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Di Sibio (EY), l’Italia punti sull'innovazione

Il prossimo chairman e ceo della multinazionale di servizi finanziari ha parlato a Davos della situazione italiana e internazionale: ottimismo su Brexit e guerra commerciale Usa-Cina

L’Italia dovrebbe puntare su innovazione tecnologica per creare posti di lavoro e fermare la fuga dei cervelli che impoverisce il Paese. Ne è convinto Carmine Di Sibio, nato in Italia ma che dall’età di tre anni vive negli Stati Uniti e attualmente è global managing partner di Ey, in attesa di diventarne chairman e ceo dal prossimo primo luglio. Di Sibio, intercettato dal Radiocor durante il World economic forum di Davos, ha portato il punto di vista degli advisor del mercato globale, in un contesto di moderato ottimismo per lo scenario internazionale. Convinto che “alla fine i nodi si scioglieranno” e che “l’Europa farà leva sulla propria resilienza”, per l’Italia ha parlato di “grande sfida demografica da affrontare”. Il problema più grave del nostro Paese, secondo il top manager, è quello della disoccupazione giovanile. L’Italia “sta perdendo così tanto brain power – ha detto – perché i giovani lasciano il Paese e vanno all’estero. Succede anche ai miei parenti”. 

La soluzione, secondo lui, dovrebbe essere trovata in un’istruzione più efficace sulla tecnologia, atta a stimolare lo sviluppo di aziende innovative. Per quanto riguarda le iniziative del governo, Di Sibio non si sbilancia, anche se ha idee ben chiare sul reddito di cittadinanza, che accomuna ad altri sussidi erogati da molti altri Paesi con gli analoghi problemi: “c’è il rischio – ha spiegato – che le persone preferiscono i sussidi al lavoro. Non penso che i sussidi siano la soluzione, credo più nella creazione di posti di lavoro e nel fare sì che le persone siano produttive per la società e non stiano sul divano a guardare la tv”.

HARD BREXIT? NON CI SARÀ 

Allargando lo sguardo alle questioni geopolitiche, secondo Di Sibio, le cose non andranno così male. A partire da Brexit. “Noi pensiamo – ha sottolineato – che non ci sarà una hard Brexit, prevarrà la ragione e si troverà un qualche accordo. Il tempo è agli sgoccioli ma penso che alla fine una soluzione ci sarà”. Le società più grandi e i gruppi finanziari sono già preparati alla Brexit, mentre, ha fatto notare, le aziende di medie dimensioni non lo sono e qualsiasi tipo di hard Brexit “avrebbe un effetto devastante per le imprese più piccole”.

I DAZI STANNO DANNEGGIANDO USA E CINA 

A livello globale, la questione da risolvere con più urgenza è la guerra commerciale tra Usa e Cina. “Anche rivisto da +3,7% a +3,5% il Pil mondiale non è poi male, ma rispetto alle attese dello scorso anno, c’è certamente più preoccupazione per il 2019”, ha argomentato il top manager. Le carte sono in mano al presidente Usa, un “presidente diverso, polarizzante, che ha una base di circa il 40% dell’elettorato che lo sostiene molto, ma non è la maggioranza. Adesso, con la Camera democratica, c’è un controllo sul suo operato e si vedrà cosa riuscirà a fare nei prossimi due anni”. Che piaccia o meno, aggiunge Di Sibio, Donald Trump sta rispettando la sua agenda elettorale e la protezione dei confini ne è una parte importante. L’elezione di Trump è stata certamente “una sorpresa, uno shock” e sta a lui fare l’interesse degli americani. “Nei prossimi sei mesi – ha concluso Di Sibio – la guerra commerciale troverà una soluzione, perché sta danneggiando entrambi i Paesi”.