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L’export riapre a fine anno

Il Rapporto Export “Open (again)” pubblicato da Sace prevede una lenta crescita delle esportazioni che si rafforzerà nel 2021. Filiere interne, sostegno finanziario e un approccio di sistema sono le vie per riavviare il commercio estero su basi più forti

Dopo l’impatto del Covid-19, la ripartenza italiana passerà dall’export e dalla capacità delle nostre imprese di “fare squadra” nelle filiere di produzione come verso i mercati esteri. Secondo i dati forniti da Sace nell’evento di presentazione del nuovo Rapporto Export, intitolato Open (again), dopo un 2020 molto negativo l’export segnerà un +9,3% nel 2021 e +5,1% medio nel biennio successivo, così da toccare quota 510 miliardi nel 2023. Alla webconference hanno partecipato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly e Alessandro Profumo, ad di Leonardo; per Sace sono intervenuti il presidente Rodolfo Errore, l’ad Pierfrancesco Latini e il chief economist Alessandro Terzulli.
Nel presentare il risultato delle analisi, è importante tenere presente che i primi due mesi del 2020 si erano impostati sulla scia di un 2019 che aveva segnato un rallentamento dell’export italiano, anche in ragione delle tensioni geopolitiche che hanno influenzato gli scambi internazionali nell’ultimo triennio. Partendo da questo background, il Rapporto Export di Sace si prefigge di essere una bussola utile alle imprese per ripartire, grazie anche a nuovi strumenti, in Italia e all’estero. Lo ha ricordato Rodolfo Errore, sottolineando che “il commercio estero è stato il motore fondamentale dell’economia, e fattore di tenuta negli anni più difficili”; il presidente di Sace ha ricordato anche il ruolo che il governo ha voluto attribuire all’ente, come agenzia per l’export e attuatore di Garanzia Italia, strumento previsto dal Decreto Liquidità attraverso il quale sono rilasciate le garanzie sui prestiti alle aziende con oltre 500 dipendenti. Il mondo economico post Covid-19 avrà caratteristiche differenti rispetto all’ambiente globale in cui le aziende erano precedentemente abituate a muoversi. Alcuni trend si sono accelerati, come la digitalizzazione e la riduzione delle filiere globali, e nell’insieme tutti i paesi escono dalla pandemia con un maggiore indebitamento. Ripartire può significare quindi l’occasione di riposizionare il Made in Italy sul mercato globale, dove le imprese italiane godono di ottima reputazione.

Il Decreto Liquidità a sostegno delle imprese
Il punto di partenza, anzi di ri-partenza, è certamente in salita. Secondo Istat la produzione industriale di luglio conferma una ripresa con un incremento mensile di +7,8%, dato che però è ancora di 8 punti inferiore rispetto a luglio 2019. Roberto Gualtieri considera il risultato di buon auspicio per un rimbalzo nel terzo trimestre, che è atteso a doppia cifra guidato dalle esportazioni, “settore strategico per la nostra economia, verso cui devono essere rivolti interventi di lungo termine. Il rapporto Sace dimostra che va impostata una strategia complessiva per il sostegno del commercio con l’estero, a partire dalla forte iniezione di liquidità per le aziende avviata in questi mesi”. Tra le iniziative a sostegno dell’export introdotte con il Decreto Liquidità vanno poi annoverate la riforma dell’assicurazione statale alle esportazioni, con lo Stato coassicuratore del 90% degli impegni assunti nel settore, e il Patto per l’export sottoscritto a giugno con il ministero degli Esteri.

