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Export e manifattura trainano l’Italia

E La bilancia commerciale nel 2022 è andata meglio che in tutti gli altri paesi dell’Unione Europea e nel complesso le esportazioni sono cresciute del 19,9%. Bene anche la produzione industriale, su cui però peseranno le conseguenze dello stop al Superbonus 110% appena deciso dal governo

Vola l’export italiano, consolidando così l’ottimismo per la nostra economia, dopo aver scongiurato (nelle previsioni) la recessione nell’anno in corso, e gli incoraggianti dati sull’occupazione. Nel 2022, l’export italiano balza del 19,9%, mentre l’import del 36,5% su base annua, un risultato incoraggiante e che batte quasi tutte le altre economie europee, secondo l’ultimo report di Istat. 

La crescita in valore delle esportazioni è trainata in particolare dalle vendite di beni di consumo non durevoli e beni intermedi; mentre per le importazioni l’Italia ha effettuato gli acquisti maggiori nel campo dei prodotti energetici. Il deficit commerciale complessivo per il 2022 è superiore ai -31 miliardi di euro, a fronte di un avanzo di oltre 40 miliardi del 2021, spiega Istat. Per quanto riguarda la distribuzione dei mercati di sbocco, quelli dell’Unione Europea, in media segnano una crescita del 19,7%, mentre guardando fuori dall’Unione lo sviluppo è anche maggiore, pari al 20,2%. 

L’Italia, nel complesso, come si diceva, fa meglio di tanti paesi europei: la Francia ci tallona con una crescita pari al 18,6%, mentre la Germania realizza un 13,7%, la peggior performance tra i paesi Ue, soprattutto a causa dei settori automobilistico e chimico. La performance italiana è trainata soprattutto dall’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+42,8%), prodotti petroliferi raffinati (+80%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+17,6%), macchinari e apparecchi (+10,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+16,7%) e sostanze e prodotti chimici (+20,1%). 

Manifattura in salute, ma rischi dallo stop del Superbonus 110% 

Insieme agli ottimi numeri della bilancia commerciale, l’Italia conferma, e anzi si rafforza, nel settore manifatturiero, che nei primi 11 mesi del 2022 ha replicato le performance del 2021. Il fatturato deflazionato è aumentato del 2,6% se confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente, riuscendo così a compensare il lieve calo (-1,1%) dei mesi di ottobre e novembre. L’Italia è il paese con il migliore risultato rispetto al periodo pre-pandemia, con un divario di produzione industriale inferiore rispetto a Francia, Germania e Spagna: -0,5% rispetto ai primi 11 mesi del 2019 per il nostro paese, -1% per la Spagna, -4,9% per la Francia e -5,7% per la Germania, secondo i dati presentati da Prometeia. 

L’industry gode del ciclo positivo della domanda interna, con la ripresa dei consumi delle famiglie. A livello tendenziale, se si considerano i primi nove mesi, quindi quelli meno perturbati dall’impatto dell’inflazione e del caro bollette, i consumi interni hanno registrato un aumento del 6,5%. Anche in questo caso, il confronto con il mondo pre-Covid non fa troppo male: il divario sul periodo gennaio-settembre 2019 è solo del -1,8%. 

Servizi e dei beni semidurevoli, come l’abbigliamento e le calzature, hanno caratterizzato la ripresa: ha contato molto il ritorno alla socialità libera da regole di sanitarie e la repentina ripartenza del turismo. Sempre nei primi nove mesi del 2022, sono andati bene gli investimenti, con una crescita del 10,8% rispetto allo stesso periodo del 2021. 

Infine, un grande contributo è arrivato dalle costruzioni, +13% su base annua nei primi nove mesi del 2022, nonostante nel terzo trimestre ci sia stato un rallentamento dovuto ai dubbi sul mantenimento del Superbonus 110%, argomento, peraltro di stretta attualità, visto che il governo ha appena deciso di interrompere l’agevolazione fiscale.