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Il futuro è incerto: i giovani cercano spazio

Quando si parla di lavoro, è la precarietà che spaventa di più, anche tra i giovanissimi, come rivela uno studio dell’Istituto Piepoli che coinvolge ragazze e ragazzi tra 13 e 26 anni, quasi tutti ancora impegnati sui banchi scolastici o accademici, ma che stanno per affacciarsi al mondo dei grandi

L’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti delle giovani generazioni mantiene un livello piuttosto costante. È molto difficile che trascorra una settimana senza che sia posto l’accento sulle difficoltà che le giovani generazioni affrontano nel cercare lavoro. Un primo indicatore del rapporto che gli italiani hanno sviluppato con il concetto di giovani è la definizione dell’età giovanile che tendiamo a estendere spesso fino ai 40 anni. Al netto della correttezza di questa definizione, se però vogliamo dedicare davvero attenzione alle giovani generazioni dovremmo orientarci su quella parte di popolazione che vive al confine tra formazione e primo lavoro.
Proprio per rispondere a questa necessità, Istituto Piepoli da quattro anni dedica una ricerca agli italiani più giovani, quelli di età compresa tra 13 e 26 anni, che sono quindi ancora coinvolti nella fase formativa, o l’hanno appena conclusa, e stanno quindi per affacciarsi al mondo del lavoro.




Giovanissimi e preoccupati

Attraverso di loro, cerchiamo di intravedere le caratteristiche profonde dell’Italia del futuro, convinti che tra di loro si nasconda parte della classe dirigente del Paese nel 2050.
Tra i giovanissimi, che in maggioranza sono ottimisti rispetto alle cose della vita e del mondo, quando orientano lo sguardo al mondo del lavoro sembra prevalere la preoccupazione: il 55% si dichiara preoccupato di non riuscire a trovare lavoro.
Fin qui la fredda cronaca, ma quali sono le ragioni profonde che spingono i giovani a vedere scuro quando volgono lo sguardo alla prima opportunità di lavoro?
A dominare è l’idea che le opportunità di lavoro disponibili nel nostro Paese siano troppo spesso sottopagate o precarie, generando scarso equilibrio tra costo della vita e stipendio. Insomma, l’affitto costa caro, le bollette aumentano, i beni di consumo costano sempre di più, ma lo stipendio resta sempre lo stesso.


“Tra i giovanissimi, quando orientano lo sguardo al mondo del lavoro, prevale la preoccupazione”


Tra precariato e scarso turnover

Un dettaglio in più: la quota di giovani che indica il precariato come principale patologia del sistema lavorativo italiano raggiunge quota 27% tra le donne, che sembrano vivere con più sofferenza la difficoltà nel trovare un’occupazione stabile che permetta di programmare la propria vita.
Neanche la scuola viene del tutto assolta dagli italiani, che promuovono a pieni voti i docenti, ma criticano lo scarso orientamento al lavoro del nostro sistema formativo.
Infine, il rapporto tra le generazioni: per il 17% dei giovani italiani, il motivo per cui immaginano una grande difficoltà nel collocarsi adeguatamente nel mondo del lavoro e trovare quindi soddisfazione per le proprie ambizioni è che “se gli adulti continuano a lavorare non c’è spazio per i giovani”. Un allarme verso quel turnover generazionale che, in un Paese che fa sempre meno figli, sarebbe ancora più necessario.