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Tecnologia, le preoccupazioni dei cittadini a livello globale

Dalla tutela della privacy, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario all’impatto degli strumenti tecnologici sull’occupazione: cosa pensano i cittadini di 40 Paesi

La tecnologia sta avendo un impatto sempre più forte sulla vita quotidiana dei cittadini di tutto il mondo e presuppone analisi e interventi mirati, sia a livello sociale che in termini di comunicazione.
Bva Doxa, in collaborazione con Win, network internazionale di società di ricerca di mercato e di opinione pubblica, ha condotto un sondaggio mondiale sulle nuove tecnologie che ha coinvolto 30.890 persone in 40 Paesi con l’obiettivo di comprendere meglio le preoccupazioni vissute dai cittadini a livello globale su temi che spaziano dal tracciamento dei dati personali e dei comportamenti personali, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario, all’impatto sull’occupazione.

App e dati personali
Il sondaggio Doxa rivela che in tema di privacy, quando si parla di app e dati personali, nei vari Paesi si reagisce con modalità decisamente differenti, frutto delle diverse culture e dei diversi stadi di familiarità con lo sviluppo digitale.
A livello globale il 39% degli intervistati non fa uso di app che raccolgono e tracciano dati personali e questo rifiuto sale al 50% fra gli over 55 e al 62% fra i meno istruiti. Solo il 19% dichiara di non avere alcun problema ad usare questo tipo di app, con valori più alti fra i giovani (25% fra i 18-24 anni) ed i più istruiti (23% tra i laureati).
Il grado di accettazione e rifiuto di app che fanno uso di dati personali varia enormemente fra i vari Paesi: si va dall’oltre 70% di contrari in Indonesia (80%), Perù (72%) e Vietnam (70%) a meno del 10% in India e Brasile (9%). In Italia i rejectors sono 6 su 10, al quinto posto nel ranking generale.

AI e professioni mediche
Il tema cruciale dell’intelligenza artificiale rivela i suoi lati oscuri e poco controllabili quando ad esempio si ipotizza il suo utilizzo in ambito sanitario, in sostituzione di alcune attività svolte dai medici.
Alla domanda: «Quanto sarebbe favorevole al fatto che in futuro l’Intelligenza Artificiale sostituisca le attività svolte dal personale medico?» solo il 7% si dichiara favorevole ad una totale sostituzione, con valori più alti in India (24%), Libano (22%) e Cina (17%). Ciò potrebbe denotare una minore fiducia nel sistema sanitario di quei Paesi e rappresentare un appello ad un maggiore uso delle tecnologie per la cura dei pazienti.
La maggior parte degli intervistati (53%) a livello mondiale auspica che l’intelligenza artificiale sia di supporto ai medici, ma non li sostituisca completamente.
Il rifiuto dell’intelligenza artificiale in sostituzione dei medici è più alto in tutti i Paesi del G7: Germania in testa tra i rejector con il 43% e l’Italia con il 41%. Quelli più aperti risultano i giapponesi con il 12%

Il rapporto tra automazione ed occupazione
Cruciale è anche il tema dell’automazione legato all’occupazione, quando si valutano i timori, molto forti (in Italia coinvolgono il 46% dei cittadini) di una perdita del proprio lavoro in seguito all’introduzione di processi legati all’Intelligenza Artificiale/Automazione.
Poco più della metà della popolazione mondiale (52%) non è preoccupata di perdere il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale e dell’automazione nei prossimi 10 anni. L’altra metà si divide in due parti quasi uguali fra lavoratori preoccupati (23%) e non lavoratori (25%).
I più preoccupati sembrano essere alcuni Paesi «low-cost»: Filippine (45%), Messico e Cina (entrambi al 41%) e Malesia (40%). Per contro, nei Paesi del G7 la quota dei lavoratori che si sentono «al sicuro» è più elevata in Germania 77% Canada 57% Usa 55%, seguiti da Italia e Inghilterra (54%)
In generale, gli uomini si sentono più sicuri delle donne (57% vs 48%), così come i soggetti più istruiti (67%), gli occupati a tempo pieno (70%) e gli individui di 35-54 anni (59% vs il 51% degli under 35 e il 45% degli over 54).