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Co2, morti bianche e povertà ricalcolano il Pil

Confcommercio propone un nuovo modo di valutare la ricchezza di un Paese, considerando tre fattori negativi legati a produzione e consumi

Si parla di spesso di ricalcolare il Pil, inserendo parametri diversi ma senza arrivare necessariamente a includere il tasso di felicità dei cittadini, come ciclicamente si propone di fare, tra provocazione e divertissement. Confcommercio fa qualcosa di molto più concreto, calcolando ciò che chiama il Pil equilibrato, cioè un valore che non sia meramente quantitativo e legato ai segni più degli indicatori di performance di un Paese. 

L’associazione propone un Pil che tenga conto anche di tre fattori negativi (fattori di penalizzazione) legati alla produzione e al consumo: le emissioni di Co2; la mortalità per incidenti stradali e sui luoghi di lavoro e la variazione del numero di poveri assoluti. “L’obiettivo - dicono da Confcommercio - è leggere la crescita nel tempo e nel confronto tra Paesi sulla base di un prodotto lordo che tenga conto di aspetti indesiderabili dell’attività economica”. 


Co2 e mortalità: l’Europa funziona 

In questa seconda edizione dell’esercizio, l’associazione considera sei Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna e Regno Unito) in un arco temporale dal 2006 al 2015. 

Sono molto positivi i risultati di tutti Paesi (l’Italia è tra i migliori) nel contrasto alle emissioni inquinanti (Italia: -22%) nel periodo considerato e in relazione al contenimento della mortalità stradale e sui luoghi di lavoro (Italia: -40%). Questi risultati si devono soprattutto agli impegni presi in sede europea: come dire che, in questi casi, il “ce lo chiede l’Europa” ha funzionato. 

La crisi economica ha invece peggiorato ovunque l’area della povertà assoluta ma non è facile fare un confronto tra Paesi perché solo l’Italia tra quelli considerati dispone di statistiche ufficiali sull’argomento.


Tanti miliardi di ricchezza dispersa 

Ad ogni modo, nell’ultimo anno considerato dallo studio, il 2015, il costo di queste tre variabili sul Pil è stato per l’Italia di oltre 39 miliardi di euro, il 2,4% del totale. Un risultato peggiore, in termini di percentuale, l’ha realizzato solo la Spagna (2,5%) e in valore assoluto è la Germania a scontare le perdite più significative, con 71 miliardi. Per i sei Paesi riuniti nello studio, la perdita totale data dalle variabili di disvalore è di oltre 235 miliardi. 

Infine, guardando al costo pro capite nel 2015, il confronto tra i valori del Pil e del Pil equilibrato mostra che in Italia circa 650 euro per abitante andrebbero dedotti perché di fatto non costituiscono una vera produzione di ricchezza, quanto piuttosto una perdita secca dovuta a inquinamento, aumento della povertà assoluta e mortalità sulle strade e sul lavoro.