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Gender equality, il futuro è di chi lo fa

Dopo Matera, un nuovo incontro degli Stati Generali delle Donne per continuare a parlare di parità di genere, sostenere l’economia al femminile e promuovere leggi a favore delle donne in materia di diritti e lavoro

Grande fermento a Milano, il 27 giugno nella sede italiana del Parlamento Europeo, per il nuovo appuntamento degli Stati Generali delle Donne, il coordinamento permanente pensato e organizzato dalla coordinatrice nazionale Isa Maggi per parlare di parità, empowerment ed economia al femminile. E anche per fare il punto sulle passate elezioni.
“L’ambiente, i cambiamenti climatici, la magistratura, la crisi economica, la povertà sempre più diffusa, la irrilevanza sul piano internazionale dell’Italia. La speranza di futuro per i giovani e per la qualità della vita di tutti. Occorre un “sogno” che diventi anche un progetto concreto, perché il futuro è di chi lo fa”. Ed è questo che si propongono di realizzare le donne che hanno aderito al progetto degli Stati Generali delle Donne e che ne stanno sostenendo le istanze. Sono imprenditrici, intellettuali, filantrope e saggiste, attiviste e politiche che hanno preso a cuore il tema e che hanno deciso di impegnarsi in prima persone.

L’Europa e il Patto per le Donne

Gli Stati Generali delle Donne in questi ultimi anni hanno maturato una ampia riflessione sul tema dell’“Europa che verrà” e si sono interrogati sullo stato attuale delle istituzioni comunitarie, cercando di capire se sia possibile e come rilanciare il grande progetto europeo del Patto per le Donne attraverso un’analisi approfondita delle criticità e la costruzione di un laboratorio per esaminare le prospettive di rilancio, dal punto di vista delle donne.
All’indomani delle elezioni europee, ecco l’urgenza di capitalizzare l’esperienza del partito trasversale Patto per le donne: “Abbiamo raccolto in pochi mesi 17.600 voti: non abbastanza per ottenere una rappresentanza in Parlamento, ma abbastanza per decidere che ci sono le premesse per continuare su questa strada e arrivare un giorno, nella prossima legislatura a realizzare quelle politiche di genere in materia di lavoro, diritti, formazione così necessarie” ha annunciato Isa Maggi. “Il primo passo sarà quindi definire il Manifesto in 10 punti per questo progetto politico, al di là degli steccati e delle ideologie, che possa attrarre tutte le voci pronte a parlare per le donne”
Gli Stati Generali delle Donne sono oggi un interlocutore autorevole per le Istituzioni che operano nell'ambito delle politiche del lavoro, dell'economia, della finanza, dei diritti, della cultura, della scuola, della formazione, della pace e del dialogo, dello sviluppo e dell’ambiente.
Dalla riforma del trattamento previdenziale delle lavoratrici autonome alle facilitazioni fiscali per le micro imprese, agli sportelli dedicati nelle agenzie per l’impiego, gli Stati Generali delle Donne hanno le idee chiare su cosa fare e si mettono a disposizione delle elette per sostenere politiche comuni di sviluppo dell’universo femminile e non solo.

Fare impresa al femminile
“Dobbiamo creare le condizioni per il lavoro e le imprese delle donne” esorta Isa Maggi.
Fare impresa non è solo una prerogativa degli uomini. I recentissimi dati di Unioncamere documentano l'incremento costante delle imprese femminili. Ma secondo le recenti elaborazioni del rapporto Mc Kinsey le donne rispondono e si danno da fare: a livello mondiale, le start up fondate e co-fondate da donne offrono prestazioni migliori nel tempo, generando il 10% in più di reddito. In Italia, le imprese femminili e a conduzione femminile crescono tre volte più velocemente rispetto a quelle maschili, contribuendo per un terzo alla crescita dell’imprenditoria italiana. Tuttavia, per quanto riguarda i finanziamenti e l'accesso al credito, su 16,35 miliardi di euro di investimenti in Europa solo l’11% è stato destinato alle start up delle donne.
E il gender gap resta. Il rapporto tra donne e finanza, ad esempio, attesta che il 46% degli addetti nel settore dei servizi finanziari è di sesso femminile ma solo il 15% ricopre posizioni al vertice; la percentuale si abbassa ancora di più per le società di servizi finanziari guidate da donne, che raggiunge con fatica il 4%.
Da qui l’urgenza di scrivere il Piano Nazionale per il Lavoro e le Imprese Femminili già scritto e consegnarlo al Governo al fine di “sensibilizzarlo alle politiche di gender mainstreaming, incoraggiare, supportare e accompagnare attivamente la ricerca di soluzioni per risolvere lo squilibrio determinato della disoccupazione femminile, favorire l’integrazione delle donne, aumentare e sostenere la presenza femminile in tutte le sfere della società”.

Le donne, l’ambiente e il clima
Ma il lavoro non è l’unico tema. Isa Maggi incalza: “abbiamo intrapreso un viaggio fatto di storie di donne che stanno scrivendo il futuro della sostenibilità e delle pari opportunità. Da Expo2015 a Matera2019 verso Parma e Trieste2020, stiamo andando verso il raggiungimento dell’Agenda 2030 e dei Sustainable Development Goals, e lo facciamo al fianco delle Istituzioni, a partire dall’Europa. Il Patto delle Donne per l’Ambiente e per il Clima, ad esempio, sottolinea se ancora ce ne fosse bisogno il ruolo fondamentale delle donne per affrontare le grandi sfide che il Pianeta impone”.