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Il mezzogiorno che corre veloce

Nel Sud del nostro Paese le medie imprese stanno evolvendosi a velocità sostenuta, più che nelle altre zone d’Italia. Nel report del Centro Studi Tagliacarne si analizza la crescita della media impresa nel meridione, un settore radicato nel territorio, dove si registra una netta crescita, grazie anche a un più diffuso accesso alle Tecnologie 4.0 e ai fondi del Pnrr

La media impresa del Sud Italia cresce a velocità record, più che nel Centro e nel Nord del Paese. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto Leader del cambiamento: le medie imprese del Mezzogiorno realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. In particolare, nel Mezzogiorno la media impresa prevede un incremento del giro d’affari dell’8,1% (contro il 7,2% delle altre aree d’Italia). Un ulteriore balzo in avanti dopo l’aumento del 10% conseguito nel 2021. La direzione intrapresa è incoraggiante, anche perché il tessuto produttivo ha resistito all’impatto della pandemia e dello shock energetico con inaspettata resilienza, per questo nello studio si evidenzia il fatto che una parte considerevole delle medie imprese del Sud, si parla di circa la metà, non solo ha pareggiato i livelli di produttività pre-Covid, ma li ha anche superati nel 2022. Questo numero, per altro, è dato in crescita fino al 2024. La media impresa del Sud si dimostra in ottima salute, a conferma di un trend in continua crescita, che tra il 2011 e il 2020, ha registrato un incremento del fatturato pari al 35,2%, contro il 16,7% delle altre aree d’Italia, la produttività è salita del 28,3%, rispetto al 20% del resto del territorio nazionale e la forza lavoro del 25,6%, superando il 19,8% del Centro-Nord.
“Le medie imprese meridionali rappresentano la locomotiva industriale del territorio, figlie di un capitalismo familiare di lunga data, che si tramanda da generazioni. Sono imprese che hanno anche messo in evidenza una capacità di resilienza non inferiore rispetto alle altre presenti nel resto del Paese - ha sottolineato il presidente di Unioncamere Andrea Prete. La tradizione della media impresa può diventare un vettore importante per il rilancio di un territorio che ha faticato a intercettare la grande industrializzazione e, come notato da Gabriele Barbaresco, direttore dell’Area Studi Mediobanca, “indica una possibile via di sviluppo, se non alternativa, almeno complementare ai grandi progetti di industrializzazione eterodiretti. È auspicabile uno studio sistematico di quelle esperienze e dei fattori di successo perché possano essere condivisi e messi a fattore comune”.

Media impresa passato, presente e futuro del Sud


Come messo in evidenza precedentemente, il tessuto industriale del Mezzogiorno d’Italia è fortemente imperniato sulla media impresa, motore produttivo e innovativo radicato sul territorio da un'antica storia di capitalismo familiare. Dunque siamo di fronte a un substrato produttivo saldamente ancorato al passato, ma con un occhio fissamente rivolto al futuro. Un dato importante messo in evidenza dallo Studio Tagliacarne è che tre quarti delle 316 medie imprese del meridione, per incrementare e coadiuvare la propria crescita, è fortemente interessata a investire nelle nuove tecnologie digitali 4.0, fondamentali per essere competitivi in un mercato altamente concorrenziale. Più precisamente, il 76% è pronto ad investire nelle tecnologie abilitanti tra il 2022 e il 2024, una quota assimilabile a quella del resto d’Italia (75%), ma in crescita rispetto al triennio precedente quando la percentuale delle medie imprese meridionali che avevano imboccato la via della transizione 4.0 era stata pari al 71%.

Non è un paese per grandi imprese


La media impresa del Sud è caratterizzata da un grande dinamismo, ma anche da uno sguardo ottimistico rivolto al futuro. Quasi la metà delle medie imprese, infatti, prevede di superare i livelli pre-Covid. Più precisamente il 44% delle aziende di media dimensione del Mezzogiorno, alla stregua delle altre della stessa stazza nel resto d’Italia, si attende di riuscire a mettere definitivamente alle spalle la crisi pandemica, superando già quest’anno i livelli produttivi pre-Covid. D’altro canto solo il 31% di quelle di grandi dimensioni operanti nel meridione pensa di riuscire nell’impresa di superare la produttività precedente allo scoppio della pandemia.

Campania fulcro della media impresa


Le 316 medie imprese del Sud rappresentano il 10% di quelle di tutta Italia. Oltre il 40% di queste però si concentra in una sola regione: la Campania. Nel 2020 hanno fatturato 14,6 miliardi di euro, coprono l’11,5% del valore aggiunto del totale manifatturiero della stessa area. Un settore altamente produttivo e strategico dal punto di vista internazionale: il 30% delle vendite infatti è destinato al mercato estero. Il settore che la fa da padrone è il food and beverage, che rappresenta una fetta di mercato superiore al 50%, a seguire meccanico e chimico-farmaceutico sono i comparti principali in cui operano le medie imprese, che sommati ad alimentari e bevande rappresentano oltre l’80% del giro d’affari complessivo della media impresa del Sud Italia.

Pnrr, ambiente e Open Innovation


Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza grandissima attenzione è stata posta al Mezzogiorno, al quale dovrebbero spettare circa il 40% percento delle ingenti risorse complessive, secondo quanto imposto da una specifica clausola accordata con l’Unione Europea. La media impresa meridionale si è dimostrata immediatamente molto recettiva per quanto riguarda il Pnrr: il 71% delle medie imprese meridionali punta sui fondi europei. Il 48% si è già attivato, mentre il 23% ha in programma di farlo nel breve termine. In controtendenza la tematica ambientale. Una politica aziendale improntata alla protezione dell’ecosistema interessa solo al 73% delle medie imprese del Mezzogiorno, a differenza del resto d’Italia, dove rappresenta una priorità per oltre il 79% delle aziende medie. Sulla stessa lunghezza d’onda l’apertura all’open innovation, ovvero la tendenza a fare network per innovare le proprie competenze. Le aziende del Sud mostrano una maggiore apertura rispetto al passato al networking, ma ancora meno rispetto al Centro e al Nord. Solo il 44% delle medie imprese del Mezzogiorno investirà in processi di co-innovazione entro il 2024, con almeno un soggetto esterno alla propria azienda, contro il 53% di quelle localizzate nelle altre aree.


Le sfide future


La velocità sostenuta con cui i mercati e il mondo stanno cambiando ha portato le medie aziende del Sud a prendere in considerazione alcune tematiche non rinviabili. L’85,1% di esse ritiene prioritario agire sulla governance aziendale attraverso un rinnovo manageriale o generazionale. Inoltre gli scossoni geopolitici degli ultimi tempi hanno portato a un ripensamento della catena di approvvigionamento. Per evitare rischi o costi troppo alti il 75,8% delle medie imprese del Mezzogiorno (in linea con le altre aree) ha optato per una diversificazione dei fornitori, incrementandone il numero e preferendo quelli di prossimità.