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Le aziende tra digitalizzazione e talento

Il 60% delle imprese italiane ha una strategia digitale, ma solo il 30% riesce a integrare automazione e potenzialità umane. Soprattutto quello dei propri dipendenti

Competere nei prossimi anni significa trasformare radicalmente le aziende, i loro prodotti o servizi e introdurre a supporto del processo l’innovazione digitale. Non basta l'adozione di nuove tecnologie. La trasformazione digitale è innanzitutto un cambiamento del modo di concepire il funzionamento delle aziende. La ricerca Pathways to Digital Enablement di Willis Towers Watson ha analizzato a questo proposito lo stato dell’arte della trasformazione digitale del nostro Paese.
La maggioranza delle aziende italiane prese in esame dalla ricerca (58%) vede la digitalizzazione come uno strumento per attuare la propria strategia di business: se ne comprendono i diversi benefici, ma non la si considera ancora del tutto una trasformazione della natura aziendale. Il 33% invece la interpreta in quest’ottica, un dato superiore alla media globale (28%).
Sei aziende su dieci, secondo i dipendenti delle aziende analizzate, hanno una strategia digitale allineata o integrata con quella di business, rispetto a una media globale del 41%. Le aziende italiane però faticano ad attrarre capacità (37%) e talento (30%) dall’esterno e a premiare l’innovazione (45%).

I metodi per lo sviluppo digitale
In Italia, rileva lo studio di Willis Towers Watson, prevale un approccio centralizzato e formalizzato (45%) all’implementazione di una funzione digitale, molto più che all’estero (28%). Questo modello si riflette anche in una presenza superiore alla media della figura del Chief digital officer (39% contro il 25%).
Tra i metodi scelti per lo sviluppo delle capacità digitali, nelle fasi iniziali ci si affida a contratti con terze parti nel 35% dei casi, allo sviluppo interno organico in quasi la metà dei casi (48%) e alle partnership con strutture già avanzate in un caso su tre (29%). A differenza di quanto avviene all’estero, riguardo allo sviluppo avanzato, in Italia si evidenzia una preferenza per le partnership con le startup (29%) piuttosto che al ricorso agli incubatori o al venture capital (6%).

Tecnologia solo per i processi aziendali
 “L’automazione sul posto di lavoro sta aumentando vertiginosamente - spiega Edoardo Cesarini, amministratore delegato di Willis Towers Watson. “Tuttavia, nonostante la spinta verso la trasformazione digitale e il ricorso sempre più frequente a collaboratori esterni, molte aziende italiane faticano a integrare l’automazione con la propria forza lavoro”.
L’automazione e la digitalizzazione sono infatti nella stragrande maggioranza dei casi mirate a supportare i dipendenti nel portare a termine i processi aziendali (61%) e poco invece nell’abilitare uno svolgimento autonomo del lavoro (24%).

Idee e talento ancora poco premiati
Le aziende in Italia faticano soprattutto nell’integrare l’automazione e i collaboratori esterni e nel ricompensare le idee innovative: infatti più di due terzi dei dipendenti italiani (70%) ritengono che la propria azienda non sia ancora in grado di coniugare l’automazione col talento, il 63% non vede neanche la capacità di integrare collaboratori esterni con competenze specializzate all’interno dei propri team e il 55% non ritiene che le idee innovative vengano ricompensate.
 “Dato che il ricorso ai consulenti esterni continuerà a crescere, è fondamentale che le aziende affrontino la sfida dell’integrazione di queste figure all’interno della propria forza lavoro per competere con efficacia nell’attrarre i migliori talenti. Dalle nostre ricerche emerge che le aziende che hanno maggior successo in questo passaggio ottengono notevoli benefici in termini di riduzione dei costi e maggiore stabilità nel breve periodo”.

Le risorse umane come chiave del successo
I manager sono coloro che dovrebbero comprendere i modelli operativi in trasformazione e le nuove fonti di talento, e sviluppare nuove strade per unire il lavoro dei dipendenti con l’automazione. Per poter implementare la digitalizzazione, i manager italiani secondo i propri dipendenti dovrebbero dare la priorità alla gestione delle prestazioni (76%), alla struttura organizzativa (72%) e al ruolo delle Risorse Umane (72%).
“I manager devono anche avere la capacità di dare forma alla cultura dell’innovazione in azienda, aiutando ad attrarre e trattenere i talenti e a creare valore”, conclude Cesarini.