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Italia, famiglie e imprese ricche e poco indebitate

Lo certificano Bankitalia e Istat nel nuovo rapporto sulla ricchezza. Restano i problemi (noti e pesanti) del reddito e del potere d'acquisto, che ristagnano da vent'anni

A fine 2017, la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 9.743 miliardi di euro, cioè otto volte il loro reddito disponibile. Lo hanno certificato Banca d’Italia e Istat nel nuovo report sulla ricchezza delle famiglie italiane e delle società non finanziarie. Si tratta dell’ennesima conferma del solido stato patrimoniale di cui godono le famiglie a confronto, invece, con gli altri dati sul reddito e il potere d’acquisto che invece collocano i cittadini della Penisola in basso nella graduatoria dei Paesi dell’Ocse. “Il livello elevato di quest’indicatore nel confronto internazionale – dicono Bankitalia e l’Istituto di statistica – è amplificato dal ristagno ventennale dei redditi delle famiglie italiane”. Anche il totale dell’indebitamento, pari a 926 miliardi di euro, è inferiore in rapporto al reddito rispetto agli altri Paesi.


Il mattone d’oro 

Gli italiani, conferma la rilevazione, puntano sempre sul mattone, che alla fine del 2017 costituiva circa la metà della ricchezza lorda delle famiglie e quindi la principale forma di investimento, con un valore di 5.246 miliardi di euro. Le attività finanziarie, invece, hanno raggiunto 4.374 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente ma la loro incidenza sulla ricchezza netta è inferiore a quella registrata in altre economie comparabili. Tra la fine 2016 e fine 2017, si legge nel rapporto, la ricchezza netta è aumentata di 98 miliardi di euro (+1%), dopo aver registrato riduzioni nel triennio precedente. L’incremento riflette l’aumento delle attività finanziarie, pari a 156 miliardi di euro (+3,7%), che ha compensato la riduzione di 45 miliardi di euro (-0,7%) delle attività reali, in costante diminuzione dal 2012, e l’aumento delle passività finanziarie di 13 miliardi di euro (+1,4%). Nello specifico, tra il 2005 e il 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle attività era salito dal 47% al 54% per poi ridursi negli anni successivi, fino al 49% del 2017. La crisi del mercato immobiliare in atto dal 2012 ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della cosiddetta ricchezza abitativa.


Imprese, aumenta la componente finanziaria 

Anche per quanto riguarda le imprese non finanziarie, a fine 2017 la ricchezza netta è risultata pari a 1.053 miliardi di euro. Il totale delle attività del settore è invece pari a 4.943 miliardi ed è costituito per il 63% da attività non finanziarie. La crescita di 177 miliardi rispetto alla fine del 2016 (+3,7%) è soprattutto in capo all’aumento per 196 miliardi di euro della componente finanziaria (+11,9%), che ha controbilanciato la contrazione delle attività reali (-0,6%), in diminuzione dal 2013. Sono gli immobili, il cui valore è risultato in calo del 2,7% anno su anno, ad aver trascinato giù la ricchezza lorda, compensata in parte solo dall’incremento degli altri beni a capitale fisso, come gli impianti e i macchinari (+2%) e i prodotti di proprietà intellettuale (+6,1%). Le passività finanziarie sono aumentate di 200 miliardi rispetto al 2016 (+5,4%), soprattutto per la variazione di azioni e altre partecipazioni (143 miliardi di euro). Tuttavia, alla fine del 2017 i debiti finanziari rapportati al valore delle attività non finanziarie ammontavano al 45% per le società italiane, un valore pressoché stabile dalla fine del 2005. Il dato colloca le imprese tricolori tra le meno indebitate, insieme a quelle tedesche (39%) e molto al di sotto dei valori canadesi e francesi, rispettivamente 88% e 82%.