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Blockchain: avanti adagio

Il 2019 ha visto un’alta crescita percentuale dei nuovi progetti ma i numeri reali sono ancora ridotti. Le aziende sembrano in fase attendista, anche se le big tech stanno aprendo la strada: criptovalute e servizi gli ambiti di sviluppo

Le big tech stanno aprendo la strada alla tecnologia blockchain e distributed ledger in tutto il mondo: il loro ruolo non sarà tanto tecnologico quanto di mercato, avvicinando milioni di utenti a nuovi servizi – come le criptovalute –. Attualmente in tutto il mondo l’avvio di progetti di blockchain è ancora limitato: a guidare la corsa Stati Uniti (53 progetti), Corea del Sud (31) e Cina (29) mentre in Europa si colloca al primo posto il Regno Unito (17 progetti) e immediatamente dopo l’Italia (16).

Sono questi alcuni dei risultati della ricerca svolta dall’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno "Blockchain & Distributed Ledger: unlocking the potential of the Internet of Value”, che ha indagato anche i settori più coinvolti e i benefici descritti dalle aziende che hanno attivato iniziative con queste tecnologie al proprio interno.

A breve la moneta digitale
Il sistema di blockchain è alla base delle criptovalute, sistemi di pagamento basati su una moneta virtuale. Ad aprire il mercato sarà probabilmente Libra di Facebook, che sarà disponibile quest’anno ed è in fase di finalizzazione il Telegram Open Network (TON) del network di messaggistica Telegram, attraverso cui i 240 milioni utenti dell’app potranno scambiarsi anche valori. Grazie alla loro esperienza di social network e la loro diffusione sul pianeta, il potenziale che potranno esprimere le due big tech riguarderà in particolare lo sviluppo di un sistema di utilizzo semplice da comprendere per il cliente e facile da utilizzare, oltre ad avere un bacino di utenza molto rilevante.
La moneta Libra di Facebook punta a raggiungere gli utenti privi di conto in banca e tutti i 2,4 miliardi di utenti del social network. Dal canto loro, Amazon, Microsoft e Alibaba stanno implementando soluzioni di “Blockchain as a Service”.

I settori più attivi
La tecnologia di cui si parla avrà un impatto molto forte sulle attività digitali, ma per ora i progetti avviati sono relativamente pochi. Secondo l’Osservatorio negli ultimi quattro anni sono stati avviati nel mondo 1045 progetti di blockchain e distributed ledger, di cui 488 nel 2019 (+56% rispetto al 2018): dei progetti lanciati nell’anno appena concluso solo 158 sono implementativi (di cui solo 47 operativi, gli altri sono sperimentazioni o proof of concept) mentre negli altri casi 330 si tratta per ora solo di annunci. A essere interessati in particolare il settore finanziario (67 progetti), la Pubblica Amministrazione (25), l’agro-alimentare (15) e la logistica (11); rispetto alle finalità 44 progetti riguardano i pagamenti, 42 la gestione documentale e 31 la supply chain. Secondo l’Osservatorio il numero ancora limitato di applicazioni avviate è dovuto anche al fatto che il trend tecnologico del settore si indirizza alla realizzazione di piattaforme invece che puntare all’immediato sviluppo di applicazioni e progetti che richiederebbero un iter meno complesso e tempi più rapidi.

Anche in Italia si procede a rilento
L’Italia è al secondo posto in Europa per numero di progetti blockchain avviati, ma il numero complessivo di 16 è in ogni caso irrisorio. Gli investimenti nel 2019 sono stati in aumento anche se limitati a 30 milioni di euro: il più attivo è il settore finanziario e assicurativo (oltre il 40% della spesa), segue l’ambito supply chain e tracciabilità di prodotto (specialmente l’agro-alimentare cui va il 30% degli investimenti) e la pubblica amministrazione.
Il vero limite riguarda la consapevolezza sulle potenzialità della tecnologia: solo il 37% delle grandi aziende e il 20% delle Pmi conoscono le possibili applicazioni di blockchain e distributed ledger, inoltre appena il 12% delle grandi e il 3% delle medio-piccole pensano che tali soluzioni avranno un impatto sul proprio business nei prossimi cinque anni, un dato testimoniato dal fatto che meno del 2% delle grandi aziende e dell’1% delle piccole-medie ha già avviato dei progetti di applicazioni concrete. L’esperienza delle 34 grandi aziende che hanno già avviato dei progetti dice che i principali benefici ottenuti riguardano la migliore condivisione delle informazioni con partner e fornitori, la riduzione di frodi e manipolazione dati, e una migliore riconciliazione di dati e pagamenti.