citta-a-basse-emissioni-serve-un-cambio-di-passo

Città a basse emissioni, serve un cambio di passo

Nell’annuale rapporto di Legambiente sull’inquinamento atmosferico emerge che i livelli di smog delle aree urbane sono ancora troppo alti, nonostante qualche timido miglioramento. Per rientrare nei limiti più severi previsti da Unione Europeo e Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) servono interventi strutturali da parte della classe politica capaci di risolvere situazioni molto critiche di inquinamento atmosferico, soprattutto al Nord.

Pochi miglioramenti e standard internazionali più rigidi mostrano sempre più limpidamente come la situazione dell’inquinamento atmosferico nelle città italiane sia critica. I cittadini sono esposti a concentrazioni di agenti inquinanti troppo elevate e, affinché si possa mutare questo scenario, serve un deciso e perentorio “cambio di passo”, senza mezze misure. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dal report di Legambiente Mal’aria di città, cambio di passo cercasi 2023, l’annuale analisi sulla qualità dell’aria dei maggiori centri italiani, ottenuta tramite i dati dalle varie centraline di rilevamento delle polveri sottili e degli agenti inquinanti. L’obiettivo, oltre a comporre un quadro quanto più completo sulla situazione delle aree urbane italiane, è quello di fornire una serie di soluzioni efficaci e tempestive, e non semplicemente dei rimedi momentanei e senza visione a lungo termine.

Limiti sempre più stringenti

Gli attuali limiti imposti per le concentrazioni di particolato atmosferico (PM10, PM2,5) e biossido di azoto (NO2) sono stati superati per molti giorni in parecchie città d’Italia. In particolare nel 2022 la soglia limite del celebre PM10 (ovvero una media giornaliera di 50 microgrammi/metrocubo) è stata oltrepassata per più di 35 volte in molte città italiane: su tutte Torino, con 98 sforamenti, seguita da Milano con 84, Asti con 79, Modena 75, Padova e Venezia con 70. Questo dato fa ancora più riflettere se si pensa che le normative attualmente vigenti per l'inquinamento hanno le maglie molto più larghe della direttiva Europea sulla qualità dell’aria, stilata nell’autunno del 2022, il cui scopo è dettare le linee guida da rispettare, ponendo ambiziosi obiettivi da raggiungere entro il 2030. Va ricordato infine che anche le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte rispetto ai valori indicati dall'Oms per evitare danni alla salute e sono quindi da considerare solamente una tappa intermedia nell’ottica di ottenere una vita davvero più salubre nelle nostre città.

Una situazione critica

I dati delle singole città forniti dallo studio di Legambiente non sono confortanti. Come per il PM10, anche per quanto riguarda l’ancora più dannoso PM2,5 (una particolato più piccolo, in grado di arrivare più in profondità negli alveoli polmonari) i limiti attuali vengono superati nella maggioranza dei casi. In particolare, delle 85 città di cui si aveva a disposizione il dato, ben 71 (l’84% del campione) nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti dalla prossima direttiva europea nel 2030. Ancora più nel dettaglio, alcune di queste, tutte al Nord e facenti parte del bacino padano (Milano, Bergamo, Cremona, Torino, Padova, Vicenza, Piacenza, Alessandria) hanno addirittura doppiato quello che sarà il nuovo valore di legge (10 µg/mc contro i 25 µg/mc). Anche per quanto riguarda il biossido di Azoto (NO2) la situazione è critica: il 61% dei centri, pur non superando il limite legislativo attuale per il biossido di Azoto (NO2), nel 2030 sarà fuorilegge viste le concentrazioni registrate nel 2022.

Dove stiamo andando?

Il problema dell’inquinamento non è risolvibile in poco tempo. E soprattutto non senza delle scelte politiche radicali e coraggiose, perché i limiti severi previsti da Ue e Oms non possono essere minimamente raggiunti senza una profonda revisione dei nostri modi di spostarci, vivere e produrre. La strada da intraprendere è chiara, anche se ridurre l’inquinamento nelle città non sarà una passeggiata. Nonostante le misure già messe in atto in moltissimi contesti urbani gli agenti inquinanti non sono diminuiti. Gli sforzi ci sono stati, specialmente nell’ultimo decennio, i risultati però non sono stati quelli sperati. Il tasso medio di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è infatti solo del 2% per il PM10 e il 3% per l’NO2. Troppo poco se si ci si vuole allineare agli obiettivi europei del 2030 e a quelli ancora più stringenti dell’Oms per avere una qualità dell’aria che garantisca ai cittadini una vita salubre e priva di rischi per la salute.

Proposte per il futuro

Le città sono imputabili solo di una parte dell’inquinamento, che ha anche delle cause legate a industria e agricoltura. In ogni caso gli agglomerati urbani, visti come sistema energivoro e ricettacolo di traffico, devono essere ridisegnati dal punto di vista urbanistico secondo schemi differenti per divenire sempre più a misura d’uomo. Per cambiare profondamente le nostre città dovrebbero essere progettate forme ambientalmente sostenibili di trasporto, riscaldamento e smaltimento dei rifiuti. Il sistema della mobilità cittadina è uno dei nodi principali e più importanti per ridurre il livello di inquinamento dell’aria. Zone a traffico limitato che diventano Zone a Emissioni Limitate (LEZ), ovvero, accessibili gratuitamente solo a mezzi a basse o nulle emissioni. Moltissime grandi città europee già si stanno muovendo in questa direzione, da Londra a Parigi, da Berlino a Milano: usare i mezzi a combustibili fossili sarà sempre più difficile e costoso nelle aree urbane. I risultati sono già visibili: una riduzione di inquinamento fino al 40% dove si centellina il passaggio dei veicoli inquinanti. Questa strada, già intrapresa in moltissimi centri, potrà essere implementata a zone sempre più grandi, fino a raggiungere addirittura vastissime porzioni di città in cui non sarà possibile accedere con alcun mezzo inquinante, le cosiddette Zero Emission Zone (ZEZ), saranno permessi solo mezzi di mobilità dolce, privilegiando sharing mobility e mezzi elettrici. Questo sarà possibile solo nell’ottica in cui le città investiranno in maniera decisa sul sistema di trasporto pubblico, rendendolo accessibile, veloce e universale. In Italia ancora troppo poco è stato fatto per creare una rete di mezzi pubblici affidabile, capillare e puntuale, ma le risorse del Pnrr sono orientate proprio in questo senso: per rivoluzionare il modo di spostarsi di molte persone, senza ridurre la qualità di vita o i tempi di percorrenza. Da non dimenticare poi il capitolo dei riscaldamenti, grandissima fonte di inquinamento. Le istituzioni devono guidare, dirottando un grande quantitativo di risorse pubbliche, un serio e profondo ammodernamento dei sistemi di riscaldamento domestici e non, attraverso lo stanziamento di incentivi per la sostituzione delle vecchie caldaie inquinanti con altri mezzi, come le pompe di calore.