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Riforma della crisi di impresa, un'opportunità per le aziende italiane

Consegnate le bozze dei decreti legislativi sulla riforma della legge fallimentare e sul sovraindebitamento. Tra le principali novità, l’introduzione delle procedure di allerta. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Francesco Pacileo dello studio Lawyalty avvocati associati

Una riforma di grande importanza attende le imprese italiane. Il 22 dicembre scorso sono state consegnate al ministro della Giustizia le bozze dei decreti legislativi integranti l’attuazione della delega di cui alla l. n. 155 del 2017 sulla crisi di impresa. Ad elaborarle, una commissione ministeriale appositamente costituita e presieduta da Renato Rordorf. In particolare, gli schemi presentati prevedono l’approvazione di un nuovo codice delle crisi e dell’insolvenza, destinato a rimpiazzare integralmente la legge fallimentare attualmente in vigore (approvata con il regio decreto 267 del 1942) e la legge sul sovraindebitamento (legge n. 3/2012); inoltre sono previste modifiche ad alcune disposizioni del codice civile in materia societaria. Abbiamo incontrato l’avvocato Francesco Pacileo dello studio Lawyalty avvocati associati.

Avvocato Pacileo, quali sono le principali novità della riforma?

Prima di tutto l'introduzione delle procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, la regolamentazione della crisi dei gruppi di imprese e in maniera collegata, la previsione di un dovere per le imprese di avere assetti organizzativi adeguati per l’accertamento tempestivo della crisi e prendere le misure adeguate. Poi viene eliminata la parola “fallito” e viene introdotta la definizione di crisi. A questi, aggiungo il principio di prudenza, che è importante perché indicativo di una gestione più “conservativa” dell'impresa, nel momento in cui i vertici aziendali accertino la presenza di indizi di crisi. Questo indica un momento preciso in cui l’amministratore o l’imprenditore devono capire che non possono fare un investimento rischioso se non prendono prima particolari precauzioni. A quel punto l’impresa dovrà preoccuparsi di recuperare un equilibrio economico-finanziario per garantire la continuità aziendale. Infine l’aspetto centrale è il ruolo della continuità aziendale, un principio che ora diventa giuridico ma prima era prettamente di Economia aziendale. Sono aspetti che considero rivoluzionari.

Ci può spiegare perché sono rivoluzionari?

Oggi il diritto vigente della crisi di impresa, quello che una volta veniva chiamato diritto fallimentare, si è dimostrato poco efficace: sono rari i casi in cui si è riusciti a superare una crisi di impresa e rimettere l’impresa in sesto sul mercato. In Italia abbiamo una storia di paura e diffidenza verso il concordato preventivo, perché si ha paura di mettere in pubblico e davanti ai creditori le proprie difficoltà. Quindi gli imprenditori ricorrono al concordato preventivo quando ormai è troppo tardi e non è possibile ripristinare una continuità aziendale. Questa riforma consente di intervenire a monte, quando ci sono i primi segnali di crisi. Certo, non nego che ci possano essere degli elementi negativi, come la possibilità che l'impresa venga aggredita dai creditori troppo presto. Fino ad oggi un soggetto esterno all'impresa, i creditori, i pm, il giudice di ufficio potevano intervenire per primi nella crisi di impresa solo nel momento dell'insolvenza, quindi nel momento estremo della crisi. Fin quando non c'è insolvenza, nessuno dall'esterno può promuovere una procedura di crisi. Con la riforma, con le procedure di allerta esterna, i creditori pubblici qualificati, come l'agenzia dell'entrate, l’INPS, l'agente della riscossione, possono incidere sulla crisi di impresa incipiente, segnalando gli inadempimenti di cui all’art. 18, comma 2, del Codice prima al debitore e poi – in mancanza dell’estinzione del debito segnalato, di un accordo o della domanda del debitore di apertura di una delle procedure previste dal Codice – agli eventuali organi di controllo del debitore ed all’organismo di composizione della crisi d’impresa.

Ci può fornire qualche dettaglio sui criteri che verranno adottati per l’allerta esterno?

