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Se gli ammortizzatori sociali non bastano

Secondo il bilancio sociale di Inca, il patronato di Cgil, le misure sul welfare e sull'occupazione di questi anni non hanno saputo limitare l'insicurezza che regna nel mercato del lavoro italiano

È un quadro persistente di crisi, d’incertezza, di allentamento dei diritti e di tutele che devono essere ricomposte in questo difficile mercato del lavoro. Un giudizio netto che arriva da Inca, l’Istituto nazionale confederale di assistenza della Cgil, che ha stilato un bilancio sociale per indagare i cambiamenti degli ultimi anni nel mondo del lavoro e della previdenza, alla luce dei principali interventi legislativi dedicati, cioè la legge Fornero e il Jobs Act

Ma la situazione d’incertezza sui temi del lavoro, della previdenza e del welfare, a detta di Dario Boni, componente del collegio di presidenza dell’Inca, che ha parlato ad Adnkronos, "non è migliorata dai nuovi provvedimenti del governo, come quota 100 e reddito di cittadinanza sui quali aspettiamo di capirne di più, perché ci sono tanti interrogativi". 

Guardando indietro, soprattutto agli effetti collaterali della legge Fornero, l’Inca, a tutela di lavoratori esodati, ha presentato 25.525 domande di salvaguardia dal 2012 al 2017. Nel solo 2017, si evince dai dati del patronato, si sono rivolte all’Inca 12.690 persone, alle quali è stata presentata la domanda preliminare di riconoscimento delle condizioni di accesso alla pensione anticipata per lavoratori precoci. 

Ma sono più di tre milioni le pratiche lavorate nel solo 2017 in tutte le materie del welfare: tra previdenza e diritto del lavoro, infortuni e malattie professionali. In questo contesto, un provvedimento degli scorsi governi, però, è stato utile ed importante: l’Ape sociale. Su un totale di 48.258 domande presentate all’Inps, l’Inca ha presentato 17.418 domande, che rappresentano il 36% del totale. Per quanto riguarda, invece, il grande numero di prestazioni e bonus legati al tema della genitorialità, l’Inca ha visto aumentare il numero di operazioni richieste: dal 2011 al 2017, il numero delle pratiche totali è passato da 13.412 a 19.353. 

Complessivamente il giudizio di Inca è che gli ammortizzatori sociali, dopo le varie riforme, non riescano ancora a coprire tutta la platea di chi ne avrebbe bisogno e quindi dovrebbero essere rafforzati. 

Guardando ai dati di chi ha ottenuto un sostegno al reddito dal 2011 al 2017, fa notare il patronato, nessuna classe di età è risultata indenne dai licenziamenti poiché a perdere il posto di lavoro sono stati sia i giovani, destinatari soprattutto di contratti a termine e di breve durata, sia coloro che sono stati travolti dalle crisi industriali e produttive di questi anni. 

Chi è colpito dalla disoccupazione involontaria si trova spesso solo ad affrontare questa situazione problematica dal punto di vista economico, professionale e personale. In un mercato del lavoro frammentario e farraginoso come quello italiano, la prima sfida, secondo Inca, è garantire i diritti in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto in un momento in cui stanno aumentando le morti bianche e le malattie professionali.