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I superbatteri fanno paura

Cresce la resistenza agli antibiotici, soprattutto in ospedali e case di riposo. Gli infettivologi di tutto il mondo lanciano l’allarme: più risorse o perderemo la battaglia contro i nuovi batteri

La prima causa di morte al mondo entro il 2050, con almeno 10 milioni di decessi annui. L’Organizzazione mondiale della sanità mette in guardia contro la diffusione dei superbug, batteri dai nomi impronunciabili e dagli effetti devastanti per la salute dell’uomo. Come il Klebsiella pneumoniae carbapenemasi-produttrice (Kpc), un vero e proprio killer che nel 50% dei casi è ormai resistente a tutti gli antibiotici, compresi quelli di ultima generazione. Gli infettivologi sono quindi impotenti. Il G7 dei ministri della Salute che si è svolto a Milano il 5 e 6 novembre ha messo l’antibiotico-resistenza tra le priorità, insieme ai cambiamenti climatici e alla salute di genere. Si teme l’inizio di un’era antibiotica in cui anche una banale infezione possa provocare la morte. 


L’Italia ha un Piano nazionale di contrasto

Il primo intervento organico dell’Italia è arrivato lo scorso settembre con il Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (Pncar), che coinvolge tutti i settori interessati tra cui medicina umana, veterinaria, ricerca, zootecnia. È una risposta ai richiami del Centro europeo per il controllo delle malattie. "Il programma Pncar ha obiettivi precisi e ambiziosi, senza però che siano specificate le modalità economiche per ottenerli", afferma Claudio Viscoli, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita) e direttore della clinica di malattie infettive dell’Università degli Studi di Genova. I programmi tuttavia potrebbero non bastare. I maggiori infettivologi italiani, riuniti per l’International meeting on antimicrobial chemotherapy in clinical practice, chiedono maggiori sforzi contro l’avanzata sui superbatteri, ossia più risorse economiche e minori vincoli all’utilizzo dei nuovi antibiotici. Ma la battaglia contro i superbatteri non potrà avvenire senza un utilizzo appropriato degli antibiotici da parte di medici e pazienti. Due società scientifiche europee, l’European society of clinical microbiology and infectious diseases e l’European society of intensive medicine hanno lanciato Antarctica una alleanza europea contro le antibiotico-resistenze nelle terapie intensive che si pone l’obiettivo di migliorare le tecniche di diagnosi e cura, cercando di avere più dati microbiologici per capire quali siano i germi che circolano nelle strutture ospedaliere, e promuovere nuovi studi clinici condotti specificatamente sull’uso dei nuovi antibiotici nelle terapie intensive.