I criteri sono espressi nell’art. 18, 2° comma della bozza di riforma. Tali criteri attengono ad un’esposizione debitoria di importo rilevante e la soglia di rilevanza è calcolata sia in base a parametri assoluti sia, in difetto del superamento dei parametri assoluti e con alcuni accorgimenti, secondo percentuali di debiti scaduti e per ritardo nel versamento degli oneri previdenziali.
Per l’agenzia delle entrate l’esposizione è rilevante quando l’ammontare totale del debito Iva scaduto risulti pari ad almeno la metà del totale dell’Iva dovuta per l’anno precedente e sia comunque superiore a 100.000 euro. Per l’Inps, quando il debitore è in ritardo di oltre sei mesi nel versamento di contributi previdenziali per un ammontare superiore alla metà dei contributi dovuti nell’anno precedente, e sia comunque superiore alla soglia di 10.000 euro. Per l’agente della riscossione, quando la sommatoria dei crediti affidati per la riscossione a carico del debitore superi l’ammontare del 5% del volume di affari risultante dall’ultima dichiarazione fiscale del contribuente, purché sia superiore alla soglia di 30.000 euro, o comunque superi l’importo di 500.000 euro. Anche per l’agente della riscossione vale infine la stessa soglia dell’agenzia delle entrate per i soli debiti Iva. 

Sono criteri che possono mettere in difficoltà le imprese italiane?

Anche la legge vigente oggi se applicata male può mettere in crisi il sistema. Siamo in una fase di incertezza, perché come la legge verrà applicata in concreto non lo sappiamo. Certamente si dovrà ragionare per principi e per me il principio guida di tutta la riforma è la continuità aziendale. Se una impresa è in continuità aziendale, allora la legge non potrà mai intaccare nessun imprenditore. Se invece un'impresa non è in continuità per realizzare il proprio ciclo produttivo e adempiere le obbligazioni in un prevedibile futuro, allora un sistema che mette in guardia un'azienda, ha un effetto benefico, perché incentiva l’imprenditore a rimediare nel momento opportuno. Nella mia esperienza, ho conosciuto aziende famose che hanno continuato a fare investimenti troppo rischiosi nonostante fossero già in crisi avanzata. Questo con la nuova legge verrà disincentivato. I creditori pubblici qualificati hanno anche responsabilità se non segnalano, perché diventerebbero chirografari e l’agente della riscossione perderebbe la facoltà di opporre il credito per spese ed oneri di riscossione, con rischio di danno erariale. In realtà credo che questa riforma sia un'occasione per le imprese che siano compliant quanto al dovere di predisporre assetti adeguati, di distinguersi in positivo e così anche di avere un migliore accesso al credito. Nel diritto oggi vigente i gradi della crisi di impresa giuridicamente rilevanti sono il momento in cui sorgono dubbi sulla continuità aziendale, lo stato di crisi che necessita di una ristrutturazione dei debiti per evitare l’insolvenza e lo stato di insolvenza quale stabile incapacità del debitore di adempiere regolarmente le obbligazioni assunte. Questi tre passaggi saranno fondamentali anche nel nuovo impianto. È bene chiarire, inoltre, che la riforma non cambia nulla nel fallimento, salvo la possibilità di attribuzione al curatore dei poteri dell’assemblea dei soci. 

Vede punti di criticità?

Sì, il problema è che la procedura di allerta, specie se esterna, non mantiene la confidenzialità come era invece previsto nel progetto originario. Anche i termini per far scattare moratorie ed altre misure protettive a favore del debitore sono mal coordinati fra le varie procedure, sottraendo tempo al debitore per disporre di tali strumenti. Sono inoltre critico sul ridimensionamento del concordato preventivo liquidatorio, bisognerebbe invece seguire quello che è meglio per i creditori: se preferiscono un concordato liquidatorio non capisco perché limitarlo. Ho dei dubbi.

Come si colloca questa riforma nel contesto europeo?

Rispetto al resto d'Europa sarebbe una normativa avveniristica. Solo in Francia ci sono le procedure di allerta. Gli altri Paesi dovranno adeguarsi. Anche in Germania si stanno interrogando se la legge sull’insolvenza sia o meno compliant rispetto a quanto chiede l’Unione Europea. Ripeto, per me questa riforma è una grande opportunità per le imprese italiane per distinguersi in positivo e per divenire più affidabili.