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Fake news, l’Ue chiede più impegno

In vista delle imminenti elezioni, ha avvertito la Commissione Europea, serve uno sforzo più deciso per frenare il traffico di notizie false sui social network

Qualche passo in avanti, ma ancora non basta: secondo la Commissione Europea, serve più impegno per frenare il fenomeno delle fake news. Il monito è arrivato con la pubblicazione del primo rapporto sull’attuazione del codice di condotta volontario sottoscritto da Facebook, Twitter, Mozilla e Google.
Per la commissaria europea al digitale, Mariya Gabriel, è arrivato il momento di “accelerare le misure” che sono state adottate in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. In particolare, ha aggiunto, è necessario allargare lo spettro delle diverse strategie e chiedere maggior trasparenza sulle campagne online di pubblicità politica: il pensiero corre soprattutto ai cosiddetti messaggi “a fini politici”, zona grigia in cui può nascondersi chi ha interesse a diffondere deliberatamente notizie false. Bruxelles ha quindi lanciato un appello anche ai brand commerciali che sfruttano la tecnica del clickbait, uno dei principali fattori di diffusione di fake news, per aderire al codice di condotta e porre un freno al flusso di disinformazione. I progressi del protocollo, ha informato la Commissione, saranno da ora monitorati mensilmente per valutare i risultati ottenuti. “Non possiamo permetterci di svegliarci dopo le elezioni e scoprire che potevamo e dovevamo fare di più", ha avvertito il commissario europeo alla sicurezza Julian King.
Intanto, andando oltre i tradizionali confini europei, Facebook e Twitter hanno recentemente annunciato di aver rimosso centinaia di account falsi gestiti in Iran, Venezuela e Russia che, si presume, venivano utilizzati principalmente per diffondere notizie false. La società guidata Mark Zuckerberg si è concentrata soprattutto sull’Iran, dove ha cancellato una rete di account che mostravano “un comportamento non autentico e coordinato su Facebook e Instagram”: il network, composto da centinaia di pagine e account, operava principalmente in Medio Oriente, Asia meridionale e, seppur in misura minore, Stati Uniti.
Twitter ha invece rimosso una rete di account gestita in Iran, Venezuela e Russia: nello specifico, i profili russi avrebbero prodotto un milione di tweet, focalizzati soprattutto sulla politica statunitense e sulle elezioni presidenziali del 2016, che sono ripresi e citati almeno 73mila volte. Il popolare sito di micro-blogging ha inoltre annunciato la sperimentazione di un nuovo strumento che, si spera, potrà contribuire a contenere le fake news rendendo più semplice risalire all’autore di una conversazione: sotto il nome dell’utente che twitta per primo, comparirà infatti la dicitura Original Tweeter. Lo strumento, nelle intenzioni della società, contribuirà inoltre a limitare il fenomeno dell’imitazione dei profili e ridurre così il rischio di malintesi che sempre più spesso coinvolgono personaggi famosi.