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Aziende italiane e innovazione digitale: un rapporto che non decolla

L’81% delle imprese del nostro Paese investe solo fino al 10% del fatturato per la digitalizzazione. Tra le cause volatilità, instabilità economica e assenza di infrastrutture adeguate. La ricerca di The European house - Ambrosetti e Workday individua le strategie di sviluppo per le organizzazioni che vogliono sfruttare le potenzialità della trasformazione digital

Le aziende italiane hanno ancora un approccio troppo timido al digitale, perdendo terreno e opportunità in materia di innovazione e sviluppo. La trasformazione digitale continua a dominare il dibattito pubblico eppure nella nuova ricerca realizzata da The European House - Ambrosetti e Workday intitolata “Innovazione e nuovi modelli organizzativi: obiettivi e sfide per i CFO”, si evidenzia come più di metà delle imprese italiane (65%) investe meno del 10% del proprio fatturato complessivo per la digitalizzazione. In particolare analizzando le cifre si evince che il 51% delle aziende investe una cifra minore di 500.000 euro in interventi verso la modernizzazione digitale. Ancora troppo poco per quello che è uno dei principali pilastri del Pnrr, oltre che un obiettivo imprescindibile per la competitività sul mercato internazionale. Tra le cause imputabili vi sono volatilità, instabilità economica ma soprattutto l’assenza di infrastrutture adeguate. Ma, come spiega Corrado Panzeri partner di The European House Ambrosetti e responsabile dell’Innovation and Technology Hub, “La diffusione della digitalizzazione richiede un’evoluzione in parallelo delle tecnologie, dei modelli organizzativi e del capitale umano per valorizzare appieno gli investimenti che le aziende stanno facendo e per trasferire i benefici dell’innovazione sia agli utenti finali sia al personale delle imprese”. Questo perché, prosegue Panzeri, abbracciare il digitale non significa solamente adottare nuovi strumenti tecnologici quanto piuttosto dare a cittadini, ecosistemi business e pubblica amministrazione la possibilità “di fruire di servizi innovativi, di vivere nuove esperienze, di poter accedere a grandi quantità di contenuti creando opportunità di contatto impensabili fino a qualche anno fa”. Restano però dei nodi da sciogliere per poter raggiungere questi obiettivi. Più della metà degli intervistati indica, infatti, che il ritardo nell’innovazione digitale sia dovuto alla cultura aziendale (52%) e alla carenza di competenze (48%). A queste si aggiungono le incertezze sul ritorno degli investimenti (32%), la mancanza di investimenti (30%) e le difficoltà legate all'indisponibilità dei fornitori (17%).

Le tecnologie del futuro iniziano oggi


La ricerca di The European House-Ambrosetti sottolinea anche che non ci sono aziende in Italia che non hanno fatto nemmeno un intervento digitale. Questo evdienzia come il tentativo di propendere verso la transizione digitale sia effettivamente penetrato nel tessuto produttivo italiano, ma manchino ancora programmi strutturali in grado di dare ampio respiro ai programmi di innovazione delle aziende. Ad oggi nel mondo imprenditoriale italiano la tecnologia che la fa da padrona è il cloud: l’82% delle aziende italiane ha adottato soluzioni di cloud computing per facilitare e ottimizzare il proprio business come soluzioni di human e financial management. “Le moderne soluzioni cloud richiedono un approccio completamente diverso rispetto al passato - evidenzia Andrea Cissello, Interim country manager per l’Italia di Workday -. Le aziende italiane necessitano di tecnologie agili che permettono di scalare facilmente e fare fronte a scenari di mercato mutevoli ma senza perdere focus sull’innovazione continua che il cloud offre”. Oltre alle soluzioni di cloud computing le tecnologie più utilizzate dalle imprese italiane sono: Business Application (62%), Cybersecurity (53%), Big Data e Intelligenza Artificiale (46%), Internet delle cose (38%), Robotica e Automazione (36%), Calcolo ad alte prestazioni (11%). Nella survey si ribadisce l'importanza di avere dati e modelli accurati per valutare gli investimenti in tecnologie digitali necessari per la trasformazione dei modelli di business e l'innovazione dei processi aziendali. La ricerca poi pone l’accento sull’importanza della collaborazione tra il comparto finance e quello deputato alle funzioni informatiche all'interno delle aziende (IT). Questa sinergia è centrale al funzionamento della società perché permette di superare vari ostacoli legati alla reperibilità, alla fruibilità e al successivo utilizzo dei dati. Il principale rischio è quello legato alla data governance. Spesso nelle grandi organizzazioni attacchi informatici o altri rischi legati alla cybersecurity mettono in pericolo dati molto importanti, se non adeguatamente protetti con infrastrutture all’avanguardia e personale in grado di gestirle.


I 7 pilastri delle aziende del futuro

 
In conclusione lo studio cita 7 driver di sviluppo per le strategie di innovazione digitale. In prima istanza occorre stabilire il modello di business aziendale in coerenza con l’ecosistema esterno, valutando attentamente gli schemi da adottare con partner o competitor. Superare i retaggi del passato è un passo fondamentale per proiettarsi nel futuro: per questo nelle aziende digitali sarà cruciale coinvolgere attivamente la funzione finance nella formulazione della strategia aziendale, ampliando progressivamente il ruolo ricoperto fino ad oggi. Inoltre è necessario affiancare alla tradizionale creazione del valore nuovi modelli di sviluppo, che tengano conto, parallelamente alla dimensione economica, della sostenibilità sociale e ambientale. Punto centrale poi è la diffusione della cultura del rischio, promuovendo la condivisione dei modelli e delle metriche di monitoraggio e favorendo la diffusione a tutte le strutture della capacità di identificare gli eventi aleatori che possono minare la sopravvivenza aziendale. Nelle aziende 4.0 poi sarà importante valorizzare al massimo il capitale umano a disposizione, la sfera sociale non sarà più subalterna a quella economica, ma deve essere a tutti gli effetti una priorità, creando team motivati e orientati al conseguimento dei target di performance definiti. La valorizzazione dei dipendenti è funzionale anche a una ibridazione e a uno scambio di idee necessario per la creazione di nuove competenze, terreno fertile su cui far crescere una squadra che sappia lavorare in gruppo. In conclusione per guardare a un futuro digitale prolifico non si potrà prescindere dalla tecnologia. Ma occorre adottare le architetture applicative più idonee in relazione al modello di business che l’azienda persegue, privilegiando le soluzioni che offrono maggior grado di libertà e garantiscono i livelli di flessibilità più elevati per fronteggiare le nuove sfide poste dai mercati e per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei consumatori.


Niccolò Pescali