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Ecco come cambia l’ecosistema delle automobili

L’analisi di Arthur D. Little sull’innovazione che sta investendo il settore della mobilità

Elettrica, connessa, condivisa, persino autonoma. Poi, chissà, magari un giorno anche volante. L’automobile sta attraversando un processo di profondo cambiamento. E trascina con sé tutto un sistema sociale e produttivo che sembra quasi esserle stato costruito attorno: non è un caso infatti se, fra le tante etichette affibbiatele, la nostra società è stata definita anche società fordista.
Il cambiamento è già in corso, ma dire con certezza dove ci porterà è impresa ardua. Ci ha provato recentemente la società di consulenza Arthur D. Little, attraverso il rapporto intitolato The future of automotive mobility. Indagine realizzata su un campione di 6.500 intervistati, la ricerca tenta di dare forma all’innovazione che sta investendo il settore delle automobili. E che, pertanto, costituirà la base del paradigma della mobilità del prossimo futuro.
Il rapporto prende innanzitutto atto del cambiamento: stando alle previsioni della società, entro il 2030 le auto elettriche costituiranno più del 50% del parco veicoli circolante. E nel 2025, su un totale di un miliardo di vetture a livello globale, 430mila veicoli saranno a guida autonoma. Cresce poi l’interesse verso il car sharing (59%) e si diffondono sempre più fenomeni peer-to-peer di condivisione della propria auto.
Insomma, il cambiamento è sotto gli occhi di tutti. E secondo i dati del rapporto, in futuro sarà sempre più guidato da autorità di regolamentazione: l’innovazione, a detta della società, potrà contribuire a risolvere alcuni dei problemi atavici della mobilità. Traffico, parcheggi e inquinamento sono soltanto alcune delle criticità che potranno essere affrontate con l’ausilio delle nuove tecnologie. Poste queste basi, non stupisce che a guidare il cambiamento, più che i consumatori finali, saranno proprio gli organi regolamentari.
Lo slittamento di paradigma, com’è naturale, si ripercuoterà sull’intera produttiva. Ma forse non nella misura in cui temevano addetti ai lavori come i produttori di apparecchiature originali. L’esempio della mobilità on demand, resa possibile da flotte di taxi robot, è forse il più esplicativo: stando alle elaborazioni di Arthur D. Little, se anche la novità arrivasse a coprire la totalità del mercato, gli effetti su abitudini e vendite di auto non sarebbero così drammatici come ci si aspetterebbe. Un segnale che il cambiamento comunque arriverà. E dato che il cambiamento non è mai di per sé buono o cattivo, l’unica soluzione è farsi trovare pronti alla sfida del futuro.