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Vinitaly, tutti i numeri del rilancio del settore

La produzione vitivinicola italiana resiste agli scossoni dei mercati globali registrando trend confortanti in vista del futuro. A Vinitaly si racconta il mondo del vino italiano tra mercato, tradizione, turismo e innovazione

Vinitaly è tornato allo splendore di un tempo. La 55esima edizione della più grande esposizione di vino italiano, si svolge come di consuetudine nel polo fieristico di Verona, richiama centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo e ha ripreso tono dopo gli anni difficili della pandemia. Importanti i numeri che accompagnano l’edizione 2023: presenti, sotto i padiglioni della fiera scaligera, oltre 4mila aziende da tutta Italia e da più di 30 nazioni e oltre mille top buyer da 68 paesi selezionati, in rialzo del 43%. L’anno passato si è concluso con un’impennata per quanto riguarda le esportazioni, che raggiungono la ragguardevole quota di 7,87 miliardi di euro, leggermente sotto le aspettative, ma facendo comunque registrare una crescita importante, pari a ben il 9,8% sull’anno precedente.

Italia campione nell’export


L’industria vinicola del Belpaese vale 31,3 miliardi di euro, impegna 530 mila aziende con circa 870 mila addetti e la fa da padrona nella speciale classifica relativa alla bilancia commerciale del made in Italy. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia il vino italiano rappresenta il campione dell’export made in Italy delle 4A (Abbigliamento, Alimentare, Arredamento, Automazione), con una bilancia commerciale in attivo di 7,4 miliardi di euro. Ancora lontana, con i suoi 12,5 miliardi di euro, la Francia, ma la forbice tra i due paesi si assottiglia, mentre la distanza dalla Spagna, la principale inseguitrice italiana, si amplia ulteriormente. Ciò che più differenzia il mercato d’oltralpe da quello italiano è il prezzo di vendita al dettaglio: il gap rispetto al nostro Paese è ancora ampio, con un differenziale tra il prezzo medio all’estero dei vini fermi imbottigliati italiani più basso del 40% rispetto ai francesi. Grazie a strutturali interventi sulla qualità del prodotto, però, il prezzo medio dell’export del vino italiano è aumentato di oltre il 60% sul vino spagnolo e del 39% sul vino cileno. In generale, è bene ricordare che a livello di mercato il vino italiano sta resistendo meglio, da anni, alla crisi del settore e le vendite dei vini francesi sono calate maggiormente rispetto a quelle nostrane, che crescono di oltre l’80% in grandi mercati come Asia e Nord America (dati Unicredit-Nomisma). In particolare si registrano ottime prestazioni nelle vendite negli Stati Uniti, primo mercato di esportazione del vino italiano che segna un +8,3% nel 2022, oltre che in Germania, solido punto di riferimento nell'Unione Europea per il vino made in Italy, che sale del 5,4% e nel Regno Unito, che sfiora il record storico di importazione di vino italiano con 811 milioni di euro di prodotto importato, +9,4% rispetto al 2021, superando le cifre di buona parte degli anni pre-Brexit (dati Istat).


Vino e turismo vanno a braccetto

Parallelamente alla vendita del prodotto in sé, il turismo del vino accelera, moltiplicando offerte ed esperienze, diventando una realtà d’eccellenza, trainante nel settore. A Vinitaly è stata presentata un’ampia indagine sul turismo enologico in Italia: 265 cantine e 145 comuni di distretti enologici, che fotografano un comparto in espansione, con grandi potenzialità ancora inespresse. L’associazione il Movimento del Turismo del Vino, la prima sull’enoturismo, insieme a Città del Vino, Donne del Vino e La Puglia in Più, mostra i risultati di 30 anni di lavoro raccolti dall'indagine di Nomisma - Wine Monitor. L'enoturismo porta con sè numeri ragguardevoli, basti pensare che vale complessivamente 2,5 miliardi di euro l'anno e sono circa 14 milioni i turisti legati al settore, solo nell’estate del 2022 il 39% degli italiani ha scelto mete di turismo enogastronomico e ha speso un terzo del suo budget in prodotti tipici, principalmente vino (dati Unwto). Solo per la prossima vendemmia, come ricordato dal ministro del Turismo Daniela Santanchè a Vinitaly, sono previsti 10 milioni di arrivi nelle cantine italiane durante la vendemmia. Le strutture negli ultimi tempi hanno duplicato o triplicato i loro posti e stanno continuando su questa strada. Molte aziende vitivinicole però sono lontane dai principali itinerari turistici (44%) e necessitano di un’impalcatura istituzionale che le supporti e le metta in rete: a questo proposito nella legge di bilancio è stato istituito un fondo di 21 milioni di euro. La maggior parte delle cantine italiane infatti sono di tipo familiare (39%), seguono quelle con rilevanza storica o architettonica (14%), mentre le imprese con marchio famoso o storico sono solo il 12% del totale. Il Rapporto Nomisma evidenzia l’importanza della creazione di una rete di piccole e medie aziende vinicole, così come fondamentale dovrebbe essere il potenziamento degli uffici locali di informazione turistica, attraverso personale e comunicazione all’avanguardia.

L’inflazione frena la distribuzione nella Gdo


In una delle tavole rotonde organizzate nell’ambito di Vinitaly è stata trattata l’annosa questione del rallentamento delle vendite nella grande distribuzione organizzata, provocato dall’inflazione. Da quanto emerge dalla ricerca di CircanaRicerca Circana per Vinitaly”, organizzata da Veronafiere, nel primo trimestre 2023 le vendite di vino nella Gdo sono calate a volume del 6,2%, quelle delle bollicine dello 0,5%, mentre nel 2022 le vendite di vino erano scese del 5,4% e quelle delle bollicine del 5,0%. Questo fenomeno è dovuto all’impennata dei prezzi conseguente alle tensioni inflazionistiche, basti pensare che nel primo trimestre del 2023 l’aumento dei prezzi è stato +7,0% per il vino e +6,6% per le bollicine. Questo calo rimane da monitorare, secondo gli analisti, ma non preoccupa perché i segnali di rientro del fenomeno inflattivo dovrebbero segnare un trend positivo che in poco farebbe stabilizzare la situazione, soprattutto se venisse ristabilita la quota di bottiglie in promozione, fondamentali nella Gdo, che sono diminuite di 17 milioni di litri, per un valore di 40 milioni di euro, rispetto al 2021. Il ritorno alla socialità post-Covid e l’attenuazione del rialzo dei prezzi dovuti a inflazione e shock energetici dovrebbero dare tregua al mercato del vino, secondo gli esperti di Circana. Non tutti i vini infine hanno sofferto allo stesso modo le difficoltà del mercato: Ribolla, Muller Thurgau e Vermentino riescono addirittura a registrare una crescita sul 10% e oltre. Bene il Prosecco, che rimane il re indiscusso con 46 milioni di litri venduti, ottime prestazioni di vendita anche per Chianti e Lambrusco, rispettivamente 17 e 16 milioni di litri venduti.