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Covid-19, il contact tracing non funziona

Pochi download e difficoltà nel misurare l'efficacia degli strumenti predisposti dai diversi governi: uno studio recente pubblicato su Science fotografa quello che viene definito “il dilemma del controllo sociale”. E invita le autorità pubbliche ad adottare una governance flessibile nella gestione di questi strumenti

L'app Immuni non ha sfondato. E così neppure tutte le altre applicazioni di contact tracing che sono state lanciate in questi mesi in Europa per monitorare la mappa del contagio da coronavirus e prevenire così la diffusione della pandemia. Pochi download e, di conseguenza, pochi dati per misurare l'efficacia di questi strumenti, cosa che avrebbe ulteriormente rallentato la diffusione di questi strumenti fra la popolazione. Il sistema di tracciamento digitale, nonostante tutte le aspettative, si trova dunque oggi attorcigliato su se stesso, alimentando un circolo vizioso che Alessandro Blasimme ed Effy Vayena, entrambi membri del Health Ethics and Policy Lab del Politecnico di Zurigo, definiscono in un recente articolo su Science una sorta di “dilemma del controllo sociale”.
“Da una parte, in attesa di una loro diffusione, è estremamente difficile misurare l'efficacia degli strumenti di contact tracing digitale; dall'altra, finché l'utilità di queste applicazioni non è provata, è dura pensare che possano diffondersi fra la popolazione”, si legge nell'articolo. Stante così la situazione, difficilmente sarà possibile invertire la tendenza e favorire l'adozione di app come Immuni.
Eppure le aspettative, almeno all'inizio, erano decisamente elevate. “Una serie di studi condotti ad aprile e maggio del 2020 – ricordano i due autori – mostrava che in paesi come Stati Uniti, Svizzera e Italia una quota compresa fra il 55% e il 70% degli adulti si diceva disposta a scaricare un'app di contact tracing”. La realtà si è poi rivelata diversa: i download sono rimasti ben al di sotto delle aspettative. “L'applicazione di contact tracing lanciata in Australia è stata scaricata da 6,5 milioni di persone (26% della popolazione), quella in Italia da otto milioni (13,4%) e quella recentemente diffusa in Francia da 1,5 milioni (2,3%)”, afferma l'articolo. Un po' meglio (ma nemmeno più di tanto) è andata in Irlanda (24%), Svizzera (21,5%) e Germania (19,3%).
Alla base del flop ci sono condizioni strutturali, come la scarsa dimestichezza con la tecnologia della popolazione più anziana. Ma anche la mancanza di trasparenza sull'uso che verrà fatto dei dati raccolti. “Membri della sfera pubblica hanno indicato come motivo di preoccupazione l'utilizzo non autorizzato dei loro dati per questioni che vanno oltre il contenimento della pandemia, nonché la possibilità che società di informatica e stati autoritari abbiano accesso a dati personali”, spiegano i due autori. Il circolo vizioso delle app di tracciamento sociale diventa immediatamente evidente se si osserva quello che è successo in Norvegia: l'autorità nazionale per la protezione dei dati personali ha infatti stabilito che i rischi di sorveglianza indebita insiti in questi strumenti superano i “non ancora dimostrati benefici per la salute pubblica”, spingendo il governo del paese a bloccare lo sviluppo del progetto.
Per prevenire questi esiti e risolvere così il dilemma del controllo sociale, i due autori consigliano alle autorità nazionali di adottare quella che viene definita una “gestione flessibile” degli strumenti di contact tracing digitale. “Quando ci sono tecnologie con rischi noti e benefici sconosciuti, una valida opzione può essere fornita da strumenti di adaptive governance”, affermano gli autori. Simili strumenti vengono già utilizzati nella gestione dei rischi e delle catastrofi naturali. “Nel caso del tracciamento digitale – fanno sapere i due autori – sappiamo bene che ci sono rischi legati alla privacy e di sorveglianza pubblica”. In questo contesto, strumenti flessibili possono favorire il processo di formazione sociale e distribuire i compiti di monitoraggio fra diversi stakeholder. “La collaborazione fra diversi operatori, come sviluppatori, ministri della sanità, autorità di vigilanza, esperti e sfera pubblica, è un elemento fondamentale per garantire un approccio efficiente di gestione flessibile”, si legge nell'articolo.