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Istruiti e ben retribuiti: saranno i lavoratori più colpiti dall’Intelligenza artificiale

Una ricerca pubblicata dalla Brookings Institution dimostra che impiegati e dirigenti non saranno immuni dalla rivoluzione nel mondo del lavoro data dall’AI. Anzi

Se fino a qualche tempo fa ci si aspettava che le più colpite dall’impiego dell’intelligenza artificiale sarebbero state le classi di lavoratori già vulnerabili, quelli con una bassa scolarità e limitate competenze tecnologiche, uno studio del Brookings Institution recentemente pubblicato ha dimostrato che non sarà così.
Lo studio di Michael Webb ricercatore della Stanford University per Brookings Institution rivela infatti che "impiegati e professionisti ben pagati come radiologi, legali, optometristi e molti altri, non saranno immuni dall’impatto dell’Intelligenza artificiale sulla propria professione”. Anzi, pare proprio che "i lavoratori meglio istruiti e meglio retribuiti saranno i più colpiti" dall’impiego dell’intelligenza artificiale.

Una nuova tecnica di ricerca valuta l’impatto dell’AI
Questa rivelazione si basa su una nuova tecnica di ricerca sviluppata dal ricercatore di Stanford, Michael Webb, che ha costruito un algoritmo per confrontare il linguaggio di 16.400 brevetti di intelligenza artificiale che contengono le parole usate per descrivere 769 diverse attività di professionisti inserite nel database ufficiale del governo americano, noto come O*Net.
Per esempio, Webb ha individuato e isolato combinazioni verbo-oggetto in brevetti relativi al marketing che includevano "misurare, efficacia", "analizzare, dati", "identificare, mercati" e "monitorare le statistiche". In larga misura, questi termini rispecchiano quelli che si trovano su O*Net per spiegare cosa fa uno specialista di marketing.
Tra questi: "misurare l'efficacia dei programmi e delle strategie di marketing, pubblicità e comunicazione", "raccogliere e analizzare i dati sulla demografia dei clienti, le preferenze, i bisogni e le abitudini di acquisto per identificare i mercati potenziali" e "monitorare le statistiche di settore e seguire le tendenze della letteratura commerciale". Un così alto grado di sovrapposizione tra le due serie di testi indica che l'AI è pronta ad avere un impatto significativo su alcune particolari occupazioni sostituendosi in parte a questi professionisti.

L’impatto negli Usa
Brookings sostiene che circa 25 milioni di lavoratori negli Stati Uniti saranno dunque i più colpiti dall’impiego dell’AI. Si tratta di circa il 15% di tutta la forza lavoro della nazione.
Oltre agli specialisti di marketing, che si vedranno in parte soppiantare dall’AI, secondo Brookings, anche circa il 40% delle attività svolte da programmatori di computer e sviluppatori web saranno svolte dall’Intelligenza Artificiale. Per gli analisti della sicurezza delle informazioni, questa percentuale sarà del 65%. Per gli architetti di reti di computer, del 52%. In questi quattro campi, lavoratori che oggi guadagnano in media oltre 100.000 dollari all'anno, vedranno ridurre drasticamente la propria possibilità di impiego e il proprio stipendio.
Ma non solo. Anche i lavori al di fuori della tecnologia, come radiologi, analisti finanziari e avvocati, saranno a rischio.
I dipendenti con diploma di laurea saranno sette volte più esposti all'AI di quelli con un semplice diploma di scuola superiore, affermano gli esperti di Brookings. E i lavoratori asiatico-americani e bianchi sembrano saranno quelli più impattati dall’intelligenza artificiale di quanto lo saranno gli ispanici o gli afroamericani.

Nessuno si salva
Un cambio di previsioni, dunque? A rischio solo i colletti bianchi? No, Brookings non torna indietro nemmeno sulle precedenti stime che vedevano impatti negativi sulla maggior parte dei 10 milioni di americani che arrivano a guadagnare solo fino a 40.000 dollari (e anche meno). Ma mentre la ricerca passata di Brookings e altri aveva riunito il concetto di automazione in un unico grande calderone, la metodologia di Webb ha il merito di separare l'AI da altri progressi che minacciano i lavoratori meno istruiti e meno qualificati, come la robotica per coloro che svolgono lavori di produzione e software e non per coloro che svolgono lavori di routine di ufficio e di servizio.

Qualcuno si sta preparando
Gran parte della discussione sul futuro del lavoro si concentra su ciò che sta già scomparendo: lavori nelle fabbriche, nelle fattorie e nei ristoranti. Ma le perdite di posti di lavoro e i cambiamenti causati dall'automazione si propagheranno ben oltre - e raggiungeranno lavoratori apparentemente più sicuri come quelli che oggi operano in aree caratterizzate da un più alto contenuto tecnologico come la Silicon Valley e a Wall Street. E proprio questi lavoratori potrebbero essere quelli meno preparati ad una rivoluzione come quella in arrivo poiché la maggior parte degli sforzi del governo e delle aziende sono rivolti verso l’estremità giudicata più vulnerabile.
Per ovviare a questi rischi, alcune aziende stanno cercando di preparare i propri lavoratori più qualificati per il futuro. Google, ad esempio, ha investito un terzo della sua forza lavoro ingegneristica sulla formazione in AI e Amazon ha destinato la maggior parte dei suoi 700 milioni di investimento in formazione per accrescere le skill della propria forza lavoro, ai dipendenti di Seattle e ai magazzinieri.