impresa-4-0-per-far-crescere-le-pmi

Impresa 4.0 per far crescere le Pmi

A tre anni dall’avvio del Piano Industria 4.0, le piccole e medie imprese risultano ancora molto più restie ad innovare rispetto alle realtà più grandi. Nella legge di Bilancio 2019 l’accesso agli incentivi e il valore degli strumenti di sviluppo previsti sono stati rivisti in modo da favorire le aziende meno strutturate e alcune specifiche tecnologie

Nato nel settembre 2016, il Piano per l’industria 4.0 ha fatto i conti con i primi risultati e ha rivisto in parte i suoi obiettivi con la legge di Bilancio 2019. È possibile che le novità, a partire dal nuovo nome, più inclusivo, di Impresa 4.0, abbiano tratto origine anche dalle considerazioni sui risultati del rapporto del Mise sulla diffusione delle Imprese 4.0, che permette di fare un po’ il punto sull’adozione di tecnologie innovative da parte delle aziende italiane.
Lo studio è basato su un campione di 23.700 imprese di tutte le classi dimensionali e denota un prevedibile gap tra le imprese di piccole e di grandi dimensioni nell’adozione delle tecnologie innovative previste dal Piano. Le imprese 4.0 sono il 6% nella classe da 1 a 9 dipendenti, ma diventano già il 18,4% nella fascia da 10 a 49 addetti, raggiungono il 35,5% tra le aziende con un numero di addetti tra 50 e 249, per arrivare al 47,1% delle realtà con più di 250 addetti. Indubbiamente le grandi imprese sono partite prima, e possono contare su altre risorse rispetto alle aziende più piccole, che sono però un numero enormemente maggiore, tanto pesante da far scendere ad un complessivo 8,4% la percentuale di imprese italiane che hanno adottato tecnologie innovative. 

A favore della tecnologia
Con la legge di Bilancio 2019 il governo pare aver scelto una linea che vuole privilegiare la partecipazione al Piano 4.0 soprattutto delle piccole e piccolissime imprese, per imprimere uno scatto nell’evoluzione tecnologica della nostra economia.
Il testo delinea un riassetto complessivo del piano, tra cui spiccano una probabile riduzione delle risorse e degli strumenti complessivamente destinati, ma anche una loro riallocazione verso un ambito più generale di innovazione, che include Venture Capital e start-up e privilegia interventi destinati allo sviluppo di tecnologie e applicazioni in ambito di intelligenza artificiale, blockchain e IoT.
Tra le modifiche agli strumenti economici c’è la rimodulazione dell’iperammortamento sul costo degli acquisti, che rimane accessibile per tutte le imprese ma in una modalità che favorisce gli investimenti minori (170% fino a 2,5 milioni di euro) e si riduce man mano fino a non prevedere agevolazioni per interventi oltre i 20 milioni di euro.

R&S e Formazione
Sono state riviste le agevolazioni per l’ambito Ricerca & Sviluppo con la riduzione del credito di imposta, che è inoltre vincolato ad un tetto massimo di spesa comprensivo di un valore minimo di investimenti in R&S. L’aliquota riconosciuta è confermata al 50% per i costi relativi al personale impiegato nelle attività di R&S o per contratti stipulati con università, enti di ricerca e organismi equiparati.
In merito all’attività di formazione e aggiornamento del personale sulle nuove tecnologie, la legge di Bilancio 2019 proroga a tutto il 2020 il credito d’imposta limitatamente al costo aziendale, escludendo il costo dei corsi. Per il 2019 il credito d’imposta per le spese sostenute è previsto del 50% per le piccole imprese, del 40% per le medie imprese e del 30% per le grandi imprese.
La legge di Bilancio 2019 contiene un rilevante numero di misure a sostegno di forme di finanziamento per l’innovazione, che puntano ad incrementare gli investimenti con l’obiettivo di colmare il gap tecnologico con i principali paesi europei. Tra le principali misure sono elencati il fondo per il venture capital del Mise, il Fondo Nazionale Innovazione (FNI), i Pir e i Business angel.