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Coronavirus, in attesa di Immuni

Previsto per l'inizio di maggio, il lancio della app italiana di contact tracing è stato posticipato alla fine del mese a seguito di una serie di ritardi accumulati da sviluppatori e pubblica amministrazione. Restano poi dubbi sulla sua effettiva efficacia: affinché l'app sia davvero utile, servono più tamponi e almeno il 60% della popolazione iscritta

Il Massachusetts Institute of Technology ha recentemente inaugurato il progetto Covid Tracing Tracker, sorta di database online volto a raccogliere e valutare le app di contact tracing sviluppate per monitorare il contagio da coronavirus e contenere così la diffusione della pandemia che ha finora provocato oltre 280mila morti in tutto il mondo. Il database conta attualmente 25 app: a ciascuna di queste è stato assegnato un giudizio che riguarda la volontarietà del download, la previsione di limitazioni nell'utilizzo dei dati raccolti, la politica di distruzione delle informazioni alla fine dell'emergenza, il perimetro di raccolta delle informazioni e la trasparenza. Ogni parametro vale una stella, per un massimo di cinque stelle.
Dall'analisi escono promosse a pieni voti le soluzioni sviluppate in Australia, Austria, Repubblica Ceca, Islanda, Israele, Norvegia e Singapore. Malissimo invece la Cina, unica a raggiungere il triste primato di zero stelle su cinque, ma male fanno anche paesi come Bulgaria, Francia, Iran e Irlanda, che raccolgono appena una stella. Nel database c'è posto anche per Immuni, la soluzione italiana di contact tracing: per lei la valutazione arriva a un ragguardevole quattro stelle su cinque, difettando soltanto di un'opportuna politica di distruzione dei dati. Peccato però che di Immuni, in realtà, ci siano ancora soltanto dei prototipi in via di sviluppo.

Un'app in ritardo
Nelle intenzioni iniziali, Immuni doveva essere pronta per l'inizio di maggio. Il commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri ha recentemente allargato l'orizzonte temporale. “A cavallo della fine del mese, la app sarà pronta per essere utilizzata”, ha affermato. “Ma si tratta di una mia opinione”, ha quindi prontamente puntualizzato.
Immuni era stata presentata a fine marzo da Bending Spoons, società specializzata nello sviluppo di app per smartphone, nell'ambito del progetto Innova per l'Italia, iniziativa promossa dal governo italiano per “fornire un contributo nell’ambito dei dispositivi per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio per il contenimento e il contrasto del diffondersi del coronavirus”. La scelta di Immuni era stata resa nota lo scorso 16 aprile, con la prospettiva di rendere l'applicazione disponibile per l'inizio della fase 2. Lo sviluppo della soluzione è tuttavia andato incontro a una serie di ritardi, dovuti principalmente a una serie di approfondimenti condotti dalla pubblica amministrazione per rendere l'app pienamente in linea con le scelte di salute pubblica e tutela della privacy adottate dall'esecutivo. Tutto ciò, unito anche ad alcune novità tecniche come la pubblicazione dei primi standard adottati da Google e Apple per rendere i sistemi operativi adeguati alle app di contact tracing, ha portato alla necessità di apportare una serie di modifiche alla soluzione. E, di conseguenza, al ritardo che è stato registrato.

Tamponi e download
Secondo la nuova tabella di marcia, l'app dovrebbe dunque essere disponibile per la fine del mese. Ciò, tuttavia, non significa che i problemi saranno risolti. Affinché l'applicazione sia efficace, è infatti necessario che la diffusione della soluzione sia accompagnata da una crescita consistente del numero di tamponi effettuati sulla popolazione: solo così sarà possibile tener conto della diffusione del contagio e monitorare i casi di infezione per inviare un alert a tutti gli iscritti che possono essere entrati in contatto con un contagiato. Interrogato sulla questione, Arcuri ha affermato che le regioni riceveranno a breve cinque milioni di tamponi.
C'è poi il fatto che un'app è inutile se nessuno la usa. E affinché Immuni sia utile, è necessario che siano in tantissimi a utilizzarla. Secondo uno studio dell'università di Oxford, un'app di contact tracing è efficace soltanto se viene installata da almeno il 60% della popolazione: in Italia, in termini assoluti, significa all'incirca 36 milioni di persone. Il traguardo, stando ai numeri di ComScore per Business Insider Italia, appare pressoché irraggiungibile. Appena 33,5 milioni di italiani con più di 18 anni usano infatti un'app su smartphone e l'applicazione più diffusa risulta essere WhatsApp, presente nel 91,8% dei dispositivi: calcolatrice alla mano, si tratta di appena 30 milioni di persone.