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Il rilancio dell’imprenditoria italiana

Semplificazione del rapporto con gli uffici pubblici e revisione della tassazione per artigiani e piccole imprese. Ma anche valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale e focalizzazione su competenze tecniche e pratiche. Per Marco Granelli, presidente di Confartigianato, servono interventi legislativi incisivi per ridurre il peso della burocrazia e della fiscalità che affligge il 98% delle aziende del nostro paese

Saper fare e “saper fare ad arte” è l’espressione che meglio definisce il made in Italy, l’artigianato e lo spirito imprenditoriale che contraddistingue il nostro paese nel mondo, con la sua abilità nel valorizzare mestieri antichi coniugandoli con l’innovazione e con l’utilizzo di tecnologie d’avanguardia. Reinventare la tradizione produttiva italiana significa confermare eccellenze nel settore alimentare, nella moda, nell’edilizia, nella meccanica, nei trasporti e in molto altro ancora, fino ad ambiti come l’arte e la comunicazione. Dal 1946, anno della sua costituzione, Confartigianato ha accompagnato gli imprenditori dando vita nel tempo a una struttura che oggi vanta 103 associazioni territoriali, 21 federazioni regionali, decine di settori organizzate in sette aree di impresa, 12 federazioni di categoria, 46 associazioni di mestiere. In tutta Italia, 1201 sedi di Confartigianato impiegano 10.700 di persone che lavorano per un milione e mezzo di imprenditori con tre milioni di addetti.
Le attività di rappresentanza di questo patrimonio economico, produttivo e sociale si articolano in quattro macroaree: politiche economiche, politiche sindacali e del lavoro, politiche fiscali e organizzazione, promozione e marketing. Dal 2020 il presidente di Confartigianato è Marco Granelli, classe 1962, nato a Salsomaggiore (Parma), titolare di un’impresa nel settore delle costruzioni, per molti anni presidente di Confartigianato Imprese Parma, dal 2009 alla guida di Confartigianato Emilia Romagna per poi essere nominato, nel 2012, vice presidente vicario di Confartigianato. L’incarico di presidente vede oggi Granelli impegnato in un confronto politico con il Governo su tematiche strategiche per la tenuta dell’artigianato italiano, prima tra tutte l’importanza del Pnrr come strumento per favorire la modernizzazione e la competitività dell’Italia, a patto che si sappia coinvolgere tutti gli attori del tessuto produttivo, monitorare gli investimenti, sostenere le pubbliche amministrazioni locali tenendo conto del forte legame tra piccoli comuni e piccola impresa. Ma tanti sono i fronti su cui agire per dare sostegno ad artigiani e piccole imprese che rappresentano il 98% delle aziende italiane: il peso della burocrazia e della fiscalità, molte misure legislative che penalizzano interi settori, tra cui l’edilizia, il caro energia e l’efficientamento energetico, la spinta all’internazionalizzazione, la ricerca di migliori politiche del lavoro, il coinvolgimento delle nuove generazioni, l’inclusione femminile.

Marco Granelli, presidente di Confartigianato


Procedure fluide e riforma del sistema tributario

Il punto di partenza nel confronto con il legislatore è la necessità di riuscire finalmente a contrastare la “malaburocrazia”. Per semplificare la vita degli imprenditori servono azioni incisive che favoriscano la digitalizzazione delle comunicazioni tra imprese e Pa, la standardizzazione delle procedure e l’interazione delle banche dati pubbliche. “Il pacchetto di semplificazioni annunciato dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo – dichiara Granelli – ci fa ben sperare nella semplicità di avvio e di gestione dell’attività d’impresa e in una comunicazione più fluida e diretta tra gli imprenditori e gli uffici pubblici”. Anche sul fronte della riforma del fisco, Confartigianato apprezza l’impianto generale della delega annunciata dal Governo che sembra andare nella direzione giusta per una revisione organica e strutturale del sistema tributario, capace di coniugare proprio le richieste da tempo avanzate dall’associazione. L’auspicio da parte delle aziende è riuscire a costruire un nuovo rapporto fisco-contribuente basato sull’ascolto delle ragioni dei contribuenti, la lealtà dei comportamenti senza criminalizzazioni, la possibilità di contraddittorio prima dell’emanazione di qualsiasi atto di accertamento. “Ma la riforma – evidenzia Granelli – deve essere l’occasione per rivedere la tassazione del reddito d’impresa, omogeneizzando il trattamento dei redditi indipendentemente dalla natura giuridica dei soggetti. Inoltre, va prevista nell’ambito dell’Irpef un’area di esenzione in misura uguale per tutti i contribuenti e devono essere superati i micro-tributi e semplificato il sistema anche attraverso la progressiva eliminazione dell’Irap”.

