diritti-e-conflitti-la-questione-sociale-in-italia-e-in-europa

Diritti e conflitti: la questione sociale in Italia e in Europa

Quali sono i nuovi (e veri) conflitti che la politica dovrà affrontare per superare i nazionalismi e rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Politici e intellettuali fanno il punto

“Diritti e Conflitti: la quesitone sociale in Italia” è questo il tema di discussione della tavola rotonda organizzata da Linkiesta. cui hanno preso parte, tra gli altri, Pierfrancesco Majorino, Assessore alle politiche sociali del Comune di Milano, Elly Schlein, europarlamentare Socialisti & Democratici, e Cecilia Strada, filantropa e saggista. Insieme hanno affrontato il tema della questione sociale analizzando le disuguaglianze che si rilevano ogni giorno e che acuiscono l’esasperazione generale dei cittadini.

La persona al centro
Tema che emerge ormai con forza tutti i giorni è la “questione sociale italiana”. Per cercare di risolvere nel locale i bisogni dei cittadini, Pierfrancesco Majorino, scardina la polarizzazione “stranieri, povertà, sicurezza” mettendo le “persone al centro” di una nuova visione del problema e della sua potenziale soluzione.
“Bisogna contrastare la chiusura nazionalista che cerca di creare competizione tra i più fragili e cominciare a fare di più per le persone: politiche per la casa, per il lavoro, per combattere le disuguaglianze del welfare territoriale, eliminazione del gender gap salariale tra uomo e donna” propone Majorino. “Le persone oggi si sentono sempre più sole nell’affrontare le sfide del mondo globalizzato e hanno bisogno di risposte immediate e giuste. Bisogna essere concreti nel promuovere il concetto di persona ed estendere i diritti non per fare un favore al più debole, ma perché è più giusto”. 


Il paradosso dei numeri sovrastimati
Il conflitto sociale sta raggiungendo livelli preoccupanti, fomentato da una lettura parziale dei numeri. E’ questa in sintesi l’analisi di Cecilia Strada, filantropa e saggista, che ogni giorno si confronta con i giovani e nota dei germogli positivi e voglia di collaborare e cooperare per abbattere le disuguaglianze in Italia e nel mondo. “Tuttavia c’è un problema di comunicazione e di informazione. L’Italia – evidenzia Strada - è il paese europeo in cui si sovrastima in assoluto la presenza di cittadini stranieri nel paese: 27 per cento contro il reale 8%. E alla dichiarazione di chi pensa che gli stranieri siano in Italia per rubare il lavoro e i soldi destinati agli italiani, si contrappone il dato che gli stranieri che lavorano producono un reddito che si attesta intorno al miliardo di euro, che si traduce anche in gettito fiscale che va a beneficio di tutti.”
Secondo Strada, i numeri sull’immigrazione che ogni giorno leggiamo sui giornali non ci danno la reale misura di quello che accade in Italia e in Europa. La percezione del numero di immigrati che vivono nel nostro paese è esagerata. Si pensa che tutti gli stranieri provengano dalle zone sud sahariane, quando invece la maggior parte degli stranieri sono dell’Est e del Sud America e sono nella stragrande maggioranza dei casi del tutto integrati. A questo si aggiunge che il numero di stranieri che vivono e lavorano in Italia è di 5 milioni, tanti quanti gli italiani che oggi vivono all’estero. Il paradosso è che da nessuna parte si sente parlare di invasione italiana.

Il peso delle disuguaglianze economiche e fiscali tra Paesi
Diventa quanto mai urgente affrontare i numeri contestualizzandoli e affrontare il tema delle disuguaglianze e dei conflitti con un approccio di sistema: “Nell’ultimo anno – commenta Elly Schlein, - ci sono state 1 milione circa richieste di asilo in tutta Europa su una popolazione complessiva di 500 milioni di abitanti, ossia lo 0,25%. È evidente che non ci sia nessuna invasione, ma questo non significa che l’Europa non debba farsene carico. E’ un tema che va affrontato, come vanno affrontate le disuguagliante a tutti i livelli”.
Schlein sottolinea che “le leggi ci sono, come ad esempio il Trattato di Dublino, ma queste non trovano reale applicazione ovunque”. Non solo: “L’agenda dell’Europa deve cambiare e rispondere ai bisogni del cittadino. E’ quanto mai necessario cominciare ad intervenire per abbattere le disuguagliante fiscali tra i paesi membri dell’Europa. Non è possibile che ci siano Paesi che attirino capitali stranieri con i vantaggi di una tassazione che non ha eguali in nessuna parte, neanche per i cittadini di quello stesso paese, quando ce ne sono altri, sempre all’interno dell’Europa, in cui si supera il 40% , se non di più. E lo stesso deve avvenire con le politiche del lavoro: Paesi europei con una tassazione del lavoro bassissima che mantengono i salari fortemente al di sotto della media spingono le aziende dei paesi dove questi costi sono alti a delocalizzare la produzione. Tutto questo penalizza ovviamente i lavoratori costretti a migrare (nel migliore dei casi) o a perdere il posto di lavoro”.