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Donne e lavoro ai tempi dell’automazione

Uno studio di McKinsey analizza l’impatto che il crescente ricorso a software umanizzati potrà avere sul mercato del lavoro femminile, già svantaggiato in termini di opportunità e salario: la soluzione, a detta del rapporto, è investire in formazione per consentire di acquisire le competenze necessarie ad affrontare la quarta rivoluzione industriale

Parlare di donne e lavoro significa inevitabilmente parlare di gender gap. Ossia di quell’insieme di svantaggi e penalizzazioni che le donne riscontrano quotidianamente nell’accesso al lavoro, nelle opportunità di carriera e nella retribuzione. Negli ultimi anni si è osservato qualche miglioramento, ma il tanto agognato equilibrio sembra ancora di là da venire. Lo scorso luglio, per esempio, l’osservatorio JobPricing ha rilevato che in Italia il gap di retribuzione fra donne e uomini, seppur in calo del 2,7%, si attesta a 2.700 euro lordi.
Il problema, nonostante i miglioramenti che si sono registrati negli ultimi anni, resta dunque centrale. E rischia di diventare ancor più grave in un momento di profonda evoluzione del mercato del lavoro. Già, perché agli albori della quarta rivoluzione industriale, viene naturale chiedersi quale impatto potrà avere l’automazione dei sistemi produttivi su un mercato del lavoro femminile che risulta già pesantemente penalizzato. Una possibile risposta arriva dal report The future of women at work: transitions in the age of automation, curato dalla società di consulenza McKinsey.

I robot ci rubano il lavoro
Il punto di partenza dell’analisi è facilmente intuibile: lo sviluppo dell’automazione porterà a una profonda trasformazione del mercato del lavoro. Molte mansioni scompariranno, sostituite da software sofisticati in grado di fare più rapidamente e meglio quello che prima poteva essere eseguito solo da una persona in carne e ossa. Altre professioni, di cui ancora ignoriamo l’esistenza, spunteranno fuori per accompagnare una trasformazione che, a conti fatti, è già in corso. Difficile dire come evolverà lo scenario. Solo una cosa appare certa: non sarà un passaggio indolore.
McKinsey stima che entro il 2030, a livello globale, una cifra compresa fra 40 e 160 milioni di donne perderà il lavoro a seguito dell’automazione. Le lavoratrici più colpite saranno quelle addette ai servizi di assistenza, ossia mansioni ripetitive che richiedono scarse qualifiche e competenze: il rapporto stima una perdita del 30% nei posti di lavoro. Lo stesso, precisa il rapporto, avverrà anche per gli uomini: fra poco più di dieci anni, il 21% della forza lavoro maschile sarà costretta a cercarsi un altro impiego. In questo caso, il settore più colpito sarà quello degli artigiani e operatori di macchina, con perdite stimate fino al 40% della forza lavoro complessiva.

I robot creano opportunità
L’altra faccia dell’automazione è fatta da nuove opportunità di lavoro che si verranno a creare grazie alla trasformazione dei sistemi produttivi. A fronte delle perdite di lavoro che si verificheranno in settori che richiedono poche competenze, spunteranno infatti nuove mansioni rese necessarie dall’utilizzo di software sempre più sofisticati che, nonostante tutto, richiederanno manutenzione e controlli. Anche in questo caso, come illustra il rapporto, l’impatto per uomini e donne sarà differente.
Per la componente maschile si prevede, per esempio, una crescita del 25% nei posti di lavoro del settore manifatturiero. Per le donne ci saranno invece maggiori opportunità nel settore sanitario, previsto in crescita del 25% rispetto al 2017.

Competenze per la transizione
Il passaggio, come già accennato, non sarà tuttavia facile. Fino 160 milioni di donne in tutto il mondo, come visto, saranno chiamate a reinventarsi quando le loro mansioni saranno sostituite da robot. E dovranno acquisire competenze utili per il mondo del lavoro al tempo della quarta rivoluzione industriale. È probabile, precisa il rapporto, che soltanto i settori che richiedono una formazione di alto livello potranno registrare una crescita nelle opportunità di lavoro. E diventa pertanto fondamentale fornire alla forza lavoro gli strumenti utili per acquisire nuove competenze, superando quelle barriere che già oggi rendono difficile per le donne raggiungere un certo equilibrio di salario e opportunità. Per McKinsey, saranno necessari investimenti in formazione e sostegni alla maternità per superare gli stereotipi di genere nel mondo del lavoro, migliorare l’accesso alle skill digitali e favorire la partecipazione femminile nei settori scientifici.