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Ocse, l'Italia in recessione nel 2019

L'organizzazione di Parigi taglia la stima del Pil del nostro Paese: -0,2% contro il +1% previsto dal Governo. Incertezza politica, investimenti insufficienti, cantieri bloccati, scelte sbagliate affossano l'economia

L'Ocse taglia le stime del Pil per l'Italia, portando il dato per il 2019 dal +0,9% al -0,2%. La revisione della stima precedente (effettuata a novembre) coinvolge anche il 2020, il cui Pil è previsto a +0,5%, contro il +0,9% della precedente previsione. Tra i Paesi considerati dall’istituto di Parigi l’Italia è in terreno negativo in compagnia di Argentina e Turchia, la sola tra i maggiori Paesi industrializzati a registrare una flessione nel 2019. L’ultima volta che il Pil italiano ha chiuso l’anno in negativo, ricorda l’Ocse, è stato nel 2013. Le stime dell’organizzazione sono lontanissime da quelle del Governo italiano, che indicavano a dicembre una crescita dell’1% per l’anno in corso. 

Secondo Mauro Pisu, l’economista che guida il desk Italia dalla sede dell’Ocse, a Parigi, sentito dall’agenzia stampa Radiocor, il rallentamento globale, la frenata tedesca, l’incertezza politica e la bassa crescita potenziale è il mix di fattori che ha spinto in territorio negativo le previsioni sul Pil italiano nel 2019.

Se è vero che dal secondo trimestre ci sarà una moderata ripresa, lo è altrettanto che non sarà sufficiente a compensare la recessione della seconda metà del 2018 e l’inizio piatto dell’anno in corso. Il giudizio critico dell’Ocse è influenzato anche delle "perduranti indecisioni su alcune questioni fondamentali, come quelle sugli investimenti pubblici". Occorrerebbe, dicono da Parigi, sbloccare cantieri già iniziati e finanziati, giacché avranno "un ruolo di volano e daranno certezze che al momento latitano, disorientando gli operatori economici, le imprese e le famiglie". A questo si aggiunga che l'andamento negativo della crescita alza nuovamente l'attenzione sui conti pubblici, sul deficit e sui rapporti italiani con la Commissione Ue, non certo idilliaci. 

"Quando c’è un rallentamento globale sostenuto, come quello in atto – spiega Pisu –, l’Italia fa ancora peggio, lo subisce in modo più acuto”. Anche i legami con l'economia tedesca, il cui Pil crescerà solo dello 0,7% nell’anno in corso, non aiutano: "entrambi i Paesi sono esportatori e patiscono in modo particolare le tensioni commerciali". L’Ocse si attende, comunque, "una recessione breve": dopo un primo trimestre ancora debole a causa del destocking delle imprese, l'economia italiana dovrebbe gradualmente riportarsi verso la sua crescita potenziale, pari allo 0,5% circa, che è la proiezione per il 2020. L'andamento degli investimenti dovrebbe tuttavia restare moderato, mentre i consumi dovrebbero stabilizzarsi sui livelli del quarto trimestre 2018, segnando una crescita moderata. I livelli occupazionali restano "insoddisfacenti", precisa Ocse, ma la crescita dei salari sarà dell'1,5%, e cioè leggermente superiore all'inflazione, che si piazzerà all'1% circa.

L'organizzazione si è espressa anche sul reddito di cittadinanza, che "avrà un effetto a partire dal secondo trimestre, ma non tale da cambiare il ritmo di crescita, anche assumendo che i percettori lo spendano in toto". Ma il problema principale è politico, secondo l'istituto di analisi: le incertezze nelle decisioni sugli investimenti pubblici hanno un effetto negativo su tutta l'evoluzione economica, influenzando anche gli investimenti privati. "Manca – ribadisce Pisu – una chiara direzione delle politiche sugli investimenti pubblici. I due partiti della coalizione hanno un approccio fondamentalmente diverso su alcune delle questioni essenziali per il Paese. È chiaro che l'Italia oggi ha bisogno di più investimenti pubblici, non di meno. Su questo si deve fare leva e i grandi progetti già pronti, come la Tav, potrebbero avere un effetto volano anche nel breve termine. Non c'è tempo da perdere”. 

Anche la flat tax per i professionisti introdotta dal Governo, avrà al massimo un impatto sui consumi, mentre le ricadute sugli investimenti saranno "inesistenti" o "minuscole".