Una crisi generalizzata
L’attuale contesto di economia globale è più fragile proprio a causa della sua interconnessione, che associa alle debolezze introdotte dalla pandemia i rischi preesistenti, soprattutto di natura geopolitica. “È un quadro eterogeneo e incerto, con economie che sono ripartite lentamente e altre aree geografiche che sono tuttora nel pieno della pandemia”, ha premesso Alessandro Terzulli introducendo gli esiti del Rapporto Export, spiegando come l’analisi sia stata realizzata a partire da uno scenario “base” che vede per l’anno in corso il Pil mondiale e gli scambi commerciali in piena negatività, con una ripresa nel 2021. Secondo l’Istat nel primo semestre dell’anno l’export ha segnato in Italia un -15% rispetto al 2019, ma un mese di luglio che ha segnato “solo” -7% verso i mercati extra UE confermerebbe le speranze per una chiusura d’anno in ripresa: il contesto europeo non è migliore, con Francia e Spagna sui livelli italiani e la Germania che segna -13%.
Sace ipotizza per fine anno una ripresa delle nostre esportazioni di beni a -11,3%, con una crescita nel 2021 di +9,3% e una coda positiva per i due anni successivi intorno al 5% annuo. L’esportazione di servizi, condizionata dalla drammatica situazione del turismo, segnerà a fine dicembre -21,9%, ma l’anno prossimo potrebbe avere un significativo rimbalzo a +26,2%.
Tra i settori, non tutti cresceranno allo stesso modo: al ribasso i beni intermedi e i beni di investimento a partire dall’automobile, la moda risalirà lentamente il prossimo anno, mentre vanno meglio il settore chimico, che sarà positivo già nel 2020 grazie al comparto farmaceutico, e l’agroalimentare che non ha mai veramente subìto un momento di crisi.
Per quanto riguarda le aree geografiche, Europa e Nord America mostreranno una buona ripartenza il prossimo anno, anche se non ai livelli del 2019, molto dinamici il mercato tedesco e statunitense, rispettivamente prima e terza destinazione dei nostri prodotti. Sace definisce più resilienti le aree Est Europa, Csi e Asia, con una rapida ripartenza in particolare in Cina, Corea del Sud e Vietnam. L’incognita per Sud America e Africa sub sahariana riguarda invece la capacità di contenere la diffusione del virus.
Il Rapporto dà conto anche di due scenari peggiorativi rispetto a quello base, il primo con l’eventualità di un secondo lockdown nei primi mesi del 2021 che ritarderebbe la ripartenza dell’anno prossimo, il secondo con dei tempi di rilascio delle restrizioni che si allungano fino a fine 2020 o ai primi mesi del 2021, ipotesi peggiore della precedente che potrebbe comportare una riduzione delle esportazioni di quest’anno del 21%.

La centralità delle filiere
Se a livello mondiale si assiste alla tendenza ad accorciare le supply chain, in Italia le filiere possono risultare la “catena di trasmissione” della ripresa, con le imprese medie e grandi che trainano nella propria affermazione all’estero il tessuto di aziende piccole con elevato livello di specializzazione. L’ad Pierfrancesco Latini ha evidenziato come Sace intervenga “con prodotti assicurativo - finanziari verso le Pmi da un lato e con iniziative come export credit, factoring e Garanzia Italia verso le imprese medio - grandi, con una doppia azione che ha un effetto moltiplicatore lungo le filiere”. La realtà di “centri produttivi” delle aziende più strutturate è stata testimoniata dai casi di Eataly e Leonardo. La società fondata da Farinetti ha rapporti con 9000 piccole aziende, che tramite i punti commerciali della capofila riescono ad arrivare sui mercati esteri; Leonardo produce all’estero l’86% del proprio fatturato, ma la filiera italiana pesa per il 60% delle materie e dei componenti, frutto del lavoro di 2700 fornitori di cui il 73% ha un giro d’affari inferiore a 10 milioni di euro: con circa la metà di questa rete, ha spiegato Alessandro Profumo, Leonardo sta lavorando da tre anni a programmi di affiancamento basati su formazione e comprensione delle tecnologie finalizzati al rafforzamento della filiera.

Programmi per il futuro
Il Patto per l’export è stato centrale nell’intervento di Luigi Di Maio, che ha auspicato relazioni commerciali aperte e senza barriere per uscire dalla crisi globale. Il patto va a integrare le competenze commerciali attribuite alla Farnesina lo scorso anno, e può contare su quasi 2 miliardi di euro di risorse complessivi, di cui metà destinati a strumenti di finanza agevolata e una quota a sostegno della realizzazione degli altri cinque “pilastri” per il sostegno all’export, che sono Formazione, Informazione, Comunicazione, E-commerce, Fiere e promozione integrata. Tra le iniziative, un maggiore coinvolgimento di ambasciate e consolati a supporto del dialogo tra le imprese italiane e quelle del paese ospitante, a cui aggiungere il ruolo delle sedi estere di Ice e Sace. Infine Di Maio ha annunciato per il 18 settembre il lancio del nuovo portale unico per l’internazionalizzazione Export.gov.it, voluto dalla Farnesina e realizzato con Sace Simest e Ice.