quest’anno, dello 0,7% nel 2020, dell’1,1% nel 2021 e dell’1,3% nel 2022. Bene le esportazioni, che Bankitalia prevede aumentare in linea con la crescita moderata della domanda estera per i prodotti italiani, mentre l’occupazione sconterebbe tassi di crescita lievemente inferiori a quelli del Pil.

Attenzione al debito eccessivo 

Alla luce di questi dati, i rischi principali restano legati all’incertezza globale e all’andamento dell’attività economica dei nostri principali partner europei, elementi che potrebbero ripercuotersi sulle esportazioni e sulla propensione a investire delle imprese. Non sono da sottovalutare, inoltre, nuovi episodi di volatilità finanziaria, che inevitabilmente si rifletteranno sui costi di finanziamento di famiglie e imprese. 

Il Rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia, tuttavia, mette in guardia dalla forte riduzione dei tassi d’interesse a livello globale: se da un lato aumenta la sostenibilità e contribuisce a contenere la crescita dei rischi macroeconomici, dall’altro gli investitori sono sempre più tentati dalla ricerca di maggiori rendimenti in attività rischiose. 

Un’altra minaccia è l’accumulazione di livelli eccessivi di debito che, in una fase prolungata di bassi tassi, può comprimere la redditività delle banche e delle compagnie di assicurazione. Anche se le banche europee stanno proseguendo il rafforzamento dei bilanci e il settore è nel complesso solido, le vulnerabilità di un modello di business sotto pressione rimangono: la redditività resta bassa e i valori borsistici degli istituti sono molto contenuti rispetto ai valori di bilancio, in particolare per i player di maggiore dimensione e complessità. In diversi Paesi europei sono aumentati i rischi di una supervalutazione degli immobili, anche a causa della crescita dell’indebitamento delle famiglie.

Banche e assicurazioni: destini incrociati 

Tornando all’Italia, l’Autorità guidata da Ignazio Visco segnala il buon andamento della riduzione della rischiosità degli attivi delle banche italiane, grazie alla cessione dei crediti deteriorati e alle politiche di erogazione dei prestiti molto più selettive. Il calo dei premi per il rischio ha anche favorito il collocamento di obbligazioni sui mercati internazionali a costi contenuti, benché ancora superiori a quelli sostenuti dalle banche degli altri principali Paesi dell’area dell’euro. Il rafforzamento patrimoniale procede lentamente e va migliorato per le banche di minore dimensione che, come stiamo vedendo dalle cronache di questi giorni, stanno soffrendo. Il costo medio della raccolta è prossimo allo zero e ulteriori cali dei tassi potrebbero avere effetti sulla redditività più marcati rispetto al passato. 

Infine, uno sguardo anche al settore assicurativo, i cui indicatori di solvibilità e redditività sono decisamente in salute e migliorano nel tempo, anche a seguito alla riduzione del rischio sovrano. La duration degli investimenti rende i bilanci delle assicurazioni italiane meno esposti ai rischi derivanti da un periodo prolungato di tassi di interesse molto bassi rispetto alle imprese di altri Paesi europei. Tuttavia, un acutizzarsi di questo scenario potrebbe però rendere più onerosa l’offerta di polizze vita rivalutabili, con conseguenze negative sulla redditività: ma le assicurazioni sono da tempo consce di questo rischio e hanno messo a punto meccanismi in grado di continuare a vendere questi prodotti in sicurezza.