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Usare bene la testa fa bene al portafoglio

Riccardo Viale, professore dell’Università Bicocca di Milano, spiega perché la finanza comportamentale dovrebbe trovare posto nei programmi di educazione finanziaria

Perché se ci rubano 100 euro la nostra perdita di felicità sarà doppia rispetto alla felicità che avremmo se trovassimo 100 euro per strada? La risposta ha a che fare con l’irrazionalità della nostra natura umana. Eccessiva sicurezza, rimpianti per spese affrettare, eccessivo ottimismo, illusione di controllo. Sono alcuni comportamenti collegati alla gestione (spesso poco virtuosa) delle risorse finanziarie. Si tratta del terreno d’indagine della finanza comportamentale, la branca degli studi economici che indaga i comportamenti legati alle scelte in materia finanziaria. Una scienza che include nei propri modelli i principi di psicologia legati al comportamento individuale e sociale.
La finanza comportamentale ha ormai acquisito un peso di primo piano nel campo degli studi accademici. Non è un caso che il Nobel 2017 per l’economia sia stato assegnato allo statunitense Richard Thaler dell’università di Chicago per i suoi studi sulla comprensione della psicologia economica. Anche in Italia sta trovando sempre più spazio l’idea per cui l’analisi economica deve mettere al centro dei propri modelli l’individuo, con i suoi valori e le sue propensioni. Tra gli assertori di questo pensiero c’è Riccardo Viale, professore ordinario di logica e filosofia della scienza presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Secondo Viale anche l’educazione finanziaria sta a poco a poco abbandonando l’approccio di mera alfabetizzazione enciclopedica per spostarsi verso l’apprendimento delle modalità di decisione in campo economico.

Professor Viale, gli attuali programmi di alfabetizzazione finanziaria stanno diventando obsoleti?
L’insegnamento tradizionale di nozioni legate ai fenomeni economici non sta producendo grandi risultati di miglioramento nelle capacità di management, sia nei piccoli imprenditori sia nelle famiglie che si trovano a gestire i propri risparmi e investimenti. Per arrivare a un effettivo miglioramento della capacità di prendere decisioni economiche virtuose occorre scavare più a fondo andando alla radice, cioè risalendo ai processi di ragionamento e di decisione. Quindi il focus dell’educazione finanziaria non dovrebbe riguardare soltanto i concetti, ma anche i processi. In altre parole, non più solo il “know that”, ma anche il “know how”.

Questo perché l’essere umano tende a spendere il denaro in un certo modo a seconda della sua provenienza…
Esatto. Si tratta della “mental budgeting”, una delle caratteristiche del comportamento umano analizzate da Richard Thaler. Se troviamo dei soldi per strada tendiamo a spenderli facilmente; viceversa, se li abbiamo ereditati tendiamo a trattarli con molta cautela, a non metterli nello stesso cassetto mentale. Quindi a seconda della provenienza dei soldi ognuno di noi tende a generare più consumo o più risparmio.


Quali azioni andrebbero messe in campo, a suo modo di vedere?
Da un lato abbiamo la risk literacy, dall’altro lato la matematica dell’incertezza. Pertanto si dovrebbe insegnare come gestire e come ragionare sul rischio, iniziando dall’analisi della probabilità di eventi abbastanza sicuri. È possibile fare ciò quando si hanno statistiche affidabili, oppure quando siamo di fronte a eventi che per loro conformazione già presentano un numero di probabilità finite, proprio come avviene, ad esempio, nel caso del lancio di un dado. 


E invece come si può gestire l’incertezza?
L’incertezza nasce quando non si possono fissare delle probabilità. Ad esempio quando i fenomeni non sono prevedibili, quando non ci sono statistiche affidabili oppure quando le statistiche hanno prodotto risultati partendo da campioni molto piccoli (il cosiddetto fenomeno della varianza). L’incertezza caratterizza la maggior parte dei fenomeni di carattere economico. Quelli le cui probabilità possono essere fissate in maniera certa sono pochissimi. Bisogna insegnare all’individuo a relazionarsi con questo mondo. L’universo economico è fatto di incertezza, pertanto non si può pretendere, ad esempio da un consulente finanziario, di avere certezze che non esistono, puramente illusorie.