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Farine di insetti: è questo il futuro dell’alimentazione?

Tra paure di reazioni allergiche e avversione da parte dei cittadini, dalla fine dello scorso anno sono in commercio nel nostro paese prodotti alimentari che contengono farine di quattro insetti: larva gialla, locusta migratoria, grillo domestico e verme della farina minore. I relativi decreti che ne autorizzano il consumo discendono da altrettanti regolamenti di esecuzione emanati dall’Ue e vincolanti per gli Stati membri

Come sappiamo, le farine di insetti sono un prodotto alimentare che si ottiene dalla macinazione degli insetti essiccati. La loro produzione viene proposta, come alternativa sostenibile alla farina di cereali, per la confezione di alimenti, come pasta, pane e altri prodotti da forno. Per produrle vengono utilizzati alcuni tipi particolari di insetti, in particolar modo grilli, cavallette e vermi della farina.
Questi insetti vengono allevati in ambienti controllati, dove vengono nutriti con ingredienti naturali e sostenibili. Una volta cresciuti, vengono raccolti, uccisi ed essiccati: a questo punto, vengono macinati per creare la farina.
Consideriamo queste farine una fonte di proteine sostenibile perché l’allevamento di questi insetti richiede meno acqua e terreno, rispetto al bestiame, produce meno rifiuti e prevede l’emissione di quantità di gas serra assai inferiori.
Vi è poi da considerare anche un aspetto psicologico non da poco: se facciamo eccezione per alcuni di essi, come le api, ad esempio, è abbastanza raro che l’uccisione di questi esseri viventi susciti in noi sentimenti come pena e compassione.
Ma ciò che più conta è che le farine di insetti contengono fino al 75% di proteine ad alto valore biologico, cioè racchiudono tutti gli amminoacidi essenziali di cui il corpo umano ha bisogno per funzionare correttamente.
Inoltre, prevedono un discreto apporto di acidi grassi insaturi, in particolare gli omega-3 e omega-6, che sono assai importanti per la salute del cuore e del cervello.
Per quanto riguarda il contenuto di micronutrienti, queste farine contengono le vitamine del gruppo B (inclusa la B12,) che sono essenziali per la salute dell’uomo, e sali minerali come ferro, calcio e magnesio.
Sembra che il loro sapore delicato e neutro li renda anche facilmente integrabili in molte ricette.


Le farine di insetti contengono fino al 75% di proteine ad alto valore biologico, con gli amminoacidi essenziali di cui il corpo umano ha bisogno


I timori legati alla diffusione di questi prodotti

Detta così, sembra che le farine di insetti rappresentino un vero miracolo di sostenibilità e vantaggi per la salute, ma non sono pochi i casi di resistenza da parte dei consumatori e di alcuni studiosi.
Secondo alcuni esperti della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), ad esempio, i prodotti derivati dagli insetti possono indurre allergie alimentari. Molti casi di questo tipo sarebbero già stati registrati in Cina, Stati Uniti ed Europa.
Il presidente di Siaaic, Mario Di Gioacchino, ha affermato in un’intervista che la letteratura scientifica ha già annotato alcuni casi di pazienti con reazioni a farine di artropodi, in particolare a quelle di grilli, con sintomi che vanno da lieve orticaria a gravi shock anafilattici.
In molti casi si è trattato di soggetti già allergici ad altre sostanze, in particolare ai crostacei, che dopo aver ingerito farine di grillo hanno avuto una reazione. Crostacei e grilli possiedono molecole simili, che potrebbero giustificare una reazione crociata tra i due alimenti. Anche molluschi, acari della polvere, cavallette, vermi della farina, granchi, scarafaggi e moscerini della frutta sono artropodi simili a crostacei e grilli e condividono con gli stessi molte caratteristiche.
Le proteine contenute e individuate più spesso come causa di reazione crociata sono la tropo-miosina e l’arginina chinasi, più raramente l’esamerina 1B e le catene leggere e pesanti della miosina.
Al di là dei termini magniloquenti utilizzati dagli esperti, la questione è che i soggetti allergici ad acari, crostacei e molluschi in genere dovrebbero porre molta attenzione nel consumare le farine di insetti. E siccome è ancora presto perché questo tipo di informazioni sia di dominio comune, è necessario che i medici educhino i loro pazienti a evitare di ingerire questi alimenti, se soggetti ad allergie di questo tipo.
D’altro canto, è assolutamente necessario che la presenza di questi ingredienti sia regolarmente dichiarata nelle confezioni.


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Le regole per l’etichettatura e la vendita in Italia

Pertanto, i regolamenti comunitari, che abbiamo accolto con i quattro decreti pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicembre 2023, prevedono precise disposizioni sull’utilizzo e sull’etichettatura degli alimenti contenenti le farine di insetti.
Le confezioni dovranno recare informazioni sulle tipologie di insetti presenti, con il loro nome scientifico (in base alle indicazioni comunitarie) e con la relativa traduzione in italiano, secondo la specifica richiesta del nostro Governo.
Dovranno poi essere riportate la quantità e il Paese di origine degli insetti. Infine, per evitare commistioni con altri alimenti, il Governo italiano ha deciso di regolamentare la vendita dei prodotti contenenti farine di insetti, prevedendo comparti separati rispetto agli altri alimenti, che vanno segnalati con un’apposita cartellonistica. I decreti emanati prevedono anche una serie di sanzioni per gli eventuali trasgressori.

Le resistenze dei consumatori italiani

Il consumo di insetti sta dunque iniziando a diffondersi, ma la penetrazione dei prodotti che li contengono, almeno per quanto concerne i mercati occidentali, procede con una certa lentezza.
La risposta risiede soprattutto nella diversa cultura che ci contraddistingue, rispetto ad altri popoli come quelli orientali. Convincere i consumatori italiani a mangiare insetti è complicato.
Il freno più comune è costituito dal disgusto che la maggior parte di noi avverte al pensiero degli insetti in genere, perché nel nostro immaginario gli stessi sono sintomo di cibo avariato. Secondo alcuni osservatori, ad esempio, il pubblico europeo preferirebbe la farina prodotta con i grilli e gli insetti adulti alle larve, perché, da secoli, queste ultime sono il segnale che un alimento è andato a male.
Bisogna poi considerare la classica neofobia, cioè la ritrosia per l’introduzione di alimenti del tutto nuovi nella nostra dieta, al punto che per alcuni bisognerebbe non dichiararne la presenza negli ingredienti.
Ciò è ovviamente impossibile, dal momento che in tutta Europa la legge protegge i consumatori attraverso un’accuratissima politica di informazione e trasparenza.
Contano poi fattori come il prezzo: è necessario cercare di mantenere i prezzi bassi per aiutare la diffusione di questi prodotti, ma non bisogna esagerare per non rischiare di trasmettere il messaggio che si tratti di cibo di scarsa qualità.
E poi bisognerà vedere come la gente reagirà al gusto. A questo proposito, alcuni suggeriscono di associare la farina di insetti alle cucine etniche, che sono assai diffuse e amate ovunque. Assaggiare pietanze che contengono questi ingredienti nell’ambito di tradizioni culinarie diverse dalle proprie sarebbe d’aiuto per imparare ad apprezzarli.
In sintesi, la farina di insetti è una fonte sostenibile e nutriente di proteine che potrebbe fornire un’alternativa alla farina di cereali e rappresentare uno strumento importante per la lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia, la sua produzione dev’essere gestita in modo responsabile, per garantire la sicurezza e la sostenibilità del prodotto, realizzando anche apposite campagne di informazione per rassicurare i cittadini e promuoverne l’utilizzo.


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