Energia: no vessazioni per cittadini e imprese

Da tempo le rappresentanze delle piccole imprese denunciano lo squilibrio nell’imposizione di tasse e oneri generali di sistema sulle bollette degli imprenditori italiani. Per questo caldeggiano una riforma in grado di eliminare la disparità di trattamento tra grandi e piccole realtà imprenditoriali attraverso la riduzione della tassazione sui consumi energetici per le imprese di più piccole dimensioni.
Il meccanismo basato sul concetto meno consumi, più paghi applicato agli oneri parafiscali, secondo Granelli costringe le micro e piccole imprese con consumi energetici contenuti a sobbarcarsi la maggiore quota di oneri per il sostegno delle energie rinnovabili. Questa distribuzione del carico contributivo, denunciano dall’associazione, gonfia del 35% il costo finale dell’energia per le piccole imprese che finiscono per pagare l’elettricità quattro volte di più rispetto a una grande azienda.
“È indispensabile eliminare assurdi squilibri come quello del sistema di tassazione dell’energia – evidenzia Gianelli – che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza le piccole imprese costrette a pagare la maggior parte degli oneri generali di sistema in bolletta dedicati, tra l’altro, a finanziare le agevolazioni per le aziende energivore”.

La riforma del fisco deve rendere omogeneo il trattamento dei redditi indipendentemente dalla natura giuridica dei soggetti

Quanto al tema dell’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, il settore dell’edilizia, come noto, è direttamente coinvolto dalla direttiva europea sulle case green: una grande opportunità per il paese e per le imprese, a patto che sia profondamente ripensato il sistema degli incentivi nel settore dell’edilizia.
“Basta con gli interventi spot sottoposti a continui ripensamenti – avverte Granelli –. L’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può essere una grande opportunità per il paese e per le nostre imprese, ma non deve trasformarsi in vessazione per cittadini ed imprese. È necessario che l’Europa si impegni a sostenere gli investimenti per realizzare la transizione green del patrimonio residenziale”. La strada realmente efficace consiste nel progettare una vera e propria strategia strutturale di lungo termine che scandisca l’impiego di risorse pubbliche aggiuntive. “In questo modo – continua Granelli – potremo ottenere un ritorno positivo in termini di crescita del Pil e orientare le scelte dei cittadini sulla qualità e l’efficienza energetica delle abitazioni”.

Alla ricerca di manodopera qualificata

Sullo sfondo delle problematiche legate al peso della burocrazia e della fiscalità resta anche il grande tema della forza lavoro. Tra cambiamenti demografici e politiche formative che per anni hanno privilegiato il “sapere” al “saper fare”, il reperimento di risorse adeguate per le imprese artigiane rappresenta una importante sfida da affrontare per il futuro. Basti pensare che nel 2022 le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 1.406.440 lavoratori, pari al 42,7% delle assunzioni previste.
Secondo l’analisi dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal nell’artigianato la quota di entrate di difficile reperimento sale al 50,2%, pari a 263.980 lavoratori difficili da trovare, quota superiore di 10,8 punti rispetto alle imprese non artigiane (39,4%). Quanto alle cause di queste difficoltà, il 27,8% è riconducibile al ridotto numero di candidati, il 17,8% all’inadeguatezza dei candidati, il 4,7% ad altri motivi.
“La formazione dei giovani – sottolinea Granelli – è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato. Purtroppo in Italia non si insegna la cultura del lavoro. Veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il sapere al saper fare. In serie A la cultura accademica e la conoscenza teorica, in serie B le competenze tecniche e pratiche. Risultato: le nuove generazioni non trovano lavoro e le aziende non trovano manodopera qualificata”. Ecco perché serve un nuovo modello di formazione inclusivo “a valore artigiano” che consenta di formare competenze complesse che coniugano cultura umanistica e cultura tecnica. Secondo Granelli è necessario puntare sull’apprendistato professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro. È anche necessario sostenere e rilanciare i percorsi di studio professionali sia in un’ottica di sistema, attraverso la strutturazione di percorsi di orientamento lungo tutto il percorso formativo, “sia in un’ottica di filiera che incentivi maggiormente la formazione duale e professionalizzante e valorizzi il livello terziario con gli ITS”.


