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Italia, bilancio fragile e il fisco non aiuta

La Corte dei conti, nella sua relazione sul 2017, evidenzia i rischi di un debito fuori controllo e avverte il governo: dopo la delusione della rottamazione delle cartelle, mai più spese con coperture non ancora contabilizzate

Spesa pubblica e fisco pesano sui conti dello Stato. In un contesto fragile, il debito pubblico rischia di farsi ancora più pesante per l'Italia, alle prese con l'asfissia della propria crescita, le incognite sul futuro della gestione finanziaria e la spesa per i servizi. È il quadro disegnato dalla Corte dei conti, in occasione della relazione sull'andamento delle finanze pubbliche nell'anno passato. 

La tutela della finanza pubblica, dice la Corte, s'identifica in buona parte con l'esigenza di "ricondurre il debito su un sentiero di sicura sostenibilità e di recuperare la crescita in termini di prodotto interno lordo". Se da un lato "l'eccessivo livello di debito limita la capacità progettuale di medio e lungo periodo", dall'altro dalle prospettive economico-finanziarie emergono "indicazioni positive, ma anche elementi critici connessi sia al quadro internazionale sia a nuove fragilità sulle tendenze di medio-lungo termine dei nostri conti pubblici". 

Secondo i magistrati contabili, è necessario effettuare "scelte molto caute e interventi di politica economica molto selettivi". Il richiamo è a "una maggiore efficienza nella gestione delle risorse", il che non vuol dire tagli, anche perché il rischio è che "un'ulteriore compressione della spesa" si traduca in uno "scadimento della qualità dei servizi resi alla collettività". Con gli interventi sulla qualità della spesa pubblica, e non sulla quantità, "è possibile incidere concretamente sulla ripresa", sottolinea la Corte dei conti. Nell'ultimo anno c'è stato invece un aumento complessivo della spesa per l'acquisto di beni e servizi effettuati sia attraverso il Programma di acquisti centralizzati, sia, soprattutto, con strumenti che operano al di fuori dal programma. Queste spese raggiungono nell'anno quasi quattro miliardi di euro, con un incremento del 26% rispetto al 2016: "si conferma la netta prevalenza (65,2%) degli acquisti al di fuori delle procedure Consip".

Il secondo tema principale della relazione è costituito dal fisco, cioè dalle preoccupazioni sull'affermarsi di "condotte fiscali che si risolvono nel mancato versamento delle imposte evidenziate nelle dichiarazioni tributarie". C'è delusione per gli esiti della cosiddetta rottamazione delle cartelle. A fronte di un ammontare lordo complessivo dei crediti rottamati di 31,3 miliardi, l'introito atteso ammontava a 17,8 miliardi ma di tale importo sono stati riscossi nei termini solo 6,5 miliardi, comprensivi degli interessi per pagamento rateale. "A tale somma introitata - spiega la Corte - deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere, pari a 1,7 miliardi comprensivi di interessi. Pertanto, dei 17,8 miliardi previsti a seguito delle istanze di definizione pervenute, 9,6 miliardi non sono stati riscossi e costituiscono versamenti omessi". 

Insomma, il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale non ha dato i risultati sperati, sottolinea anche la Procura generale della Corte dei conti nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato nel 2017. Se è vero che la complessità normativa, il livello alto della pressione fiscale, la difficoltà della congiuntura spiegano in parte questi numeri, è pur vero che il riordino tributario si configura come una priorità assoluta per l'Italia, "riordino che nel rispetto dei principi costituzionali dia al gettito certezza e adeguatezza", specifica la Corte. Sarebbe bene, quindi, che la copertura delle spese con i ricavi del recupero fosse disposta "solo a risultati effettivamente conseguiti, distinguendo fra ricavi straordinari e ricavi ipoteticamente connessi a recuperi strutturali, con particolare riferimento al consolidamento della fedeltà fiscale". Come dire che i governi non dovranno più fare affidamento sulla lotta all'evasione per coprire gli interventi che graveranno sul bilancio statale.