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Banche, Psd2 e la rivoluzione dei pagamenti digitali

Con l'entrata in vigore della normativa europea, il settore del credito è alle prese con una nuova sfida: tra innovazione e competizione

Il 13 gennaio è una data che le banche europee hanno segnato sul calendario con un circolino rosso. È il momento dell’entrata in vigore negli Stati membri dell’Unione Europea della nuova direttiva sui pagamenti elettronici (Payment services directive 2, Psd2): un nuovo impianto normativo per i pagamenti digitali che ha lo scopo di stimolare l’innovazione e la trasparenza, rafforzando anche la sicurezza delle transazioni su internet e l’accesso di operatori terzi ai conti correnti bancari. In Italia, la riforma sarà attuata in vari step e ci vorranno 18 mesi perché vada a regime. 

Ogni volta che una normativa entra nel vivo dell’operatività quotidiana degli attori di un settore, la prima domanda cui si deve rispondere è: i suddetti player sono abbastanza preparati? 

Secondo uno studio di Finextra, appena pubblicato, per conto di CA Technologies, azienda statunitense di software per la digitalizzazione d'impresa, solo il 50% delle banche italiane ritiene di riuscire a ottemperare ai requisiti minimi della Psd2 entro i tempi previsti. Nonostante questo, ben il 96% dichiara di essere molto o abbastanza d’accordo sul fatto che la normativa costituirà un’opportunità per innovare, differenziarsi e creare nuovi prodotti e servizi. È un dato in parte sorprendente perché si piazza 10 punti percentuali sopra la media degli altri 13 Paesi europei in cui è stata effettuata la ricerca.


Non solo un obbligo normativo

“Anche se molte banche italiane – si legge nella ricerca – hanno in progetto di limitarsi in prima istanza a soddisfare i requisiti minimi della Psd2, esse partono dal presupposto che, nel lungo periodo, tale normativa sarà foriera di nuove aperture e innovazioni”. La ricerca mostra come gli istituti italiani considerino la nuova normativa come un fattore strategico per il cambiamento a lungo termine: solo il 21% delle banche la riduce a obbligo normativo. Questa tendenza è confermata nel 92% dei casi, dove la funzione di digital transformation è responsabile o comunque coinvolta nell’attuazione della Psd2. Per le banche, quindi, l’innovazione nel settore dei pagamenti è parte integrante della strategia digitale. 

Secondo quanto rivelato dalla ricerca di Finextra, la tecnologia è la chiave per il successo in questo campo: l’83% delle banche italiane è molto o abbastanza convinto di dover acquisire nuove tecnologie per l’attuazione completa di Psd2 e dell’open banking, cioè la condivisione dei dati bancari (in modo sicuro) con terze parti. Il 21% degli intervistati si è espresso a favore della creazione di ecosistemi orientati ai clienti insieme ai partner fintech

Tuttavia, restano ancora molte criticità. Il 79% degli istituti italiani pensa che la mancanza di competenze specifiche, i vincoli di budget, i problemi tecnologici, la presenza di sistemi legacy e i rischi legati alla sicurezza siano i problemi ancora aperti cui mettere mano. La metà delle banche italiane intervistate, cioè 13% in più della media europea e 24% sopra il dato relativo alla Francia, ritiene che la clientela nostrana non sia pronta per l’open banking: ciò spiega anche perché il 78% delle banche sia pronto a un periodo minimo di due anni per rientrare dai relativi investimenti.


Chi saranno i giocatori di domani

Nell’era post-Psd2, i competitor delle banche saranno i soliti noti: Google, Amazon, Facebook e Apple. Ma, secondo la maggioranza delle banche, la sfida lanciata dai giganti dell’hi-tech, nel breve termine, non costituirà un pericolo diretto. Poco più di un quarto delle banche italiane crede che la principale minaccia sarà la competizione interna al settore da parte dei player tradizionali, i cui punti di forza restano la gestione delle relazioni con la clientela e il possesso dei dati. Circa il 14% teme invece le nuove banche online che si troverebbero di fatto nella posizione ideale per cavalcare le opportunità della direttiva, essendo più agili e non vincolate dalle legacy. 

“Per sfruttare questa nuova opportunità – dicono gli analisti – le banche italiane devono svecchiare le proprie architetture applicative, stringere nuove partnership collaborative, accelerare l’open banking (nonostante le perplessità, ndr) e introdurre innovazioni più snelle nei pagamenti digitali, a prescindere dal proprio stadio di maturità rispetto alla direttiva Psd2”.