La bandiera del Made in Italy nel mondo

Nonostante il pesante scenario di crisi economica, politica e sociale che sta affliggendo il mondo imprenditoriale a livello globale, le micro e piccole imprese italiane, per quanto riguarda la presenza sui mercati esteri, continuano a tenere alta la bandiera del made in Italy nel mondo. Le loro esportazioni, tra luglio 2021 e luglio 2022, si attestano a 141,2 miliardi di euro. In particolare, a trainare le vendite all’estero degli imprenditori sono i settori alimentare, moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria. Nei primi sette mesi del 2022 questi settori segnano una crescita tendenziale del 5% dei volumi esportati, una percentuale ampiamente superiore al +0,9% della media dell’export nazionale.
L’economia circolare e la transizione green sono tendenze che coinvolgono già numerose aziende nel nostro paese. Sono più di 220mila le nostre imprese artigiane attive nell’economia circolare tra riparazione, manutenzione, riuso e recupero di prodotti e materiali. Le imprese della moda e dell’arredamento, poi, sono particolarmente attente all’upcycling, vale a dire la creazione di nuovi prodotti partendo dall’utilizzo di materiali di scarto.
Tra le questioni aperte nel dibattito tra imprese e Governo spicca la costituzione di una cabina di regia che sostenga l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
“Per noi è importante poter contare su un programma pluriennale dotato di risorse adeguate per accompagnare le imprese sui mercati internazionali – specifica Granelli –. A questo riguardo occorre accelerare le procedure burocratiche, c’è bisogno di certezza anche nei tempi che intercorrono tra la pubblicazione degli avvisi, l’assegnazione dell’incentivo e l’effettiva erogazione. Ci aspettiamo che l’Agenzia ICE metta a punto format innovativi, tarati sulle micro e piccole imprese, per rispondere in modo flessibile e celere alle novità del mercato”.

L’impegno per sostenere le aziende

Per un reale rilancio dell’economia, così come emerge dalle affermazioni di Confartigianato, per le imprese di tutti i settori serve un accesso facile a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e ai progetti di innovazione digitale e tecnologica, di transizione ecologica e di internazionalizzazione. Il che significa che è indispensabile anche intervenire affinché siano rafforzati gli strumenti per favorire la creazione e la trasmissione delle imprese, che siano semplificati tempi e modalità per accedere agli incentivi e potenziati gli strumenti finanziari necessari agli imprenditori per consolidare le proprie attività.

Sono più di 220mila le imprese artigiane attive nell’economia circolare tra riparazione, manutenzione, riuso e recupero di prodotti e materiali

“Abbiamo bisogno di interventi mirati ai settori più innovativi – conclude Granelli – ma servono anche progetti di valorizzazione dei comparti forti del nostro manifatturiero tradizionale. Per difendere e promuovere i nostri prodotti, occorre anche un impegno deciso contro la contraffazione, soprattutto nei settori della moda e dell’agroalimentare, puntando sulla tracciabilità delle fasi di produzione, il riconoscimento dell’indicazione geografica per i prodotti non food, il rafforzamento degli strumenti di garanzia della qualità come marchi e brevetti e certificazioni accreditate”.


SPAZIO AI GIOVANI E ALLE DONNE IMPRENDITRICI

Sono 535mila gli imprenditori artigiani under 40 che si adoperano per costruire il futuro della piccola impresa italiana attraverso azioni che uniscano istruzione, formazione, informazione e mercato del lavoro. Per i Giovani imprenditori di Confartigianato, movimento attivo in tutta Italia presieduto da Davide Peli, è fondamentale collaborare con la scuola e coinvolgere i giovani, i docenti, le famiglie, le aziende. Particolare attenzione è inoltre riservata alle opportunità da cogliere grazie all’evoluzione tecnologica e al possibile posizionamento che le nuove generazioni potranno conquistare attraverso l’innovazione. Oltre alla valorizzazione delle competenze dei giovani e alla creazione di nuove opportunità per il loro futuro, Confartigianato punta allo sviluppo dell’imprenditorialità femminile. Dal 1994 è attivo a livello nazionale il movimento Donne Impresa, presieduto oggi da Daniela Biolatto con l’obiettivo di dare voce alle istanze e alle potenzialità di 361mila aziende. Le attività di Donne Impresa intendono favorire la rappresentanza femminile nelle sedi decisionali e costruire un sistema di welfare che sostenga le donne in un percorso di crescita professionale attraverso cui fornire il proprio contributo al rilancio del paese.