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Vini italiani: un 2023 tra possibilità di sviluppo e incertezza

Cambiano le tendenze del mercato vitivinicolo, un’eccellenza italiana che torna a macinare record, ma allo stesso tempo soffre le contratture del mercato a causa dell’instabilità globale. Al Forum di Wine Monitor di Nomisma si analizzano i trend di un mercato in continuo cambiamento con grandi margini di crescita.

Dopo un anno in chiaroscuro il mercato italiano dei vini ritrova positività grazie al
dato sull’export che tocca quota 8 miliardi di euro, stabilendo un nuovo record
storico. A fare da contraltare però ci sono le vendite alla Grande distribuzione
organizzata (Gdo)
che vedono un calo di ben il 6%. Un settore, quello del vino, che
subisce l’incertezza generale del mercato globale, ma che nonostante ciò restituisce
importanti segnali di resilienza e opportunità di crescita. Questi sono alcuni degli
spunti offerti in occasione della nona edizione del Forum Wine Monitor di Nomisma,
importante summit del mondo vinicolo italiano, nel quale si analizzano gli andamenti
del mercato e le possibilità di sviluppo del settore vino in Italia.

Difficoltà globali e opportunità future

Il rallentamento economico globale, caratterizzato dall'inflazione, dall'impennata dei
costi legati all’energia e dalle tensioni geopolitiche internazionali ha gravato anche
sul mondo dei vini. In generale i due eventi principali che hanno più influito sulle
vendite sono stati la guerra in Ucraina e la pandemia in Cin
a. Il calo maggiore
infatti si è registrato proprio nel paese del dragone, affiancato anche da Russia e
Germania, anche se quest’ultima mantiene comunque un alto livello di importazioni.
Nonostante ciò, come accennato in precedenza, secondo le stime Wine Monitor, nel
2022 il vino italiano ha raggiunto gli 8 miliardi di euro di esportazioni, con una
progressione rispetto all’anno precedente del 12%
. In generale, la tendenza
mondiale è la diminuzione sui volumi affiancata dall'aumento del valore del
vino importato.
Ancora una volta però l’Italia rimane indietro rispetto alla
Francia in questo compart
o. I cugini d’oltralpe registrano un aumento del 12,5%
delle esportazioni di vino di qualità (fine wine), mentre la Spagna è lontana, ferma al
3%. “Quello che non riusciamo a ridurre con la Francia - spiega Denis Pantini,
responsabile Wine Monitor - è il gap di prezzo. Rispetto al posizionamento dei vini
italiani, il differenziale esistente rispetto a quelli francesi resta elevato: nel 2022 il
nostro prezzo medio all’export dei vini fermi imbottigliati è risultato inferiore del 40%.
Il medesimo gap esistente già dieci anni fa e non ancora colmato”.

Cambiamenti nei trend di mercato e nelle abitudini

Entrando più nel dettaglio e analizzando i canali di vendita si assiste a un calo
nella Grande Distribuzione Organizzata
, che ha coinvolto i vini Dop e fine wine.
Nel mercato dei vini di alta gamma perde di appeal la Gdo, dopo gli exploit registrati
in fase di lockdown. Torna invece forte il ruolo del canale Ho.Re.Ca (Hotel, Cafè,
Restaurant) e si consolida l’ascesa dell’e-commerce nella vendita.
Nel report,
presentato a Roma, che IGM ha commissionato a Wine Monitor, l’Osservatorio di
Nomisma dedicato al mercato del vino, si nota un aumento del fatturato nel canale
Ho.Re.Ca, del +47% rispetto al 2021.
Questo è stato possibile anche per merito
della netta ripresa dei flussi turistici, che ritornano simili a quelli pre pandemici,
sfiorando i 42 milioni di turisti stranieri, contro i 20,7 milioni del 2021. Un trend
altrettanto importante sottolineato nello studio è il deciso spostamento dei
consumi dalle mura domestiche al fuori-casa, che sta alla base anche della
riduzione degli acquisti di vini nel canale della Gdo. Altri canali che invece hanno
visto una crescita rispetto al periodo pre-pandemico sono quelli online, sia
specializzati, che generalisti. In particolare, nel 2021 il fatturato cumulato delle 3
principali piattaforme italiane (Tannico, Vino.com e Callmewine) ha raggiunto i 94
milioni di euro (contro gli 11 milioni di cinque anni prima).

Scenari futuri

In un 2023 caratterizzato da uno scenario di rallentamento economico la filiera
italiana del vino deve affrontare un anno pieno di incertezze e interrogativi. Per
Francesca Benini, sales & marketing director di Cantine Riunite & Civ sono due
le preoccupazioni maggiori per i prossimi dodici mesi: i costi, soprattutto del
vetro, che continuano ad avere un trend ascendente, e che per tutto il 2022 non
sono stati riversati sul mercato e il comportamento d’acquisto del consumatore.
Con questi chiaro-scuri – osserva Benini - le strategie future dei produttori di vino
non potranno prescindere da alcuni trend internazionali, come quello della
sostenibilità e della figura del nutrizionista consapevole, ovvero del consumatore
attento al proprio benessere e a quello del pianeta. Le aziende e i brand che
saranno in grado di richiamare questa sensibilità, a partire dalla comunicazione e
dall’etichetta, saranno premiate dal mercato
”. E’ importante dunque per il
consumatore, in uno scenario così volubile, compiere delle scelte. Da una survey
eseguita per decifrare i comportamenti degli italiani è emerso che quasi un cittadino
su due farà a meno di prodotti alimentari non indispensabili (46%), come il vino
.
Mentre molti altri si sposteranno su canali più economici. Ma c’è anche un 16% che
non farà nessun cambiamento nella spesa alimentare.
Il dato positivo è che
questa quota, a giugno 2022, era ferma al 9%: ciò significa che il clima generale di
fiducia è migliorato negli ultimi sei mesi. Questa condizione potrebbe migliorare
ulteriormente nel 2023, andando ad aumentare la fetta di mercato del vino,
soprattutto quella del vino di qualità.
Condizione necessaria perché avvenga è la
discesa dei prezzi delle materie prime, un rientro netto dell’inflazione e un corretto
utilizzo dei fondi del Pnrr, le basi necessarie per la ripresa di tutti i consumi, vino
compreso.