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Agenda Digitale per un’Italia più competitiva

Lo sviluppo del paese passa anche attraverso un’infrastruttura di rete performante e che possa raggiugere l’ultimo miglio. Ma una volta realizzati gli strumenti, bisogna che il cittadino sia in grado di sfruttarne le potenzialità e trovi una pubblica amministrazione tecnologicamente efficiente che agisca da motore della crescita

L’Italia soffre del grave ritardo nell’adozione delle tecnologie Ict e nell’innovazione dei processi economici e della pubblica amministrazione, occupando gli ultimi posti nelle classifiche internazionali per lo sviluppo del digitale. Un ritardo dovuto anche alle scarse competenze informatiche dei cittadini, alla poca conoscenza dei processi di digitalizzazione in atto e al fatto che il 16% degli italiani non ha una connessione internet a casa.
Ne deriva la necessità di implementare tutte quelle misure utili ad accelerare la trasformazione digitale del Paese, quale modalità per garantire un futuro di sviluppo.

Una strategia per il recupero del tempo perduto
Il piano dell’Agenda Digitale Italiana rientra nel disegno di “Strategia Europa 2014-2020” in un’ottica di sviluppo del Mercato Unico Digitale a livello europeo. Esso si prefigge di migliorare, per i consumatori e le imprese, l'accesso online a beni e servizi al fine di abbattere le barriere che bloccano l'attività online attraverso le frontiere, oltre a garantire lo sviluppo di reti e servizi digitali mediante la disponibilità di infrastrutture e di servizi ad alta velocità, protetti e affidabili, a fronte di regolamentazioni per sostenere l'innovazione, gli investimenti e la corretta concorrenza.
Inoltre, vengono perseguiti investimenti nelle infrastrutture e tecnologie Ict, nel cloud computing e nei big data, nella ricerca e nell’innovazione, in modo tale da attuare una forte competitività industriale e migliorare i servizi pubblici (che su di essa influiscono significativamente a favore o contro) dell'inclusione e delle competenze, al fine di garantire quanto più possibile il potenziale di crescita dell'economia digitale europea.

Gli obiettivi del piano
L’Agenda Digitale Italiana si prefigge di garantire una rete internet superveloce e disponibile per tutti, oltre all’accesso ai contenuti online. Si adopera ad agevolare le fatturazioni e i pagamenti elettronici, a unificare i servizi di telecomunicazione, ad aumentare l’interoperabilità tra banche dati, servizi e reti e, al contempo, a consolidare la fiducia e la sicurezza online. Per fare ciò è necessario innovare le tecnologie Ict, investendo nella ricerca e sviluppo e, soprattutto, alfabetizzando cittadini e imprese nell’uso di queste tecnologie.

Il piano triennale dell’Agenda Digitale per l’informatica della PA
Come è facile intuire, nessuno degli obiettivi sopra esposti - il cui raggiungimento sarà vitale per le aziende italiane - è conseguibile senza il coinvolgimento diretto, come protagonista, o indiretto, della pubblica amministrazione. Ne deriva l’importanza del successo che ci si aspetta dal Piano Triennale per l’informatica della PA.
Il piano definisce le condizioni del cambiamento a cui le PA devono rispondere per adeguarsi alla rivoluzione informatica; esso implica che tutti gli attori coinvolti siano strutturati organizzativamente e vengano chiaramente definiti ruoli e responsabilità, oltre a risorse economiche in termini di tempi, quantità e qualità. È necessario definire la governance e come attuare il cambiamento culturale che il piano di digitalizzazione comporta in una logica integrata basata sui servizi al cittadino.
Sarà necessario, dunque, effettuare un’analisi dei beni informatici (i.e. apparecchiature hardware, applicazioni, licenze, ecc.), identificarne l’owner, responsabile del mantenimento dei requisiti di sicurezza; definire l’ambito di utilizzo interno ed esterno (i.e. cittadini e imprese); stabilire modalità e tempistiche di manutenzione e aggiornamento per gestire criticità, rischi, minacce e vulnerabilità, oltre che ottimizzare le risorse e ridurre i costi. Le manutenzioni dovranno essere ripetute periodicamente a fronte, per esempio, di mutate condizioni operative od organizzative delle PA.

Gli ostacoli lungo la via dell’adeguamento
La trasformazione digitale che si prospetta non sarà sicuramente “indolore”: vedrà una molteplicità di soggetti impegnati, con difficoltà, ad adottare le nuove tecnologie, ad affrontare le criticità che comporteranno l’adozione dei nuovi sistemi in termini di sicurezza.
Sarà necessario prevedere piani di continuità operativa, risk management e resilienza, individuando le aree critiche e contribuendo a conseguire l’obiettivo di governo in termini di trasparenza, accountability, partecipazione alle decisioni, riduzione delle asimmetrie informative e interazione trasparente con tutti gli stakeholder.
Solo migliorando la governance, la qualità dei servizi digitali e la partnership pubblico-privato per l’innovazione, si sarà in grado di diffondere maggiormente le competenze digitali adeguate e di garantire le necessarie infrastrutture di accesso ad Internet, colmando, in questo modo, il digital divide di cui soffre l’Italia e passando da un paese “non transparent by default” a uno “digital & transparent by default”.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che la diffusione sempre più massiva delle nuove tecnologie, come il 5G e l’IoT, unita alla mancanza di un approccio “security by default”, faranno aumentare in maniera esponenziale i pericoli cyber.
Di fatto è necessario, oggi più che mai, tenere in considerazione la sicurezza nella progettazione dei nuovi programmi e prodotti al fine di contenere rischi e attacchi. Senza la salvaguardia dei dati e delle informazioni, i.e. senza una strutturata “information security” – come i recenti fatti di cronaca ci ricordano – siamo tutti esposti a rischi e le nostre organizzazioni saranno sempre più vulnerabili.