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Coronavirus, allarme debito pubblico

La pandemia di Covid-19 avrà ripercussioni anche sulla tenuta dei conti dello Stato: secondo alcuni dati forniti in un webinar organizzato dalla Ortygia Business School, il rallentamento delle attività e il previsto coinvolgimento della macchina statale nell'economia potrà portare il rapporto debito/Pil al 162%

L'Italia è arrivata all'emergenza coronavirus con un rapporto debito/Pil attorno al 135%. Lo scorso 20 marzo, a circa un mese dalla scoperta del cosiddetto paziente uno di Codogno, il Fondo Monetario Internazionale aveva messo in preventivo per la fine del 2020 per l'Italia un deficit del 2,6% e un livello di indebitamento del 137%. Invece le cose potranno andare peggio di così: secondo alcuni dati presentati in un webinar organizzato dalla Ortygia Business School, la pandemia di Covid-19 potrà portare il rapporto debito/Pil al 162%.
La crisi economica generata dal coronavirus, per quanto prevedibile, ha colto un po' tutti di sorpresa. E ciò principalmente per il fatto che, a differenza di quanto avvenuto in passato, ha riguardato contemporaneamente domanda e offerta: i redditi si sono contratti e le attività economiche sono state costrette ad abbassare le saracinesche per evitare ogni rischio di contagio. La fase uno dell'epidemia è stata gestita con una serie di misure di sostegno al reddito e alla continuità aziendale, tutte volte a supportare la domanda e l'offerta di beni e servizi. Adesso si apre una fase due caratterizzata da incertezza e avversione al rischio, elementi che potranno avere pesanti ripercussioni sui consumi, sugli investimenti e sulla continuità di modelli di business sedimentati nel tempo. Tutto ciò potrà spingere verso una maggiore presenza dello Stato nella politica industriale italiana, in materia di allocazione delle risorse e di eventuale partecipazione all'equity del settore privato. Il sistema politico potrebbe così avviare un piano di ricostruzione della competitività e della crescita nel lungo periodo, nella speranza di disegnare un andamento a V quando l'emergenza sanitaria sarà completamente superata.
Considerazioni che restano tuttavia soltanto nel campo delle ipotesi. L'unica certezza al momento sembra essere l'aumento del debito pubblico. L'istituto, a tal proposito, ha elaborato una serie di scenari caratterizzati da una caduta del Pil dell'8% nel 2020, un rimbalzo del 5% nell'anno successivo e una stabilizzazione sotto la soglia dell'1%: in tutti i casi, a prescindere dalle azioni che potranno essere intraprese a livello europeo, il rapporto fra debito pubblico e Pil schizza al 162%.
Lo scenario rende dunque immediatamente evidente la necessità di garantire la sostenibilità del nostro debito pubblico. Serviranno in particolare istituzioni migliori, che sappiano sfruttare la finestra di opportunità aperta dal coronavirus per procedere verso un sistema più solido e attento alle necessità della popolazione. Nello specifico, a detta dell'istituto, bisognerà saper rispondere alla crescente domanda di protezione e assicurazione che, com'è normale che sia dopo un simile shock, arriverà dalla popolazione. E bisognerà farlo adottando politiche pro-mercato che consentano di attrarre investimenti internazionali e favorire la cooperazione. Lo Stato deve dunque assumere una nuova leadership e imporsi come una leva per investimenti privati in settori strategici per la ripresa economica.