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Cultura finanziaria: tante idee, soprattutto confuse

Una legge ferma in commissione (da un anno) promette di dare un ordine alle tante iniziative di educazione finanziaria: ce ne sono più di 200, ma pochi lo sanno

Fino a pochi anni fa il tema dell’educazione finanziaria non era affatto presente nell’agenda di decisori politici e delle Autorità: solo in tempi recenti, complici la crisi finanziaria del 2008 e quella del debito del 2011, ci si è posti il problema della correlazione tra alfabetizzazione finanziaria e benessere delle famiglie.
Proprio la recente legge sulla concorrenza, approvata dopo un iter di quasi due anni, ha previsto l’apertura di un tavolo di consultazione, soprattutto sul tema della previdenza complementare, con l’obiettivo di aumentare l’educazione finanziaria e previdenziale, cui partecipano le organizzazioni sindacali e le rappresentanze datoriali più rappresentative in ambito nazionale, oltre alla Covip (l’Autorità che si occupa della previdenza complementare) e a esperti della materia.


LA MANCANZA DI COORDINAMENTO

Sono già tante le iniziative messe in campo da istituzioni, Authority e privati. Lo testimonia un importante censimento uscito quest’anno che ha analizzato nel triennio 2012-2014 tutte le attività che riguardano questo campo. Lo studio è stato condotto a livello nazionale da Banca d’Italia, Ivass, Consob, Covip, Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e Museo del risparmio e ha censito 206 iniziative, promosse da 256 soggetti. In quasi i due terzi dei casi, i programmi hanno coinvolto meno di 1.000 persone; solo un’iniziativa su dieci si è rivolta a più di 10 mila partecipanti.
Caratteristiche principali di questo quadro sono la frammentarietà e l’eterogeneità: alcune iniziative, definite di educazione, prevedevano un programma formativo; altre, definite di sensibilizzazione, si limitavano alla condivisione di materiale informativo.
È però l’assenza di un quadro nazionale l’ostacolo più grande che ha limitato il coordinamento tra le singole azioni e lo sfruttamento delle sinergie.
Un’altra questione su cui è necessario concentrarsi è la verifica: oltre la metà dei programmi messi in campo non prevedeva alcuna forma di monitoraggio successivo all’attività formativa.


PIU’ FACILE RIVOLGERSI AI GIOVANI

L’analisi ha separato le iniziative rivolte agli studenti e quelle verso gli adulti. L’educazione finanziaria per gli adulti è risultata meno strutturata: la difficoltà principale sta nel misurarsi con una platea estremamente variegata in termini sia di fabbisogni sia di capacità di accesso. Quali sono i modi, i luoghi e i tempi migliori e compatibili con la disponibilità di tutti i potenziali beneficiari?
Discorso diverso per gli studenti, perché soprattutto le iniziative più grandi sono state in linea con le migliori prassi internazionali: c’è stata una buona collaborazione tra gli esperti di materie finanziarie e docenti, cui si è associata l’attività dei formatori; migliore è stata l’integrazione con i curricula scolastici e maggiore è stato il monitoraggio e la valutazione degli impatti.


POSSIBILI AZIONI

Stando al dibattito animato dagli addetti ai lavori in questi anni, nonostante le iniziative di espansione dell’alfabetizzazione finanziaria si siano moltiplicate non si è ancora riusciti a fare massa critica. Sono due le strade da percorrere con decisione, sostengono gli esperti: la prima è inserire la materia dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici già dalle elementari; la seconda è che tutti i soggetti pubblici, dal ministero del Lavoro alla Banca d’Italia, all’Agenzia delle entrare, organizzino eventi focalizzati solo su questo tema. Insomma una campagna a tappeto, pervasiva, scevra dal pregiudizio ideologico e garantita dallo Stato.
Questo, e molto altro, è contenuto nel disegno di legge 1196, che però giace dal novembre scorso presso la commissione Istruzione pubblica e beni culturali del Senato. Il testo dovrebbe dare attuazione a nuove norme per l’educazione alla cittadinanza economica, nonché dare un coordinamento a quelle che ci sono già. Le parti sociali sentite dalle commissioni hanno sostanzialmente condiviso il disegno di legge plaudendo soprattutto alla definizione di un programma formativo di educazione finanziaria rivolto ai giovani e che sarà sviluppato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.