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Assicurazioni sanitarie: un mondo a parte

Ancora scarso il ricorso a forme di sanità integrativa. Eppure l’offerta c’è, e sta aumentando

Per gli italiani le polizze sanitarie sono un territorio ancora inesplorato, quasi un mondo a parte. La sanità pubblica continua a farla da padrone, nonostante le evidenti criticità che stanno investendo il sistema sanitario nazionale: stando ai dati diffusi da Censis e Rbm Salute, la capacità assistenziale del pilastro pubblico è passata dal 92% di dieci anni fa all’attuale 77%. Interminabili liste di attesa e rincaro dei ticket sanitari: sono tanti le note dolenti della sanità pubblica. Inefficienze a cui i cittadini stanno rispondendo con altre inefficienze, andando ad alimentare il fenomeno della mobilità sanitaria e, soprattutto, il ricorso diretto a strutture sanitarie private. La spesa privata, negli ultimi dieci anni, è quasi decuplicata, attestandosi a quota 34,5 miliardi di euro nel 2015. Soldi che solo nel 13% dei casi sono arrivati in maniera intermediata, attraverso polizze sanitarie o altre forme di sanità integrativa. Tutto il resto della spesa, la stragrande maggioranza, è arrivata put of the pocket, direttamente dalle tasche dei consumatori.

Eppure l’offerta c’è, e sta anche aumentando. Secondo il rapporto L’assicurazione salute in Italia, realizzato da EY, il mercato sembra andare in un’unica direzione: rafforzare il segmento della salute nel prossimo futuro. Il 57% delle società intervistate considera il settore prioritario per il proprio business. E, a tal proposito, il 79% del campione ha annunciato il collocamento di nuovi prodotti sul mercato nei prossimi tre anni. Più in generale, la totalità delle compagnie prevede una crescita positiva del segmento. Opinioni basate non tanto su numeri e algoritmi, quanto piuttosto su un’evidenza che sta diventando sempre più lampante: l’integrazione fra pubblico e privato è passata dall’essere un’opportunità a una necessità.

Se crescita sarà, le possibili linee di sviluppo possono essere tante. Il 42% delle società vede nelle modifiche normative il principale driver per il prossimo futuro: seguono l’accresciuta sensibilità verso forme più evolute di prevenzione (39%) e l’integrazione fra pubblico e privato (15%). Anche i dispositivi wearable sembrano fare incetta di consensi: se la totalità delle compagnie crede in un rapido sviluppo delle soluzioni, il 46% del campione ha dichiarato di aver già distribuito device tecnologici in ambito sanitario.