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Pil Italia, si sommano i segnali negativi

I dati di Ocse, Istat e Inps disegnano un quadro difficile per il nostro Paese. Crescita piatta, conti pubblici in disordine, aumento della cassa integrazione dovrebbero far scattare molteplici campanelli d'allarme

Sul Pil dell’Italia Ocse e Istat non ci vedono chiaro. O meglio, hanno opinioni discordanti. Secondo l’osservatorio dell’organizzazione internazionale con sede a Parigi, l’Italia vivrà una stagnazione del Pil per il 2019 e un’espansione dello 0,6% nel 2020. Più ottimista l’Istituto di statistiche italiano che prevede un incremento della ricchezza nazionale pari allo 0,3%. Si tratta comunque di una sforbiciata rispetto all’ultima previsione ufficiale di novembre (+0,4%). La crescita dello 0,3% resta tuttavia più alta di un decimale rispetto a quella messa in agenda dal governo. 

Tornando all’analisi dell’Ocse, l’organizzazione mette in fila segnali preoccupanti, e comunque già noti, per il nostro Paese. Stagnazione economica, frenata dei consumi, deficit e debito in salita, incertezza politica e rischio relazionale con le istituzioni europee (con relativo impatto sullo spread) sono tutte cose che gettano ombre oscure sul futuro dell’Italia.


Il peso di Quota 100 e Reddito di cittadinanza

Tra le varie cose, i conti pubblici preoccupano in modo evidente. L’Ocse rileva che l’espansione fiscale e la bassa crescita faranno risalire il deficit al 2,4% del Pil nel 2019 e al 2,9% nel 2020. Nell’anno in corso, le nuove misure, tra cui Quota 100 e Reddito di cittadinanza, impatteranno per lo 0,6% del Pil, aumento che sarà compensato solo in parte da tagli alla spesa, di almeno due miliardi di euro, già concordati con l’Europa, e da maggiori imposte sul reddito d’impresa. 

La lenta crescita dell’occupazione e l’aumento del tasso di risparmio delle famiglie, secondo Ocse, stanno frenando i consumi privati, mentre la domanda esterna è debole e le tensioni sul fronte del commercio globale stanno danneggiando le esportazioni. A questo si aggiunge la bassa fiducia delle imprese e i ritardi nella pianificazione dei progetti infrastrutturali che continuano a ostacolare gli investimenti pubblici. L’inflazione si è moderatamente accentuata, mentre la crescita dei salari nel settore privato rimane modesta.


L'inevitabile aumento dell'Iva

Ad aggiungere un’ulteriore dose d’incertezza, la considerazione che queste proiezioni tengono conto di almeno la metà dell’aumento dell’Iva nel 2020, cioè oltre 11 miliardi di euro sui 23 totali; mentre sul fronte debito, dopo le dichiarazioni di parte del governo sull’intenzione di farlo arrivare al 140% del Pil, questo risalirebbe dal 132,2% del 2018 al 134,1% nel 2019, fino al 135% nel 2020. È un andamento, come evidente, che apre la strada alla speculazione, alle fluttuazioni dei tassi di interesse, e che limita le scelte politiche tese a stimolare la crescita. Quanto al mercato del lavoro, l’Istat prevede un aumento dello 0,2% del tasso di disoccupazione al 10,8% nel 2019, un risultato che si aggiunge alle preoccupazioni generali dell’Ocse sull’occupazione in Italia, ancora uno dei più bassi tra i Paesi dell’organizzazione.


Sale la cassa integrazione 

Sul breve periodo, in effetti, altri dati dovrebbero mettere in allarme il governo. Il più recente è quello che viene da Inps, che ad aprile ha certificato le ore di cassa integrazione autorizzate in salita a quota 25,4 milioni, con un +16% sul mese precedente e un +30% su base annua. È la cassa integrazione straordinaria ad aver fatto un balzo del 78,1% anno su anno: ad aprile, sono stati autorizzati 17,9 milioni di ore contro i circa 10 milioni di marzo. Questo andamento getta un’ombra sulle speranze di recupero riposte nella seconda parte dell’anno, annunciando stagnazione, nel migliore dei casi, o pre-recessione, nel peggiore.