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Le prossime sfide dell’automotive

Una ricerca di Ipsos a livello globale disegna lo stato dell’arte di una mobilità in piena evoluzione: forte interesse per veicoli elettrici e shared mobility, perplessità sull’auto autonoma

Anche un settore forte come quello dell’industria automobilistica può dover fare i conti con tendenze – sociali e di mercato - che influiscono pesantemente sulle scelte strategiche. I due temi chiave che sembrano guidare oggi l’opinione pubblica mondiale, l’evoluzione tecnologica e la tutela ambientale, sono tanto forti da costringere chi “fa il mercato” a guardare al proprio interno e rivedere le strategie di crescita. Un recente focus pubblicato da Coface evidenzia come l’industria automobilistica globale stia vivendo un periodo di recessione, con livelli di crescita negativa mai registrati dal 2008. Gli ostacoli che il settore si trova ad affrontare sono di natura regolatoria, con norme sempre più stringenti soprattutto per ragioni ambientali, tecnologica, con nuovi player aggressivi (Google Waymo, Tesla, Arcfox o Aiways) che guidano la corsa all’auto autonoma, e di mercato, con consumatori attendisti rispetto al livello di innovazione e ai possibili incentivi. Tutti questi stimoli forzati stanno costringendo i produttori di veicoli a reinventarsi per restare competitivi. Ma verso quali tendenze?

Vantaggi e dubbi globalizzati
Una possibile risposta arriva dalla ricerca Ipsos Automotive Navigator - ultimo studio del ciclo Future of Mobility dopo quelli dedicati a Driverless car, Electrification e Shared mobility - in cui si rilevano il livello di interesse, i dubbi e le aspettative dei consumatori rispetto alle tendenze chiave della guida autonoma, veicoli ad energia elettrica e mobilità condivisa.
Il nuovo paradigma della guida potrebbe sintetizzarsi nell’esempio di poter chiamare un taxi a guida autonoma tramite app, il quale, dopo averci portato a destinazione, si fermerà al primo punto di ricarica elettrica wireless in attesa di una nuova chiamata. Ma prima di arrivare a questa realtà gli ostacoli non saranno solo tecnologici. Lo studio mette a confronto le risposte raccolte in dieci Paesi, che mostrano risultati riassumibili in un atteggiamento dei consumatori positivo verso il nuovo paradigma di mobilità, ma a determinate condizioni.
In primo luogo, se veicoli elettrici e mobilità condivisa sono comunemente conosciuti e accettati, i consumatori hanno ancora più di qualche perplessità rispetto alla guida autonoma, associata in particolare ai rischi di incidente e al trasporto commerciale più che privato.

Veicoli elettrici: pesa la scarsa autonomia
In tema di veicoli elettrici, gli intervistati citano come principali vantaggi il minor impatto ambientale e la riduzione dei costi di consumo, viceversa gli ostacoli sono rappresentati dalla limitata autonomia di guida tra una ricarica e l’altra e dalle infrastrutture necessarie che sono ancora poco sviluppate: se infatti l’autonomia di una carica ad oggi supera abbondantemente la media di km percorsi al giorno (circa 40), è ancora molto lontana dalle attese dei consumatori, che si attendono di poter percorrere 350 km con un “pieno elettrico” da effettuarsi solo una volta la settimana. La ricerca evidenzia l’esempio norvegese, che dimostrerebbe come, se adeguatamente incentivati e sostenuti da una rete di alimentazione diffusa, i veicoli elettrici potrebbero rapidamente crescere nelle quote di mercato, così come avviene anche in casi di successo a New York, Londra e Parigi. Ed è soprattutto l’aspetto dell’infrastruttura di alimentazione delle vetture che fa ritenere che saranno proprio le grandi città a distinguersi nell’adozione di veicoli elettrici.

Giovani e urbanizzati gli utenti della mobilità condivisa
In tema di shared mobility lo studio rivela che 1 persona su 3 ha utilizzato nel corso del 2018 servizi di condivisione, ma si notano differenze sia a livello geografico, con il 38% degli utilizzatori che abita in grandi città contro il 28% dei piccoli centri, che anagrafico: la mobilità condivisa piace ai 18-34enni (52% gli utilizzatori) e meno agli over50 (18%). Secondo le risposte fornite nell’intervista, un tema chiave per lo sviluppo della mobilità condivisa è il costo del mantenimento di un’auto propria, e una spinta potrebbe essere data dall’esistenza di incentivi per rinunciare a possedere un mezzo; la quota però di chi non intende rinunciare in ogni caso all’auto di proprietà è ancora elevata (31% la media globale, 32% in Italia).
In sintesi, conclude lo studio, il trasporto del futuro sarà più economico, più pulito, migliorativo per gli utenti, che potranno scegliere tra una gamma di veicoli, e anche più profittevole per il settore. Nel frattempo il sistema dei trasporti dovrà necessariamente fare i conti con una fase di transizione non facile per i produttori automobilistici e i fornitori di servizi in mobilità.