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Il remote working può continuare

Un sondaggio realizzato da Codemotion tra gli sviluppatori IT ha rilevato l’approccio favorevole della categoria verso il lavoro a distanza, che potrebbe rappresentare anche l’avvio di nuovi modelli di business

Il remote working da soluzione di emergenza a nuovo paradigma lavorativo. Se ogni minaccia nasconde un’opportunità, il rischio di contagio da Coronavirus ha portato alla possibilità di organizzare in maniera diversa l’operatività quotidiana delle aziende, verificando nei fatti che lavorare a distanza in maniera collaborativa è possibile. Il risvolto atteso è un incremento del remote working in tutte le aziende, in particolare nel settore specifico degli sviluppatori informatici, ma anche la necessità di potenziare la strumentazione utile a migliorare i collegamenti, a partire dalla rete infrastrutturale 5G.
Un indice sull’efficacia del cosiddetto smart working arriva da Codemotion, piattaforma di supporto per gli sviluppatori, che ha svolto un sondaggio tra i membri della propria community (professionisti IT, community tech e aziende). Secondo i risultati, l’emergenza Covid-19 rappresenterà la svolta verso nuove logiche del mercato del lavoro e dei consumi correlati al lavoro a distanza: con il potenziamento e la diffusione di questa modalità si auspica un aumento della competitività internazionale, si condivideranno nuovi valori, cambierà l’audience e aumenteranno le necessità infrastrutturali (dal 5G alla cybersecurity).

La normalità del lavoro a distanza
La grande maggioranza degli sviluppatori d’azienda e freelance intervistati è convinta che l’adozione forzata del remote working in occasione dell’epidemia da Coronavirus rappresenterà una svolta complessiva nell’approccio a questa modalità, che sarà intesa come un “bene necessario” e non più come social benefit: per l’85% il potenziamento dei servizi di lavoro a distanza sarà la priorità nei prossimi mesi, nell’ambito di un cambiamento verso una scelta permanente e non occasionale. Con percentuali (molto) minori l’epidemia impatterà nelle attività degli sviluppatori anche in termini di maggior incertezza nei progetti da sviluppare (5%), aumento della formazione online (3%), minore o nulla partecipazione a meetup e conferenze (rispettivamente 2% e 3%), ma anche nuove funzionalità da sviluppare (1%).
In ogni caso, l’80% dei developer ritiene che il periodo che stiamo vivendo cambierà il proprio lavoro nei prossimi mesi. Una delle possibili conseguenze del cambiamento per la professione sarà una maggiore richiesta di sviluppatori software, ipotizzata dal 37% degli intervistati, mentre il 35% ritiene che tutto rimarrà invariato e il 5% teme una minore richiesta. Per quanto concerne la Tech Industry, la maggior parte degli sviluppatori (38%) crede che il Coronavirus determinerà un’espansione del settore, il 26% sostiene invece che ci sarà una contrazione, mentre per il 17% tutto rimarrà invariato.
Una domanda ha riguardato l’inclinazione degli intervistati a mettere a disposizione del Paese le proprie competenze per sviluppare progetti utili a fronteggiare l’emergenza Covid-19, a cui gli sviluppatori risponderebbero in particolare per gli ambiti sanità (21%), istruzione (20%), ricerca e innovazione (20%), impatto sociale (17%), piattaforme di collaborazione (10%), infrastrutture (6%), nuovi strumenti finanziari (2%), trasporti (2%).

I rischi di una lunga sospensione
Va detto però che al di là delle intenzioni e delle prospettive di sviluppo del lavoro da remoto, la situazione di sospensione determinata dal lockdown si può tradurre per gli sviluppatori in un calo del lavoro: il 69% di chi lavora in azienda afferma che le commesse sono rimaste invariate, il 21% ha visto una diminuzione dei lavori mentre per il 10% sono aumentati, in ogni caso il 55% sostiene che l’emergenza del Coronavirus ha già avuto effetti sui progetti aziendali. Non si nota una sostanziale differenza tra gli sviluppatori freelance: per il 64% il lavoro è rimasto invariato, il 25% rileva una diminuzione della propria attività mentre per l’11% è aumentata. Questi numeri però valgono per lo stato delle cose, perché guardando in prospettiva gli sviluppatori intervistati sono convinti che una prosecuzione dell’emergenza porterà inevitabilmente a una contrazione delle attività.

Nuove prospettive per la professione
Il sondaggio ha registrato anche la percezione qualitativa degli sviluppatori sull’impatto dell’epidemia sulla propria professione. Molte risposte rilevano il fatto che il periodo di quarantena ha migliorato l’approccio degli utenti rispetto alla capacità dei servizi online di soddisfare le proprie necessità: tradotto in pratica, questo significherà per gli informatici fare fronte a un’accelerazione nell'evoluzione dei processi digitali e lavorare allo sviluppo delle applicazioni d'informazione, di intrattenimento, di comunicazione, per gli acquisti online, di eLearning, di education online, streaming di video. I freelance dovranno puntare ad acquisire nuove competenze, ad esempio di cybersecurity, data analysis, intelligenza artificiale e machine learning, e a trovare strumenti a garanzia di una connessione costante; le aziende dovranno invece adeguare i propri modelli di business, rendendoli più efficienti ma anche ecologici.
Un tema sentito dagli intervistati è quello della possibilità del lavoro a distanza. Gli sviluppatori sono orientati per una maggiore possibilità di lavorare da remoto che, come è stato dimostrato in questo periodo, può comportare il vantaggio di una maggiore produttività e dell’introduzione di nuovi valori quali la fiducia, la responsabilità, la chiarezza, la semplicità, l’adattabilità e la resilienza, con l’effetto di una maggiore efficienza. Per le aziende questo significa la possibilità di ridurre o chiudere le sedi fisiche, abbattendo i costi di affitto e liberando risorse per investimenti in termini di piattaforme di gestione per progetti software e comunicazione tra team. Inevitabilmente, i limiti saranno quelli della disponibilità di connessione, che dovrà necessariamente orientarsi verso il 5G.